Università degli Studi di Torino
Facoltà di Psicologia
Anno accademico 2000-2001


Novità e aggiornamenti del sito ...


Materiali per il corso a cura degli studenti

Verso l’Embodiement delle teorie psicodinamiche della natura umana: una breve esposizione

Traduzione in italiano del lavoro

Towards Embodied Psychodynamic Theories of Human Nature: A Brief Exposition
di Corbett Williams, 24-Nov-99

A cura di

GIOVANNINA BOERETTO


La mia intenzione è dare una breve descrizione di come io ritengo che le teorie, le testimonianze e le ipotesi in due aree sovrapponibili di ricerca ben si adattano alle teorie, alla pratica e alle dimostrazioni della psicodinamica.

Le due aree sovrapponibili della ricerca attuale saranno da me chiamate “studi della coscienza” e “Embodied mente e conoscenza”. Quest’ultima è una branca della scienza cognitiva. “Studi della coscienza” includono numerose discipline che comprendono anche la scienza cognitiva e ad un livello decisamente inferiore le discipline di orientamento psicodinamico. Io uso il termine “psicodinamico” perché vorrei essere inclusivo quando si tratta di teorici e pratici (praticanti) ed evitare i vincoli impliciti nel nominare. Devo sottolineare che queste sono semplicemente delle ipotesi ma non sono completamente infondate.

Ma devo anche sottolineare che molte idee non sono mie. Questa interpretazione è anche carente di una certa quantità di studi specifici. Includerò una bibliografia parziale e menzionerò autori ma non ho abbastanza tempo per fornire riferimenti più precisi o una biografia completa. Le mie scuse vanno a tutti e a quegli autori i cui lavori io interpreto male o il cui nome non ho citato. Qualsiasi errore o fraintendimento è mio. Posso soltanto promettere di fare ammenda se il tempo me lo permette.

Inizierò dando una breve spiegazione delle teorie cognitive e delle teorie della mente basate sulle neuroscienze e sulla fisica quantistica. Possiamo dire che il nostro sistema neurale e il cervello “danno corpo” alla nostra esperienza.

Il modello matematico secondo il quale i neuroni interagiscono e archiviano i ricordi ecc. è chiamato “rete neurale” e il tipo di approccio generale è definito “connessionista”. Queste teorie cercano di modellare matematicamente l’ “esplosione” di neuroni e lo scambio di neurotrasmettitori. L’apprendimento, la memoria e il coordinamento relativamente automatico dei sensi e del sistema corporeo sembrano essere imitati da questi modelli. La “logica” di queste reti non è affatto simile a un programma di computer; è più simile al modo in cui si aggregano le particelle di vetro o metallo ad esempio, il riscaldamento e il lento raffreddamento della materia aggregata per rimuovere le forze (spinte) interne. Le “reti neurali” devono essere “allenate” proprio come il nostro sistema neurale acquisisce esperienza dall’inizio della sua crescita e per tutta la sua vita. La Society of Mind di Marvin Minsky contiene una serie di saggi che sottolineano i diversi approcci formali che lui ha sviluppato.

In the Theater of Consciousness: The workspace of the Mind di Bernard Baars descrive una completa architettura cognitiva basata sull’informazione che deriva dalla scienza cognitiva e dalla neuroscienza.

La meccanica quantistica viene quindi interessata perché fornisce la teoria fisica di come l’attività globale di gruppi neurali collegati debolmente nel cervello potrebbe essere unificata quando noi facciamo esperienze consce, e siamo impegnati a livello conscio nel pensare o in alte attività cognitive che possono richiedere, oppure no, la coscienza. Ciò fornisce la base per creare ciò che potrebbe essere immaginato come un ologramma che unifica sensi e memorie in un modo ordinato che riflette la nostra esperienza, la struttura corporea, le motivazioni immediate e le intenzioni primarie. Per colmare il vuoto tra fisica quantistica e neurobiologia, i teorici indicano le strutture biologiche nelle sinapsi chiamate microtubuli che potrebbero partecipare agli effetti quantistici localizzati nel cervello. Questi eventi unificanti causerebbero “l’apprendimento” (cambi nella neurotrasmissione) nei neuroni che partecipano a ogni evento. Alcuni teorici sono arrivati a ipotizzare un numero minimo di neuroni necessari a un organismo per fare una esperienza conscia, cioè, per essere senziente (di persona consapevole). Ciò che io capisco è che essi credono di poter usare organismi molto semplici in esperimenti che permetterebbero loro di esaminare la loro ipotesi e produrre una solida evidenza empirica.

