Riccardo Romano

L'ASSUNTO DI BASE DI OMERTA'

Il lavoro vuole recuperare e valorizzare il modello degli Assunti di Base, proposto da Bion, quale strumento di osservazione e interpretazione nel piccolo gruppo psicoanalitico. Infatti si ha l'impressione che la ricerca sui gruppi stia trascurando il modello degli Assunti di Base, perchè l'uso interpretativo che se ne fa pare sempre più schematico e restrittivo, rinunciando di fatto all'ampliamento di tale modello con il reperimento di altri Assunti di Base. Infatti non si può esaurire nei tre Assunti proposti da Bion la potenzialità implicita in quel modello, che prevede che si possano evidenziare nell’esperienza di qualsiasi piccolo gruppo, dei comportamenti come se, assimilabili ad assunti a-priori privi di pensiero; o ad una mentalità basilare e irrazionale. Fenomeni che sono stati interpretati in modo non costante ed univoco dallo stesso Bion e dalla letteratura scientifica successiva. Infatti gli Assunti di Base sono stati associati ora a spinte pulsionali del gruppo; ora a ripetizioni transferali; ora a meccanismi inconsci di difesa dall'angoscia del gruppo e dei singoli partecipanti. Questi comportamenti intralciano il gruppo di lavoro, sia che lo si intenda come organizzazione razionale del gruppo operativo, sia che lo si intenda come attività mentale conoscitiva del gruppo. Tuttavia essi sono, come accade per l'analisi individuale, dei preziosi strumenti di conoscenza dei motivi inconsci della sofferenza del gruppo, che rendono possibile la pensabilità a partire dall'interpretazione e quindi facilitano l'esercizio e l'esperienza della trasformazione, mettendo in relazione costante gli affetti e il pensiero: ponte assolutamente necessario, senza il quale ogni interpretazione è resa impossibile o inopportuna ed in fin dei conti inconcludente al fine della trasformazione terapeutica. D'altra parte credo sia necessario per gli analisti di gruppo ricordare l'affermazione di Bion che ci richiama al nostro metodo specifico, che "molte sono le tecniche usate normalmente per studiare la funzione del gruppo di lavoro. Per studiare i fenomeni degli assunti di base ritengo essenziale la psicoanalisi" E poichè le funzioni del gruppo di lavoro, comunque lo si intenda, sono sempre pervase dai fenomeni degli assunti di base, che comunque siano considerati sono sempre dei fenomeni irrazionali e inconsci, è chiaro che le tecniche che non li tengano presenti daranno erronee impressioni sulle suddette funzioni. Per questi motivi voglio proporre un nuovo assunto di base derivante da osservazioni cliniche. A questo ho dato il nome di Assunto di Omertà.

Desidero fare due premesse: la prima è che devo dare per scontata la conoscenza del modello degli Assunti di Base di Bion in tutti i risvolti, specificazioni e conseguenze teoriche e tecniche; per cui non mi soffermerò a descriverlo; la seconda è che nello studiare e poi descrivere questo assunto di base ho avuto in mente come riferimento sempre e soltanto le esperienze cliniche di gruppo, e non le situazioni sociali. Soltanto alla fine mi sono reso conto che queste riflessioni potevano essere riferite anche alla società, per questo ho scelto significativamente alcuni termini allusivi di situazioni sociali, tuttavia vorrei cosigliare di seguire il mio discorso avendo in mente esclusivamente situazioni cliniche soprattutto di gruppo ma anche individuali.

L'assunto di base di omertà si evidenzia quando il gruppo funziona come se ci si riunisse allo scopo di mantenere un segreto, il gruppo esiste in quanto si ritiene che esista un segreto da mantenere.

