Università degli Studi di Torino
Facoltà di Psicologia
Anno accademico 2000-2001


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Materiali per il corso a cura degli studenti ...

Emozioni, coscienza e presa di decisione

Scheda riassuntiva della conferenza

Emotion, Consciousness and Decision making, tenuta da Antonio Damasio

 a cura di

BARBARA FRACCHIA e Elisa Castagno


L’argomento della conferenza consiste, in sintesi, nella neurobiologia delle emozioni con alcuni commenti relativi all’importanza delle emozioni per la presa di decisione e per la coscienza

 Tutti i problemi che hanno a che fare con la relazione tra mente e cervello possono essere affrontati a molti livelli, i quali forniscono la misura dei vari livelli della struttura e dell’organizzazione di un organismo biologico, dalle molecole e cellule ai microcircuiti e grandi circuiti, fino ai livelli di organizzazione che A. Damasio ama chiamare sociali e culturali in assenza dei quali ,secondo l’autore, non possiamo realmente dare senso a cosa stia accadendo in un sistema biologico.

E’ importante precisare sin dall’inizio che qualsiasi cosa di cui possiamo parlare nel regno di mente e cervello, sia essa l’emozione o la visione o il sistema motorio o la coscienza , non può essere propriamente compresa se non viene fatto appello a quei differenti livelli.

In altre parole non siamo in grado di produrre comprensive e ragionevoli spiegazioni della neurobiologia delle opinioni, della coscienza o della memoria se non interveniamo a diversi livelli e se non includiamo per avvicinarci al problema tutta la conoscenza raccolta su questi.

Nessuno di noi, da solo, potrà mai controllare tutti questi livelli in termini di ipotesi ed esperimenti e farli propri per intero, è sempre e comunque necessario il lavoro di molti diversi investigatori sotto  molte prospettive diverse.

L’autore è interessato ad una prospettiva che considera ,all’interno di un sistema su larga scala, diverse sub-componenti le quali formano sistemi correlati ai meravigliosi fenomeni mentali quali memoria, emozione o coscienza , oggi indagabili grazie all’ausilio di innovative tecniche.

 

TECNOLOGIE E METODI DI RICERCA

1)Scannerizzazione con la risonanza magnetica (R.M.N.)

E’ possibile riprodurre sullo schermo di un computer un’immagine tridimensionale di un cervello umano normale , con grande accuratezza nei dettagli.

Possiamo compiere numerose operazioni sull’immagine , per esempio farla ruotare , scomporla  fino a individuare diverse strutture per comprendere cosa esse siano, possiamo ottenere diverse sezioni delle strutture e così via. Grazie alla scannerizzazione con la R.M.N possiamo scoprire qualcosa di estremamente importante in termini di metodo: possiamo individuare l’esatta localizzazione e definizione dell’estensione anatomica di una lesione e successivamente correlarla (ipoteticamente)a una funzione. Dopo che la funzione è stata testata, sarà possibile verificare se le ipotesi formulate combaciano con i risultati ottenuti dai test con i soggetti lesionati.

2)Tecniche di imaging.

Grazie a queste tecniche è possibile ottenere immagini funzionali del cervello.

Le due tecniche attualmente più comuni sono la R.M.N. funzionale e la tomografia a emissione di positroni (P.E.T.), entrambe ci danno la possibilità di osservare il cervello” in azione”, ovvero mentre i soggetti osservati svolgono compiti assegnati dagli sperimentatori.

Per esempio si può chiedere a un soggetto di fissare un punto su uno schermo spento (posizione di base) e osservare l’attività del suo cervello durante questo compito, successivamente si può inviare un puntino luminoso sullo schermo che il soggetto sta fissando e osservare come le immagini dell’attività del cervello sono cambiate rispetto a quando il soggetto si trovava in posizione di base.

Le tecniche di imaging ci permettono di rilevare quali giri e quali circonvoluzioni dell’encefalo si attivano, sia durante compiti semplici come quello dell’esempio ( stimolazione della retina) , sia durante compiti più complessi ( l’atto di leggere una frase o l’atto di provare un’emozione).

 

EMOZIONI

Durante tutto il ventesimo secolo il problema delle emozioni è stato sistematicamente trascurato, nonostante importanti pensatori quali William James e Darwin si siano notevolmente impegnati nel tentativo di fornire soluzioni. Abbiamo infatti dovuto attendere un secolo affinché le emozioni tornassero al centro del dibattito neuroscientifico.

Certamente oggi possiamo avvalerci di importanti contributi ma, la rarità di queste eccezioni  semplicemente conferma  che, a differenza  di visione , linguaggio e sistema motorio, il tema delle emozioni pone sfide più impegnative e solo progressivamente è diventato un argomento di grande interesse per molti ricercatori. Da notarsi che non solo sono state trascurate le emozioni ma, sono state trascurate anche alcune interessanti prospettive di studio in biologia in generale e negli studi del cervello e della mente in particolare.

A Damasio rileva come fondamentalmente mancanti:

1)    Una prospettiva evolutiva.