L’interpretazione della natura di questi eventi unificanti è strettamente legata agli aspetti dell’interpretazione della meccanica quantistica. Per coloro che non hanno famigliarità con la fisica quantistica, predire le equazioni significa dare un numero di possibili risultati ognuno dei quali ha una probabilità. E’ “come se” ci fosse un numero di mondi possibili, dei quali uno solo si materializzerà in un istante preciso. Questo “evento” specifico che si verificherà non è conosciuto, ma esiste la probabilità che avvenga. Se c’è libera volontà o scelta, per quanto riguarda la fisica, questo è il luogo “naturale” dove può adattarsi all’interno di una cornice teorica. Quando un Henry Stapp dice che l’esperienza conscia è l’evento creativo egli non è particolarmente mistico. Sta sottolineando come l’esperienza conscia sia tutto ciò che noi realmente facciamo o conosciamo. E’ l’unico modo in cui tutto il nostro “mondo” entra in gioco. In una breve pubblicazione di una lista di discussione egli sostiene “nella teoria quantistica ‘l’essere’ è naturalmente collegato al ‘fare’: ciò che è ‘reale’ è l’evento quantistico, che naturalmente è un atto attraverso il quale una attività funzionale realmente ‘viene in essere’ “. La parola “scelta” porta il paradosso della libera volontà o della volitività in primo piano. Se il corpo non fa scelte durante l’esperienza conscia, allora noi siamo soltanto macchine. Se l’esperienza conscia è l’atto funzionale della mente finalizzato a portare il corpo in armonia con se stesso e con il mondo allora si ha un tipo di atto creativo che lascia pensare a un elemento di scelta.

Alcuni sosterranno che la meccanica quantistica rende possibile la telepatia, vale a dire leggere il pensiero o altri fenomeni paranormali. Questi pensieri scaturiscono dal fatto che la fisica quantistica può immaginare una equazione che descrive il cosmo. Tuttavia Bohm e Hiley hanno creato un esempio usando i pianeti ed altri hanno fatto calcoli persino più pratici che coinvolgono la fisica del cervello che scarta qualsiasi cosa che assomigli alla psicocinesi o alla telepatia mentale. D’altra parte la stessa esperienza conscia sembra localizzarsi nel cervello in cui si verifica. L’esperienza conscia perciò sembra presentare una visione parziale ma unificata dell’organismo che interagisce tra il mondo e se stesso. La localizzazione dell’esperienza conscia e la stessa localizzazione della mia mano o della tua mano – la tua esperienza conscia e la mia non possono verificarsi nello stesso esatto spazio fisico  (senza conseguenze disastrose che porrebbero fine alla nostra capacità di fare una qualsiasi esperienza!) e quindi noi siamo fisicamente collegati allo stesso mondo esterno attraverso i nostri sensi ordinari. I nostri corpi fisici occupano semplicemente uno spazio fisico privato o personale in un mondo più grande.

Un fisico quantistico chiamato H. Everett ha proposto quella che è chiamata l’interpretazione di “Molti Mondi” della fisica quantistica. In questa interpretazione tutti i mondi possibili si materializzano ma in universi completamente disgiunti. Affascinante, e può condurre a ipotesi molto interessanti ma secondo me, questa interpretazione sembra semplicemente riproporre il problema più profondo in un modo diverso. A mio avviso, pensare alle cose in questo modo è come stare in piedi in una camera degli specchi guardando ai riflessi dei riflessi all’infinito (mi viene in mente una camera del Castello di re Ludwig di Baviera a Linderhof). Nella mia mente, l’interpretazione di Bohm e Stapp sfociano in una teoria che approfondisce la mia comprensione del problema piuttosto che evocare solo un senso di fascino e intrigo.

Mentre Stapp contesta alla interpretazione della fisica quantistica di David Bohm di essere troppo deterministica e di contenere elementi estranei, entrambi concordano che l’apparente natura statistica della fisica quantistica non è necessariamente casuale. La teoria di Bohm postula “variabili nascoste e un ordine “implicato” o implicito. Stapp invece parla di scelta e di mente che sceglie in base ad una estetica. Per me, l’aspetto comunicabile di questa estetica è rapportabile ai matematici o ai filosofi che concordano quando una proposizione è stata dimostrata in modo da soddisfare tutti oppure a un simile concordare umano collettivo su qualche cosa assunta come verità oggettiva.