Non che ci sia un segreto, o meglio non si sa con certezza se c'è un segreto, ma in tutti c'è la convinzione che ci debba essere, visto l'andamento della dinamica del gruppo. Perciò questo assunto non si riferisce al comportamento del gruppo in riferimento ad un oggetto segreto, ma è una condizione emotiva, uno stato d'animo diffuso che non ha a che fare con l'esistenza di un oggetto segreto preciso. Infatti l'oggetto cui si riferisce il segreto può essere dei più vari e mai certo, ma sempre vago, sfumato. Non è un comportamento adeguato alla volontà o scelta o neccessità di salvaguardare o nascondere qualcosa, in quanto come per ogni altro assunto di base la motivazione è inconscia: il segreto è scisso dalla coscienza. L'espressione o manifestazione dell'assunto di omertà nel gruppo è quella del non dire, non necessariamente nel senso del silenzio, anzi alle volte si realizza con un gran parlare, ma non dire nel senso di censurare, sorvolare, evitare, non raccontare, non denunciare, non testimoniare; con quel comunicare che dà a chi ascolta l'impressione che si sta parlando d'altro. L'assunto di omertà è intriso di relazioni transferali e controtransferali tra il conduttore e il gruppo. Di solito, nel suo manifestarsi, l'omertà si applica ai comportamenti o azioni aggressive o trasgressive del singolo, di una coppia o di tutto il gruppo. Non c'è richiesta di collusione, perchè la collusione è legge in un gruppo in Assunto di Omertà; anzi è redarguito e attaccato e punito chi non accetta la collusione complice. Ad esempio la richiesta o l'azione proditoria del membro che stabilisce un rapporto individuale con il conduttore, non deve essere denunciata, nè interpretata, nè attaccata dal gruppo; lo stesso comportamento che in un Assunto di Base diverso avrebbe prodotto la ribellione del gruppo. Tutte quelle azioni trasgressive del singolo (assenze, non pagamento, acting come alzarsi o uscire dalla stanza), oppure le trasgressioni di una coppia di partecipanti (vedersi fuori, stabilire una relazione extra gruppo) sono coperte dall'omertà. Così pure le trasgressioni di tutto il gruppo (nessuno paga, nessuno è presente, parlare o vedersi tutti al di fuori del gruppo.). L'Assunto di Omertà non si manifesta soltanto in relazione ai comportamenti trasgressivi, ma anche in altre circostanze delicate della vita del gruppo come l'uscita di un membro o l'ingresso di uno nuovo. Quando va via un membro in assunto di omertà l'atteggiamento superficiale che circola nel gruppo è che la persona è scomparsa non si sa perchè. Mentre in effetti il gruppo ritiene che qualcuno (compreso il conduttore) del gruppo lo abbia eliminato. Il comportamento corrispondente è il non parlarne, perchè chi parla dell'uscita del membro è considerato dal gruppo il colpevole e quindi equivarrebbe ad una confessione, che è paragonabile ad un peccato mortale. Quando entra un nuovo membro il sentimento prevalente è il sospetto, poichè mentre nel gruppo in cui prevale un altro assunto, il nuovo membro può essere considerato il messia o il salvatore o il diavolo distruttore, il gruppo in assunto di omertà lo considera semplicemente una spia. Pertanto l'iniziazione è di tipo sadico enigmatica, cioè tu non sei dei nostri perchè non sai, se vuoi essere riconosciuto devi indovinare senza cercare, nè affermare ma alludendo. Perciò i discorsi sono allusivi, proverbiali, enigmatici, ermetici, criptici, alle volte persino criptofasici con una scissione evidente tra significato e significante. Questo stesso comportamento il gruppo in assunto di omertà lo ha nei confronti dei membri che sono mancati per qualche tempo e poi rientrano, questi subiscono un processo di riconoscimento e di verifica della loro omertà.