Varela, nel suo libro recente, Ethical Know How (La conoscenza etica) descrive una simile estetica basata su ciò che lui pensa della mente “embodied”. (Questo può anche essere simile a ciò che Jung intende quando sostiene che noi abbiamo una “psiche oggettiva” ma io dovrei fare ulteriori ricerche per provare ciò che ho capito). Io non trovo né Stapp né Varela particolarmente mistici. Invece li percepisco come persone che lavorano al limite dell’ignoto e forse di ciò che non è possibile conoscere. Bohm è un po’ più conservatore e meno speculativo ma la sua interpretazione ontologica lascia porte aperte e gli argomenti matematici e logici sono tipicamente incontestabili. Jeffrey Bub ha pubblicato un’opera recente intitolata Interpreting the Quantum World  in cui sostiene il criterio attraverso il quale le interpretazioni della meccanica quantistica possono ritenersi derivate dal punto di vista di un filosofo della scienza. L’interpretazione di Bohm supera gli esami di Bub. (Bub discute tutte le principali interpretazioni inclusa quella di Everett nel libro che ho citato)

L’aspetto importante dell’interpretazione di Bohm può essere spiegato usando  la compressione di file come una analogia. Quando tu “comprimi” i file di testo, immagine o suono in un computer, ad esempio, tu crei un file “zip”, “jpg” oppure “mp3”, il contenuto del file compresso sembra statisticamente  un rumore casuale.

L’obiettivo della ricetta di una buona compressione è rimuovere tutto l’ordine stabilito da una rappresentazione coerente in altro modo. Tuttavia se usi l’algoritmo di decompressione, tu ottieni la “chiave” che rivela l’ordine nascosto nel rumore apparente. (si pensi alla natura di ‘koan’ Zen). L’ordine implicito di Bohm è qualcosa di simile a questo.

Bohm afferma che questa “chiave” esiste e noi semplicemente non ce l’abbiamo. Va oltre e dice che non possiamo mai averla. Basil Hiley, un suo collaboratore, ha dato una spiegazione di ciò e, mentre parlava, le sue braccia e le sue mani, con grazia si aprivano per illustrare un tentativo fallito di afferrare qualcosa oltre la presa di un altro. Questo è un altro modo di spiegare perché i fisici non possono misurare allo stesso tempo la posizione e la quantità di moto di una particella. In altre parole questa è una spiegazione ontologica della “Principale Incertezza” di Heisenberg.

Stapp ipotizza le “scelte del corpo” in base ad una estetica di base e il mondo dell’esperienza conscia è parte di questo processo. Si possono riconciliare i due punti di vista concordando  sia con Bohm che con Stapp e dicendo che il corpo sceglie come meglio può in base al proprio livello di comprensione. E’ lo “scegliere” di qualsiasi genere che introduce il paradosso della libera volontà non importa quanto forzate. Più chiare e meno numerose sono le scelte, più puntuale o accurata è la nostra comprensione e la nostra capacità di esprimere ciò che abbiamo compreso.

Meno chiare e più numerose sono le scelte, meno preciso e più metaforica la nostra comprensione diventa e più astratta e/o mistica  diventa la nostra capacità di esprimere le nostre esperienze. Noi ci spostiamo da “è” (letterale) a “come se” (astratto) basati sulla nostra comprensione dettagliata dell’esperienza particolare e, con questo spostamento, il significato portato nelle nostre comunicazioni cambia di conseguenza.

Questo, è il modo in cui le varie teorie e ipotesi si collegano a mio avviso, mentre io lavoro verso una prospettiva psicodinamica Embodied. Non so come Stapp o Bhom valuterebbero la mia interpretazione del loro lavoro.

Bohm è andato oltre e Basil Hiley, suo collaboratore, si appoggia molto alle esposizioni matematiche. Premesso che Stapp è critico nei riguardi dei lavori di Bohm,  penso che io stia portando avanti autonomamente il mio lavoro e lungi da me il voler provocare una contrapposizione dovessi cominciare a scribacchiare equazioni su una lavagna o a mettere in discussione il lavoro dei fondatori della teoria quantistica.

Per completare i dettagli che sostengono il mio punto di vista sulle relazioni tra le diverse teorie e le discipline e le teorie psicodinamiche, ho bisogno di introdurre una osservazione di Henry Stapp e poi aggiungere il lavoro recente di Lakoff e Johnson nell’area della linguistica. Ciò fornirà il modo di introdurre teoria pratica ed esperienza psicodinamica come pure qualche filosofia della scienza e della mente così come vengono articolate e praticate oggi.

Stapp, in effetti, sostiene che tutto ciò che noi facciamo è esperienza conscia privata, ma noi condividiamo lo stesso grande mondo visibile che è esterno ai nostri corpi. Io definirò “esperienze condivise” le esperienze consce private dello stesso mondo esterno circoscritto dalla descrizione di spazio e tempo di Einstein. Se io scrivo che vediamo lo stesso tramonto, significa che noi letteralmente vediamo, lo stesso tramonto. Non c’è niente di metaforico in questo tipo di esperienza condivisa, non c’è nessun esperimento pensato o ermeneutico richiesto né c’è alcun aspetto particolare poetico nella affermazione. Tuttavia, quando dico “mondo” intendo dire il mondo descritto dai fisici classici e da Einstein, in altre parole il mondo così come noi tipicamente pensiamo. Faccio questa affermazione soltanto perché degli autori scriveranno a proposito di “mondo quantistico” e “realtà quantistica”, che non è il modo solito in cui la maggior parte delle persone che conosco, me incluso, pensano al vicino e al pianeta. Io chiarirò cosa vorrei che queste parole significassero.

Bernard Baars, uno scienziato cognitivista ed un empirico autodichiarato, esprime il bisogno di “evidenza” verificabile pubblicamente che per quanto ci riguarda è l’esperienza condivisa. La difficoltà in cui l’evidenza psicodinamica concerne, è che essa non è “verificabile” pubblicamente nel modo in cui piacerebbe a Bernard Baars 

Egli è uno scienziato di pensiero profondo e non è un antipsicodinamico.

Io uso la sua frase e il suo punto di vista scientifico per indicare che l’evidenza che sostiene le teorie psicodinamiche è “privata”. Due persone possono guardare lo stesso tramonto nello stesso momento, ma nessuna persona può “guardare” nella mente di chiunque altro in un momento qualsiasi, più di quanto essi possano letteralmente vivere uno nel corpo dell’altro allo stesso tempo.

Due persone possono comunicare le loro esperienze interne ed esterne. Le comunicazioni sono delle esperienze condivise, tuttavia notate che, in tutti i casi, includendo l’osservazione attenta di esperimenti scientifici, ciò che è condiviso è qualcosa nel mondo di esterno ad ogni corpo che partecipa a ciò che è condiviso.

L’esperienza conscia di ciascun osservatore è ancora privata.

 Questo rende la distinzione dell’empirismo un po’ carente quando non prende in considerazione le relazioni in prima persona. Tutto ciò che noi abbiamo sono rapporti in prima persona, che si può condividere o meno, sono reciprocamente consistenti. Tuttavia, quando si tratta di scienza empirica, gli eventi esterni devono anche essere riproducibili in modo consistente. Ciò, ai fini pratici, è impossibile se si considera la natura della pratica psicodinamica opposta alla pratica, ad esempio, della fisica. Portata all’estremo, non tenendo completamente conto di ciò che in prima persona viene percepito., l’empirismo impone una richiesta irragionevole e perciò definisce la scienza in maniera eccessivamente restrittiva ed esonera opportunamente la “scienza” e gli “scienziati” dal compito di affrontare il problema più vessante della nostra specie.

Andando avanti, Lakoff e Johnson esaminano la loro evidenza e poi teorizzano e sostengono che il linguaggio e il pensiero sono basati su “embodied metafore” Perciò, essi potrebbero dire a Freud,  “Caro Sigmund, noi pensiamo con i nostri genitali ma noi pensiamo anche con le nostre mani, le nostre braccia, la nostra schiena, le nostre gambe, i nostri cuori, il nostro cervello etc. e, a proposito, i nostri genitali di sicuro hanno molto peso sul nostro pensare. Noi crediamo che il corpo richieda relazioni armoniose tra tutte queste parti del nostro corpo inclusa la mente. A volte abbiamo difficoltà a trovare l’equilibrio in alcune delle discussioni o scritti psicoanalitici. Ciò potrebbe essere solo un problema di lingua. Parliamone”.

L’affermazione basilare di Lakoff e Johnson è che è la struttura comune del nostro corpo che ci permette di comunicare e che aspetti particolari della nostra struttura corporea sono usati per comunicare particolari tipi di significato. “contenimento” è una metafora corporea. I concetti di “Spazio” e “Tempo” sono costruiti dalle metafore corporee. “Afferrare” è una metafora corporea come lo è “Holding”.

Questa teoria di Lakoff e Johnson ha delle rivendicazioni ontologiche.

Non c’è nessun “come se” sul modo in cui queste metafore vengono coinvolte nella percezione. Per essi, questo è il modo in cui il cervello pensa astrattamente. Io immagino che noi usiamo il termine “risonanza” quando vogliamo indicare che una particolare idea stimola grandi numeri di grandi assemblaggi autonomi di neuroni. Può essere molto di più di “come se”, se c’è un coro di sistemi corporei che dicono realmente “sì, mi ricorda qualcosa”. Invece potrebbe davvero essere il caso che ciò è esattamente quello che sta accadendo a livello biologico. Le tecniche di formazione dell’immagine mentali e le misure di attività elettrica, mostrano un numero elevato di assemblaggio di neuroni che esplodono sincronicamente (a una frequenza particolare che non ricordo ora) durante una intensa esperienza conscia. Essi sembrano anche reclutarsi a vicenda durante questo processo. (“Intensa” significa che è un pensare quantitativamente elevato che è attivo).