Essendo ogni assunto di base preposto a negare il progresso, l'evoluzione, la trasformazione, non è ammesso pentimento nè riparazione. Se un membro ha tradito la legge dell'omertà deve essere ucciso, eliminato. Bisogna tenere presente che l'omertà non è contro il gruppo, ma è un modo patologico di difendere il gruppo; non è un attacco al contenitore ma un modo perverso di preservarlo; infatti uno dei bisogni nascosti più forti, coperto dall'omertà è il bisogno narcisistico, l'interesse individuale che se dovesse prevalere sfascerebbe il gruppo. Per quanto detto e cioè che la condizione di assunto di omertà è quella di celare qualcosa anche se non si sa che cosa, il leader del gruppo di omertà esiste ma deve restare nascosto e se si dovesse manifestare (come quando qualcuno zittisce un altro membro che veniva meno alla legge dell'omertà) dovrà essere subito eliminato perchè è venuta meno la condizione fondamentale dell'assunto di omertà che è il non mostrare. Il leader del gruppo di omertà può essere messo in relazione alla figura dell'assassino che ho descritto in un altro lavoro; con la differenza che l'assassino in un gruppo di dipendenza è l'antileader con una caratterizzazione di contrasto perchè la cultura del gruppo è diversa, nel caso dell'assunto di omertà il leader, anche se ha le stesse caratteristiche che ha l'assassino in altri Assunti di Base, non è in contrasto con il gruppo anzi incarna la cultura predominante purchè rimanga celato. Ma soprattutto non possono essere palesi i leaders dei gruppi di lavoro specializzati che si possono organizzare nel gruppo in cui prevale l'assunto di omertà, come dirò più avanti.

Come è nella natura di ogni assunto di base, l'omertà può persistere come modalità di essere del gruppo più o meno a lungo. Ho potuto osservare che un gruppo entra in assunto di omertà nei momenti di passaggio, di crisi di un assunto di base forte, senza che sia emerso un altro assunto; e soprattutto quando si indeboliscono o entrano in crisi o non si sono ancora stabilizzati i gruppi di lavoro specializzati che sono in relazione dinamica con quell'assunto. Probabilmente i gruppi di lavoro specializzati hanno il compito non soltanto di soddisfare i bisogni dell'assunto di base senza intralciare il gruppo di lavoro, ma anche quello di rendere possibile il superamento o la messa in ombra di quell'assunto e quindi di dinamizzare il gruppo. Se ciò non si realizza: o persiste coattivamente quel tipo di vissuto che si cristallizza, o si istaura l'assunto di omertà. E' come se si realizzasse una soluzione aberrante del gruppo che piuttosto che costruire un gruppo di lavoro specializzato corrispondente all'assunto, struttura e assorbe un gruppo di lavoro specializzato estraneo ma che è in relazione all'assunto di omertà. Il motivo di questa aberrazione è dato dalla natura dell'angoscia che invade il gruppo in conseguenza del fallimento di un assunto. Ad esempio un gruppo che funziona secondo l'assunto di dipendenza in modo persistente, che non ha organizzato nessuna Chiesa e che in seguito alla delusione della dipendenza cerca un'altra modalità di essere rassicurato, può instaurare un assunto di omertà che potrà organizzarsi in un gruppo di lavoro specializzato di Mafia. Cosi come un gruppo in assunto di attacco-fuga che non ha organizzato un Esercito come gruppo di lavoro specializzato, può instaurare un assunto di omertà che potrà organizzarsi in un gruppo di lavoro specializzato di Servizi Segreti o di un esercito nascosto (Gladio); così pure un gruppo in assunto di accoppiamento che non abbia sviluppato nessuna Aristocrazia, entrando in crisi, può organizzare un assunto di omertà e strutturare un gruppo di lavoro specializzato di Massoneria o Loggia Segreta. Tuttavia si rivela impossibile dare una descrizione razionale dettagliata e classificatoria e differenziale, perchè più si vuole analizzare specificando qualcosa (la qualità diversa dell'emozione di cui parla Bion) e più ci si accorge che le cose si confondono e si rimandano tra di loro; e questo per la natura inconscia e irrazionale dell'assunto di base. Ad esempio i gruppi di lavoro specializzati dell'assunto di omertà sembrano fallire nella difesa del gruppo di lavoro rispetto a quello che riescono a fare i gruppi di lavoro specializzati degli altri assunti di base: anzi sembra che si capovolgano i risultati, ma è soltanto una strategia simmetricamente antitetica: la Mafia rassicura i suoi figli dell'odio e non dell'amore del capo. I Servizi Segreti non si sacrificano come l'Esercito per tenere lontana la distruzione dal resto della popolazione, al contrario portano la distruzione proprio all'interno della popolazione come le stragi. La Massoneria, pur predicando la fratellanza non si sacrifica come l'Aristocrazia per mantenere la speranza di un messia democratico (uguale a tutti). Un meccanismo che spesso è messo in atto dall'assunto di omertà è l'isolamento, tendente a facilitare la rimozione ed impedire l'associazione e il pensiero creativo, cioè la costruzione di relazioni significative tra esperienze affettive diverse.