Basandomi sul lavoro di Lakoff e Johnson, posso incominciare a pensare alla Klein come a qualcuno che usa il linguaggio basato su metafore corporee come

“‘X’ sta colpendo qualcuno con un pugno’“ per comunicare gli aspetti potenti e violenti di tipi particolari di processi comunicativi intra/inter-personali.

Posso cominciare a pensare a Bion come a qualcuno che usa le metafore del sistema alimentare per descrivere l’origine e lo sviluppo del pensiero proprio come Robert Maxwell Young ha indicato recentemente.

Posso incominciare a capire perché interpretazioni che suonano piuttosto bizzarre parlerebbero in modo molto eloquente e sensibile ad un analizzando o cliente gravemente disturbato. In senso molto stretto, si tratta di un corpo che parla ad un altro usando un linguaggio basato su qualcosa che è veramente comune – la comprensione del corpo come geneticamente impresso nel sistema neurale.

Tieni in mente che il sistema neurale viene somatizzato e facilita il coordinamento di tutti i vari sistemi incluso se stesso ed è, esso stesso modificato come parte del processo in atto. L’assunzione di questo punto di vista rafforza l’affermazione di Lacan al punto che nella struttura del sistema di Freud l’Inconscio è linguaggio.

Parlando del concetto di Inconscio di Freud, la sua affermazione “I sogni sono desideri” è un esempio eccellente dell’uso e del potere della metafora nella comunicazione scritta. Il significato dato alla parola “desiderio” viene usato per strutturare e spiegare i contenuti dei sogni. Forse basarsi su una particolare metafora in modo troppo pesante, crea difficoltà. I sogni sono davvero tutti desideri? Io potrei essere in grado di argomentare, in modo persuasivo ma ci credo? Personalmente, faccio fatica a crederci, ma posso facilmente credere che i sogni sono la strada che porta all’Inconscio.

Forse pensare troppo con lo stomaco, (essere viscerali) porta l’ulcera perché si induce letteralmente una secrezione eccessiva di fluidi digestivi. Forse una tale persona ha bisogno di, e può, sviluppare o rafforzare un altro modo di pensare in modo da impiegare altre  embodied metafore in situazioni specifiche. Il pensare apparentemente distaccato o “secco” delle parti recentemente più evolute del cervello può riflettere un livello più basso di abbinamento con il motore e gli altri sistemi corporei. Tuttavia come Damasio sostiene, basandosi sulla sua evidenza, la connessione con questi altri sistemi, come esemplificato dall’emozionale opposto al coinvolgimento logico, è essenziale per esprimere un giudizio.

Tutte queste teorie e speculazioni più recenti  della scienza cognitiva e della filosofia della mente convergono e, in qualche modo, sostengono i concetti di percezione e mente embodied  allo scopo di capire e apprezzare la complessità e i limiti della natura umana.

Questa è una lontana eco che deriva dal programma di Watson, il comportamentista, con il suo dichiarato interesse per “controllo” e per la volontà di diminuire completamente la reale capacità di fare  esperienze consce e resoconti in prima persona. Per essere chiaro, il  punto di vista comportamentista ha prodotto alcune intuizioni e il movimento ha trovato Donald Hebb, fondatore della scienza cognitiva. Hebb fu elogiato da uno studente per avere, nell’interesse della buona scienza e, con l’apparente sgomento dello stesso Hebb, causato la fine del principale programma di Watson.

Le teorie della mente e della coscienza embodied  sono più spesso in linea con il pensiero di William James, il quale è spesso citato come fonte di ispirazione da numerosi autori. Tuttavia, alcuni ricercatori sposano il pensiero psicodinamico iniziato da Freud. Nomi come Freud, Klein, Fairbairn, Lacan e Jung stanno solo recentemente apparendo nelle citazioni (non c’è ancora alcun riferimento a Bion)

La filosofia buddista, le teorie della mente e le relative pratiche vengono anche prese sul serio in opposizione alla tendenza di abbandonarle come “metafisica” inconseguente o “misticismo orientale”.

Secondo me, le teorie psicodinamiche hanno sempre rappresentato seri tentativi di spiegare lo sviluppo dell’individuo umano così come egli matura e interagisce socialmente con gli altri e con se stesso. Esse cercano di fornire intuizioni alle domande su come cresciamo, troviamo noi stessi, troviamo i nostri compagni e amici, troviamo il nostro posto nel mondo e aiutiamo i nostri bambini e gli altri a fare lo stesso (quando tutto va bene). Bion ha scritto molto su apprendimento e esperienza. La sua Griglia era - ed è  - uno strumento per raggiungere maggiori intuizioni nella evoluzione dei pensieri e sull’apprendimento.

I vari modelli di Freud catturano altri aspetti.

Il concetto di identificazione proiettiva della Klein riguarda le comunicazioni inter ed intra personali che coinvolgono le relazioni umane. C’è una evidenza empirica praticamente innegabile che tutte le esperienze consce che noi abbiamo siano costruzioni complete con molti dettagli più o meno colmati in base alle nostre esperienze precedenti.

Il concetto psicodinamico di “proiezione” diventa un tipo particolare di “completamento” che non corrisponde alla realtà più grande. La “proiezione” può essere descritta in parte usando una metafora spaziale che colloca qualcosa in un contenitore piuttosto che in un altro - in un luogo  piuttosto che in un altro; nel tuo corpo piuttosto che nel mio. Coinvolge anche una metafora di azione o movimento in una direzione fuori dal corpo.

Sulla base di queste nuove teorie vorrei dire che l’Inconscio di Freud non è l’inconscio dello scienziato cognitivista, ma è una descrizione del modo in cui i nostri  mondi individuali di pensiero ed azione sono dinamicamente modellati nell’inconscio come descritto dallo scienziato cognitivista. Io posso descrivere ciò usando il linguaggio “psicofisico” ma mi è di maggiore aiuto pensare a concetti come descrizione del tutto, dinamica in larga scala, processi biologici unificanti piuttosto che a una descrizione del modo in cui viene implementato biologicamente. Descrizioni di “Fantasia Inconscia” sono sempre “come se” che si contrappone al “letterale/ è” se si assume questo punto di vista.

Il lavoro di Bion in “Apprendere dall’esperienza” è un numero di conversazioni contenute in “Memoir of the Future” esamina il problema della differenza tra l’esperienza condivisa de ”l’analista e l’analizzando” e l’esperienza condivisa degli “analisti che parlano dell’analisi”. Io leggo la sua Griglia,  i legami e il linguaggio alpha e beta, come tentativi deliberati per spostarsi dai termini teorici che deliberatamente evocano una particolare esperienza, verso termini teorici più cerebrali, che descrivono processi e inter-relazioni. L’evidenza clinica e la spiegazione del contenuto di questi processi, richiedono descrizioni più viscerali, poetiche o mitiche per comunicare la natura dei processi ed evocare o descrivere le esperienze fisiche (corporee), incluse le emozioni, che possono capitare  o che sono capitate, in contesti clinici. Parlare di “meccanismo di proiezione” o “meccanismi di difesa si può considerare un caso di uso di linguaggio che provoca fraintendimenti perché le metafore sono troppo meccaniche e hanno bisogno di essere più cerebrali per influenzare (per produrre) una comunicazione articolata. Perciò, secondo me, serve poesia, teoria formale, narrativa, retorica, logica, matematica - tutte le varietà e gli stili della comunicazione - per discutere ed esplorare adeguatamente la natura umana. Io non posso dare ad ognuno di essi una importanza relativa. A mio avviso, lo scopo deve essere sempre quello di comunicare un significato o una comprensione particolare a un pubblico specifico nel modo più chiaro possibile - non che io riesca (quasi) come spesso desidererei.

Varela, Rosch, e Thompson esprimono interesse nelle relazioni con gli oggetti ma non dicono esattamente il perché. Potrebbe essere dovuto ad una risonanza tra l’idea di un oggetto e una subrete neuronale correttamente collegata ed armonizzata. Oppure, potrebbe essere a causa di una risonanza dell’oscillazione PS < = > D e  la “Ruota della Vita” della filosofia buddista della mente.

Potrebbe essere entrambe o nessuna di esse.

Tuttavia, vale la pena dire qualche parola sulla seconda in quanto parte centrale del lavoro di Varela e dei suoi collaboratori. La pratica e l’insegnamento buddista si basano molto sull’apprendere o imparare a tollerare e abbracciare l’esperienza vissuta. La “Ruota della Vita” è una descrizione attenta del “fare” esperienza. Io considero questa ruota come uno strumento allo stesso modo in cui lo è la Griglia di Bion. Un obiettivo delle pratiche mi sembra essere più verosimilmente la posizione depressiva.

Oscillazioni e Ruote sono molto simili a costrutti dinamici che coinvolgono  e implicano un ritorno ad una origine. Le oscillazioni contengono una componente tempo, così che le rotazioni di un circolo, diventano serie di onde o oscillazioni. Devo notare che la “Ruota della Vita” Buddista, così come una “griglia” vada oltre l’equazione PS < = > D.