Un gruppo terapeutico condotto da me, stava attraversando l’esperienza di un membro scomparso senza dare notizie. All'inizio di una seduta sono presenti cinque partecipanti su otto(compreso lo scomparso); subito Enza mi chiede se avevo telefonato a Carlo come aveva deciso il gruppo, mancando ormai da cinque sedute senza dare notizie. Rispondo di no perchè in seguito il gruppo aveva capito che sarebbe stata una reazione impulsiva e che si avvertiva la necessità di parlarne ancora. In effetti si era manifestata una esigenza propria del gruppo di lavoro, di conoscere la verità indagando sull’accaduto e perciò chiedendo all’analista conduttore di cercare lo scomparso per ricavarne delle informazioni. Tuttavia avevo percepito che c’era una forte resistenza inespressa nei confronti di questa modalità operativa razionale e ritenni che valesse la pena di attendere perchè emergesse più chiaramente dalla dinamica del gruppo. Arrivano due partecipanti in ritardo. Subito Fabio si scusa per la sua assenza alla seduta precedente in quanto era dovuto andare dal magistrato per essere interrogato circa la morte di una sua paziente dopo un'operazione. Rievoca il suo stato d'animo dopo quell'evento come il più disperato della sua vita; tornando a casa gli pareva di aver perso tutto: la sua professione, il senso della vita, i suoi oggetti, la sua stessa casa, vedeva le pareti scomparire, finchè non gli dissero che la paziente non era morta ma in rianimazione in stato di coma. Nei giorni seguenti man mano l'angoscia si attenuò finchè la dimenticò del tutto, perchè nel frattempo era sempre più occupato dal fastidio per il rapporto con la sua compagna dalla quale tentava di staccarsi e preso dal desiderio per un’altra donna. Ed anche quando gli dissero che la paziente era morta e il magistrato lo chiamò per le indagini penali, pensò alla sua difesa e non più che una giovane donna era morta. Enza parla di un suo distacco affettivo a proposito di una paziente suicida sballottata da un Servizio all'altro. Anna racconta un sogno in cui è un'astronauta che vede la Terra precipitare e scomparire, poi parla della sua insofferenza per i suoi pazienti tossicodipendenti che le fanno vivere fallimento e delusione. A questo punto l'altro ritardatario, Mario dice "scusate volevo sapere se era stata fatta la telefonata a Carlo". Enza con tono arrabbiato fa una filippica contro Carlo, allora Mario insiste "ma io volevo sapere se era stato contattato". Anna riprende ad attaccare Carlo e allora Mario "ma cosa sta succedendo, non si può avere una risposta circa un fatto circoscritto?". Tina che era presente sin dall'inizio, con tono insofferente: "E' vero non si può sapere e non si capisce il perchè". Elisa: "non mi piace quello che sta succedendo". Durante la seduta risulta evidente un conflitto tra quanti(gruppo di lavoro) insistono perchè si sappia(Mario, Enza, Anna), e quanti(gruppo di omertà) vogliono evitare di sapere(Fabio, Elisa, Tina, Dora). Il gruppo di lavoro, che si può quì rappresentare come Magistratura Inquirente, si spacca facilmente; sia perchè si fa sedurre dalla distrazione proposta da Fabio, sia perchè rivela una componente interessata a mettersi in Assunto di Attacco-Fuga per contrastare i propri fantasmi persecutori(Enza, Anna) Intervengo, nel tentativo di mettere in relazione significativa i due vissuti: quello che si vuole rimuovere della scomparsa di Carlo, e quello reattivo ad una delusione con un distacco affettivo, dicendo che "una parte del gruppo reagisce perchè non vuole che si parli delle emozioni legate al caso di Carlo e ..." stavo per completare l'interpretazione dell'assunto di omertà, ma