Varela,  Rosch e Thompson, mentre riconoscono il loro basso livello di esperienza e di comprensione, affermano che le teorie delle relazioni oggettuali sembravano un po’ troppo chiuse e citano l’opera di Lacan in quanto, al loro modo di vedere, più aperta. Ancora una volta non spiegano perché. Forniscono semplicemente i commenti, esprimono il desiderio di una comprensione migliore e si dispiacciono della loro incapacità di dire più di quanto non facciano.

Infine, per quanto riguarda le teorie psicodinamiche Stapp fu affascinato dai concetti di Jung di archetipi e di sincronicità. Questi sono entambi concetti che coinvolgono l’intero ordine del mondo dell’esperienza condivisa. Il concetto di Varela e Maturana di “accoppiamento strutturale”, o l’interazione che evolve continuamente tra  gli organismi e il loro ambiente (che include il loro ambiente sociale) sembra anche entrare qui in gioco e fornire la base per un concetto come l’inconscio collettivo di Jung. Qui, di nuovo, io potrei facilmente abbattere barriere del misticismo, ma sono “io”, invece, che abbatto qualche barriera della “mia” capacità di comprendere. Ad un certo punto mi scontro con i limiti e la potente voglia di non averli. Mi sembra sempre di avere, nel mio modo di pensare, qualche base filosofica che include una epistemologia ed ontologia (metafisica) di qualche genere. Io non penso di poter escludere qualche tipo di credo mistico o spirituale come parte di ciò senza deludere me stesso. Ciò che mi sembra più preoccupante è negare quell’aspetto della mia esperienza e del mio pensare. Potrei essere in disaccordo con molte cose ma, secondo me, ciò spesso significa che vorrei profondamente avere una migliore capacità di capire, mentre non sono per niente preparato ad averla. Ciò sembra fornire il terreno più fertile per una fantasia onnipotente.

La mia esperienza può essere meglio espressa in termini e teorie che non sono un misto di detrminismo meccanico e il perfetto caos implicito nel concetto di casualità. Tuttavia sembra un po’ più facile tralasciare il modo ordinato in cui l’esperienza avviene realmente. Io scelgo invece i due poli della comprensione precisa e della ignoranza profonda. Io noto e traggo modelli e produco simboli spontaneamente. Alcuni simboli sembrano avere significati universali o transculturali. Le coincidenze attirano sempre la mia attenzione se mi sembrano significative, anche se io non posso descrivere, una ragione, un motivo casuale.

Io tendo a dubitare qualora noi potessimo apprendere un linguaggio e sviluppare ciò che noi chiamiamo scienza se ciò non fosse parte della nostra costituzione biologica. Concetti come archetipi, sincronicità e inconscio collettivo non possono essere abbandonati all’improvviso e completamente. Bisogna prima capirli e poi raffinarli e accettarli o rifiutarli. Secondo me essi hanno un significato e riflettono un tipo di comprensione che non possono essere spiegati facilmente.

Vale la pena discutere le limitazioni di qualsiasi teoria e l’assoluta necessità di tenere a mente che esse sono soltanto teorie.

Mentre non posso citare tutti gli autori che hanno dimostrato o fatto le due prossime rivendicazioni, è stato determinato matematicamente che non c’è sufficiente “informazione” nel nostro materiale genetico per descrivere completamente il nostro corpo biologico. Ne c’è sufficiente materia nell’universo per scrivere l’equazione che lo descrive, anche se quell’equazione potrebbe essere scritta. Il teorema di Godel fa affermazioni logiche forti sui limiti di qualsiasi descrizione formale. Questo è parte di ciò che viene catturato in un concetto come “accoppiamento strutturale” e “embodied mente” o “embodied coscienza”. Sono i pezzi e le loro relazioni e interazioni reciproche che costituiscono tutta la nostra esperienza vissuta.

Mentre noi siamo parte del tutto, noi non possiamo letteralmente essere consapevoli e pensare a tutte le parti, relazioni e interazioni allo stesso tempo. Nell’istante in cui io mi accingo a fare una descrizione logica o matematica (o qualsiasi rappresentazione verbale, scritta o grafica) cosa che spesso devo fare, devo ignorare o abbandonare la speranza almeno in parte che il lettore ha il necessario background per capire il significato giusto. Nessuna teoria può spiegare tutto. E’ soltano un aiuto per sviluppare una conoscenza più profonda del particolare argomento del soggetto.