mi interrompe Elisa, smascherandosi così come leader di un sottogruppo omertoso, per dire "ma è anche vero che c'è chi vuole impedire che si parli dell'angoscia di fallimento e di morte con la quale mi stavo sintonizzando per i discorsi degli altri, prima che ci fosse l'interruzione di Mario". "Infatti- continuo io- c'è un'altra parte del gruppo che usando lo stesso metodo, sino a negare ciò che sa ( il riferimento è a Tina che si rivela leader di un'altra banda omertosa) vuole impedire che si scoprano le angosce di cui parla Elisa; perciò il gruppo funziona apparentemente scisso, ma di fatto unito nell'intenzione di evitare che si creino collegamenti emotivamente significativi tra due angosce, ambedue presenti nel gruppo". Elisa "ma come si fa a parlare contemporaneamente di due cose diverse?". Dora "non posso pensare insieme alla morte di una persona cara e al fallimento di una speranza, e non posso avere insieme il pensiero e l'emozione, perchè la mia mente non può contenere e si lacera". Il gruppo di omertà utilizza diversi meccanismi psichici: soprattutto l'isolamento(Elisa, Dora), ma anche lo spostamento(Fabio) e la negazione(Tina). L'utilizzo dei meccanismi è inconscio, pertanto l'organizzazione è irrazionale e immediata. Ciò vuol dire che i sottogruppi spontanei sono destinati a non potersi alleare, non potendo riconoscersi. Tranne quando la dinamica conflittuale tra il gruppo di lavoro e il gruppo di omertà riesce a produrre dei gruppi di lavoro specializzati come la Mafia. Ma non è il caso di questo gruppo in questa seduta. Il vero leader del gruppo di omertà in questa seduta è Tina, la quale apparentemente si allea con il gruppo di lavoro(Mario) denunciando un presunto complotto omertoso. In realtà era del tutto consapevole, essendo stata presente all’inizio della seduta e conoscendo le informazioni che avevo dato, che non esisteva nessun complotto. In effetti sferrava un subdolo attacco a me facendomi apparire come colui che impediva che si sapesse. Da quel momento tuttavia il gruppo riesce ad attraversare la depersonalizzazione, a tentare collegamenti tra i fatti, le rappresentazioni, gli affetti isolati, a scoprire che non sono così distanti e far emergere vissuti collegati alla dipendenza, al fallimento, alla perdita, al distacco affettivo, all'angoscia di morte. Infatti gli affetti collegati all'omertà, nel senso di vissuti che sono controllati dall'assunto, sono: la delusione, la paura, la diffidenza, il sospetto, la disperazione, la distruttività. Ma sono presenti anche altre condizioni affettive che possono essere descritte in modo più chiaro riferendosi a dei miti ed in particolare a quelli proposti da Corrao nell'intervista riportata in "Il maestro e i porcospini": I miti di Ciclope, di Persefòne, di Empedocle. "Il mito del Ciclope va inteso come raffigurazione della ciclopsia, cioè della propensione ad usare uno sguardo circolare motivato da preoccupazioni ispettive, investigative, inquisitorie, sostenute da esigenze di difesa, da diffidenza o atteggiamenti di sospetto. Lo sguardo sospettoso richiama lo stile paranoico della relazione con l'altro che anima fantasie di persecuzione o di intrusione".(ivi,16) E' interessante notare che la ciclopsia è panottica e a doppio senso, cioè vedere tutto e tutti e allo stesso tempo essere osservati da tutto e tutti; questo significa che quando emerge questa modalità difensiva dell'assunto di omertà, è coinvolto anche il conduttore, divenendo il gruppo uno spazio circolare unico, uniformemente illuminato, senza punti in ombra da cui osservare senza essere osservati. Sono caratteristiche le fantasie o sogni di essere invisibili tra gli altri, o le fantasie di costruzione di spazi di clausura da difendere strenuamente. Un partecipante racconta di avere una zia monaca di clausura, e solo a lui da piccolo era permesso entrare in clausura e osservare da dietro le grate le funzioni che si svolgevano in chiesa senza essere visto. Un altro allora scherzando gli dice di avere conosciuto sua zia in clausura, perchè una volta ha accompagnato un architetto che camminando con il naso in sù per ammirare tutta la chiesa si era infilato oltre la sagrestia e stava per oltrepassare la clausura, ma una suora si pose con le braccia aperte ad impedirgli di oltrepassare. E l'altro irrazionalmente a dire in modo serio e preoccupato: "no! non può essere". Lo stesso che qualche settimana più tardi porta al gruppo un sogno in cui si trova in una sagrestia a cercare di nascosto qualcosa, è con la moglie; ad un tratto irrompe un essere morto che aderisce appiccicosamente prima alla moglie poi a lui e che si può staccare soltanto gettandolo su un altro. Sogno che gli consente nel gruppo di capire il suo meccanismo patologico di voler risolvere la delusione della dipendenza infelice cercando di realizzare l'indipendenza di nascosto, segretamente, furtivamente; ma allora la dipendenza diventa adesività, fusionalità mortifera. "Questo ciclope panopticon, figura mitica dell'essere osservati e dell'essere diffidenti è un tratto culturale profondo, direi il disegno continuo di una vera e propria liturgia spionistica che vetrifica e rende immobile la realtà. La tendenza alla trasgressione, la spinta al sotterfugio, e il gioco della violenza attivata e proiettata con la diffidenza e il sospetto inducono una difficoltà di aggregazione, difficoltà di condividere progetti comuni, uno sfondo continuo di incredulità riguardo al progettare, una lesione della dimensione del futuro anche il più immediato"(ivi18). Infatti l'attacco del gruppo al conduttore si manifesta come fantasia di accecamento e si realizza con l'omertà con cui si sottrae qualcosa alla conoscenza dell'analista; ma non si sa, non si deve sapere, tutti hanno il sospetto che si stia per attaccare il conduttore; ma non è certo e tutti aspettano guardandosi reciprocamente. "Un altro mito è quello di Persefòne (colei che porta o conferma la distruzione) la dea figlia di Dèmetra rapita da Ade, la signora del mondo sotterraneo che abita le viscere della terra"(ivi,16). La criptomania come scelta di vita. Infatti il mito ha questa doppia faccia: da una parte Persefòne-Core è in relazione alla madre(cui è associata nei misteri eleusini e con la quale vive nell'Olimpo per otto mesi l'anno) e cioè alla fertilità e alla vita, dall'altra è in relazione al marito Ades e cioè alla distruzione e alla morte con il quale vive nell'E'rebo per i quattro mesi dell’inverno. Elemento comune è il sottosuolo, infatti la terra contiene i morti ma anche i semi di grano. Quando prende il sopravvento questo aspetto dell'assunto di omertà, lo spazio vero del gruppo diventa il sottosuolo, l’E’rebo: lo spazio tenebroso nell’interno della terra, lo spazio celato, il non visto e il non detto (si pensi ai misteri eleusini). Ma questo mito applicato alla situazione di gruppo ci consente di cogliere un altro aspetto caratteristico dell'assunto di omertà e che cioè la speranza, la rinascita non può essere affidata ad un gruppo di lavoro specializzato alla luce del sole, ma ad una attività nascosta; operare per la rinascita si fa con il complotto, con il mistero, di nascosto, condizione che è la caratteristica dichiarata della Massoneria e di tutte le organizzazioni segrete e cioè di operare per il benessere del gruppo