Terry Winograd, tra gli altri è stato coinvolto nei fallimenti del movimento per l’intelligenza artificiale e ha scoperto i limiti delle rappresentazioni binarie e della logica attraverso una esperienza amara. Hanno scoperto che rappresentazioni e logica non significavano niente senza un contesto ricco  o una “cornice” adeguata. Essi scoprirono che era impossibile descrivere tutto completamente se non in contesti più semplici usando la logica binaria e la rappresentazione dei dati. Hubert Dreyfus discusse a fondo nelle sue opere  quali  What Computer’s Can’t Do and Mind over Machine: The Power of Human Intuition and Expertise in the Era of the Computer. Dreyfus è un filosofo che è stato abbastanza fortunato da essere in contatto con coloro che fondarono l’intelligenza artificiale. Egli divenne subito un critico e la spina maggiore nel loro fianco. Non fu prima dell’avvento delle reti neuronali che egli concordò che essi erano in qualche modo vicini ad avere un qualche cosa che si avvicinassse a ciò che egli chiama intuizione e perizia umana.

La differenza principale dell’essere è che il circuito deve essere allenato e non programmato. La sua recente pubblicazione  “The Current Relevance of Merleau -Ponty’s Phenomenology of Embodiment”, presenta il suo pensiero sui più recenti approcci connessionisti. Il punto chiave di Dreyfus è stato che la vera perizia umana richiede esperienza vissuta e non può essere ridotta a logica binaria e parametri o altri formalismi logici.

La mia tesi in tutto ciò è che c’è un valore da riconoscere in queste nuove teorie se esse vengono considerate da teorici e pratici di psicodinamica. L’altro giorno ho preso il “dizionario di psicoanalisi Kleiniana” di R.D.Hinshelwood e mi sono reso conto che era, comunque, il lavoro di una vita, il cercare di integrare ogni cosa in quell’opera raffinata con queste altre teorie e speculazioni.

Il massimo che io possa fare ora è descrivere perché potrebbe essere possibile fare ciò e quale forma quella integrazione potrebbe assumere.

In particolare, intendo  dire che Bion era assolutamente sulla strada giusta per raggiungere questo tipo di integrazione. In “La Griglia” e “in apprendere dall’esperienza”, egli ha iniziato a separare il linguaggio della descrizione teorica dal linguaggio evocativo delle esperienze che potrebbero essere descritte.

Io credo che i principali benefici nel seguire la linea di Bion sarebbero una articolazione più chiara e più completa dell’ evidenza e delle teorie psicodinamiche.  Penso inoltre fosse ciò che Bion stava elaborando con l’ uso di termini e concetti teorici più cerebrali (astratti), opposti a  termini e concetti teorici viscerali o meccanici (letterali). 

Altri benefici potrebbero essere rappresentati da teorie migliori su malattie psicosomatiche  che forniscono una migliore esplorazione in ciò che può essere trattato con la psicoterapia e sul perché quella forma di trattamento è efficace.

Le stesse teorie potrebbero aiutare a capire ciò che non può essere trattato con la psicoterapia e perché. Per esempio, l’evidenza di Damasio è che se si perdono porzioni particolari del cervello, si perdono le componenti emozionali per dare giudizi sui suoni. E’ “come se”, la mente perdesse una voce importante nella sua “conversazione” nel prendere decisioni. Per meglio dire, articolazioni più comprensibili della teoria e dell’evidenza aiuterebbero anche ad incoraggiare il proseguimento della  discussione scientifica interdisciplinare, supportando inoltre la parte accademica nella formazione di analisti e terapeuti.

Secondo me psicoanalisi e psicoterapia sono pratiche che richiedono una formazione specialistica estensiva, che includa una componente di esperienza significativa, in modo che possano essere sviluppate sensibilità e abilità particolari.

L’obiettivo dell’insegnamento e della formazione è quello di sviluppare un livello profondo di comunicazione tra due (o uno, o più) individuo (individui) cercando di capire e apprendere dalla loro esperienza.

E’ una trasformazione ed una apertura mentale genuina che viene ricercata, ad esempio, in un senso maggiore di connessione e coinvolgimento con (accettazione di) vita vissuta.

Le buone teorie psicodinamiche non possono fornire una soluzione a ciò, non più di quanto le teorie della fisica suggeriscano che un aereoplano è una buona idea. Le buone teorie possono fornire intuizione, punti di riferimento e spesso  spiegano più di un mistero apparente. Le teorie e le idee che io ho citato hanno approfondito la mia comprensione e l’apprezzamento del lavoro di individui come Bion e viceversa. Questa è l’esperienza che io sto condividendo con voi.

Corbett Williams, San Francisco, California.

 

Parziale bibliografia.

A meno che non sia annotato diversamente, i lavori sono opere in corso di stampa. Non ho elencato dozzine di altre opere, in particolare quelle che riguardano discipline psicodinamiche. Le mie letture in quell’area sono alquanto estese. Ho limitato la lista agli autori le cui opere formano gran parte della base di questa esposizione. Anche in questi campi, ci sono molti , molti altri che hanno formato il mio pensiero.