ma segretamente e di nascosto. Questi sono i casi in cui un sottogruppo ad un certo punto viene smascherato di operare separatamente dal resto del gruppo per risolvere un problema di tutti; ma non si sa, non è certo se qualcuno e chi, vuole salvare il gruppo; e bisogna nascondere le buone intenzioni e tenere nascosta la speranza e mostrare semmai una distruttiva vitalità agita. "Il terzo mito è quello di Empedocle, che narra dell'ansia di purificazione del grande filosofo che si credeva un dio e della sua morte volontaria nel cratere dell'Etna per ricongiungersi agli elementi ilozoici della natura, il fuoco, la terra. La sua scomparsa nel cratere è un ritorno al Caos e in tutto il mito vi è una potente raffigurazione del conflitto di due forze onnipotenti: l'amore e l'odio(ivi,17). E' la condizione di fusionalità che si può generare dalla delusione, come un tuffarsi nel Caos un gettarsi nel vulcano pur di riaffermare contro l'evidenza la propria onnipotenza divina; in cui però non si è più capaci di unire e separare costruttivamente, di fecondare con l'accoppiamento; ma di confondere, di mischiare, di generare mostri. E' la condizione del gruppo o di alcuni membri di non saper più rappresentare con la parola la loro delusione; ma fondendosi con essa e incarnandola. Durante una seduta di gruppo, dopo aver ascoltato per parecchio tempo i discorsi che venivano fatti, le mie condizioni mentali e affettive erano pessime, non riuscivo a capire nulla e nemmeno ad avere degli affetti rivelatori tranne una forte nausea che in effetti corrispondeva alla sensazione che il gruppo quella sera non aveva senso nè lo cercava, era un'accozzaglia di parole e di fatti mischiati o scissi incomprensibilmente un miscuglio indigeribile, mi ero rassegnato e mi stavo chiedendo se era il caso che interpretassi e che cosa, quando mi accorsi che una partecipante che era stata insolitamente silenziosa stava piangendo sommessamente, non certo pensai subito per il contenuto dei discorsi, e allora doveva piangere per il gruppo, per le condizioni del gruppo. Questa partecipante assumeva di solito il ruolo di leader del gruppo di dipendenza. Era la mamma rassicurante, premurosa, sollecita nei confronti di ognuno, ma anche attenta ai bisogni del gruppo. Pronta a richiamare alle regole, generosa nell’esporsi agli attacchi contro il gruppo, rappresentava l’unità di intenti nell’amore. Cominciarono allora ad aprirsi nella mia mente degli spiragli. Mi accorsi solo allora della disposizione spaziale dei partecipanti, che era di netta separazione: da una parte i maschi e dall'altra le femmine. Mi resi conto poi che i discorsi erano stati anch'essi nettamente separati: i maschi avevano fatto dei discorsi tra di loro e le femmine ascoltavano o viceversa. Era un continuo parlar d'altro con forte evidente dose di omertà. Il gruppo non era capace di realizzare tra i membri delle relazioni mentali feconde; la partecipante piangente aveva da poco partorito un figlio malato che era morto dopo pochi giorni. Si era fusa con l'assetto mentale del gruppo ed incarnava l'assunto di omertà essendone la leader nascosta, rappresentava l'esempio vivente dell'impossibilità o il fallimento della speranza di una vita felice. E cos'era, se non la rappresentazione più evidente della Mafia? La mamma santissima luttuosa! Quella che esprime con il pianto l'unico destino possibile per i figli: la morte. E' interessante notare la simmetria rispetto alla dipendenza tra il gruppo di lavoro specializzato della Mafia o della famiglia come mafia e il gruppo di lavoro specializzato della Chiesa, o della famiglia come chiesa. In questa esiste una organizzazione che alimenta la fantasia che ci sia un capo, anche se morto, che ama i figli vivi, tutti allo stesso modo; in quella (Mafia) esiste una organizzazione che alimenta la fantasia che ci sia un capo vivo che ama i figli morti nel gruppo, per il gruppo, per mano del gruppo; realizzando la fusione con il capo nella morte. Il leader del gruppo di lavoro specializzato della Mafia non accetta che un figlio (un membro) esca dal gruppo per emanciparsi, perchè sta bene e vuole realizzarsi in modo indipendente; è disposto piuttosto ad ucciderlo che a farlo andar via. Esistono nel culto cattolico della passione di Cristo questi due momenti che si intrecciano: Cristo è l'agnello sacrificale che si immola per amore di tutti, ma anche l'Addolorata che in certi luoghi assume il ruolo di protagonista, che è portatrice segreta del destino luttuoso del figlio sin dalla presentazione al tempio. In alcune località il venerdì santo ci sono due distinte processioni, una con la statua del Cristo morto, l'altra con la statua della Madonna addolorata, che seguono due itinerari diversi e che ad un certo punto si incontrano con grande emozione drammatica. Comunque l'interpretazione che diedi dell'assunto di omertà capeggiato dalla donna piangente consentì al gruppo prendendone coscienza, di muoversi dall'assunto di omertà. Poichè se si parla, il fatto stesso di parlarne, di svelare l'omertà, significa uscire da questo assunto e poter avviare comunicazioni più trasparenti. Un altro motivo valido per riconoscere, individuare ed interpretare l'assunto di omertà, è dato dal fatto che può accadere che il conduttore non individui subito questo assunto decidendo di interpretare altre dinamiche; ma il risultato di qualsiasi interpretazione in un gruppo che si trova in assunto di omertà non riconosciuto è spesso quello di non consentire insight nè trasformazione; perchè il gruppo in assunto di omertà semplicemente non sa se è vero ciò che dice il conduttore. Questo significa che quella che noi chiamiamo resistenza o opposizione a volte è omertà, cioè un modo disperato di difendere l'immobilismo del gruppo nei confronti anche del conduttore. Anche perchè il vero gruppo in queste circostanze è quello che non c'è: il gruppo assente. Anzi, in un recente lavoro formulo l’ipotesi che l’assunto di omertà si instauri in seguito all’accrescersi o gonfiarsi nel gruppo di tutti i gruppi assenti, che se non ricondotti all'interno del gruppo, rendono impossibile ogni dinamica trasformativa, condizione che si esprime con l'assunto di omertà. L'interpretazione dell'assunto di omertà consente anche di trasformare gli affetti e riordinare il tempo. Sappiamo infatti che per Bion un gruppo in assunto di base non considera il tempo, non esiste sequenza temporale. Un effetto che produsse nel gruppo quella mia interpretazione fu che qualche seduta dopo, quella stessa donna portò al gruppo un sogno nel quale suo padre le cadeva morto davanti e lei lo sorreggeva prima prendendo con una mano la sua fronte, frenando così la caduta rovinosa e poi se lo poneva in grembo come la pietà; così fu interpretato dal gruppo. La pietà è un sentimento trasformativo, purchè non sia pietrificante, perchè consente di piangere e quindi elaborare il lutto del proprio padre morto, del proprio passato. Il recupero e l'elaborazione del sentimento della pietà consente di cullare tra le braccia il padre morto e non il figlio morto, altrimenti il rischio è, come diceva Corrao, che il passato si frapponga continuamente tra il presente ed il futuro impedendo di fatto ogni progetto di vita, ogni speranza per il futuro.


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