Questa è stata rivalutata solo recentemente :per lungo tempo è stato come se Darwin non fosse mai esistito e nel corso dei nostri studi avessimo avuto a che fare con un macchinario costruito in un giorno qualsiasi, senza un passato storico. Secondo A. Damasio la trascuratezza di questa prospettiva è legata alla trascuratezza sia delle emozioni, sia di qualcosa che è strettamente connesso alle emozioni: la nozione di corpo legata a quella del cervello.

2)      Una visione organica.

E’ raro, per esempio, che una discussione sul problema della memoria o del linguaggio  prenda il punto di vista di un organismo ma, è frequente che  soltanto le specifiche funzioni o le specifiche parti del cervello  presumibilmente connesse ad esse , siano considerate. Così la prospettiva organica che va di pari passo con la prospettiva evoluzionista è stata altrettanto mancante.

Ma quando si affrontano funzioni quali  emozione o memoria o linguaggio, direttamente o indirettamente si dovranno considerare quelle funzioni e quelle operazioni del cervello  come necessariamente correlate alle regolazione basica dell’organismo, che è geneticamente orientato alla sopravvivenza ed è dotato di un elaborato set di strategie per mantenere la sopravvivenza che operano in modi molto intricati e in modi non –consci comunque.

Emozione e sentimento

-“Le emozioni consistono in un insieme  di risposte chimiche e neurali le quali formano uno schema (pattern)”

Questo è assolutamente un punto chiave perché si  potrebbero concepire le emozioni come un tipo di riflesso ma, sarebbe scorretto. Quando parliamo di emozioni,  trattiamo qualcosa di molto complesso che impegna non solo un sistema neurale ma anche un sistema chimico e, quello chimico prima di quello neurale ,almeno dal punto di vista della storia degli organismi, poiché queste risposte probabilmente esistevano a livello chimico in organismi molto semplici persino prima che ci fosse un sistema nervoso centrale (s.n.c.) proprio e in grado di produrre una risposta verso una parte del corpo via segnale neurale. L’idea che questi siano schemi(pattern) unita all’idea di una forma di risposta multipla molto elaborata , costituisce il punto  chiave della  definizione di un’emozione  secondo il punto di vista di A. Damasio.

-“Le emozioni giocano un ruolo nella regolazione e portano alla creazione di circostanze   vantaggiose per l’organismo che le esibisce “.

Le emozioni sono , risposte regolatorie che portano ad alcuni tipi di condizioni vantaggiose per l’organismo che produce quelle risposte.  

- Le emozioni concernono la vita di quell’organismo e lo assistono nel mantenimento della vita, sono molto adattative

- Le risposte emozionali sono responsabili di cambiamenti dello schema corporeo e nello schema cerebrale.

Un solo stimolo, di qualsiasi tipo, per esempio uno stimolo che potrebbe spaventarci o renderci felici, una volta attivo e, molto spesso può esserlo persino in modo non conscio, elicita un insieme di risposte che alterano lo stato in cui si trovava l’organismo prima dell’inizio dell’interazione dello stimolo con l’organismo.

- L’insieme di questi cambiamenti costituisce il substrato per il sentimento/percezione delle emozioni.

Questa è la chiave assoluta per comprendere la distinzione operata tra sentimento ed emozione. I termini emozione e sentimento non vengono qui usati in modo intercambiabile e l’autore non desidera usare il termine emozione se ciò a cui si riferisce consiste nella rappresentazione realmente interna che un soggetto ha dei cambiamenti dell’aspetto corporeo, per esempio.

A. Damasio riserva il termine sentimento per qualcosa che è privato, interno, in prima persona, ed è psicologicamente successivo nel tempo al set di cambiamenti che avvengono nel cervello e nel corpo, per i quali si utilizza il termine emozione. Quest’ultimo quindi viene utilizzato per indicare un possibile movimento verso l’esterno, qualcosa che può in gran parte farsi pubblico. L’emozione ha un elemento che può essere manifestato e che può essere reso accessibile a una terza persona che osserva, per esempio cambiamenti nella postura o nella mimica facciale o in una varietà di altri comportamenti emozionali.

Ci sono molti modi nei quali possiamo indovinare i sentimenti altrui, ma non c’è nessun modo attraverso il quale possiamo “vederli”.

Ci sono molti modi in cui potremmo vedere le emozioni di una persona se le mostrasse attraverso il viso o il corpo.

-Le emozioni  dipendono da strategie evolutive del set cerebrale.

E’ importante ricordare che l’apprendimento e la cultura possono alterare l’espressione delle emozioni e dare alle emozioni nuovi significati .

Non c’è dubbio che il nostro equipaggiamento genetico includa   strategie che ci permettono di performare un’emozione ed eseguirla; questo attraversa tutti gli esseri umani e persino non umani, rendendo così facile la comunicazione attraverso diverse culture e diversi linguaggi. E’ importante ricordare che sebbene noi non impariamo le nostre emozioni, avvengono cambiamenti nelle espressioni che sono appresi e certamente il significato conferito a queste emozioni può essere molto diverso, dipendente dalla situazione.

In sintesi A. Damasio concepisce le emozioni non come qualcosa di indipendente dalla regolazione biologica ma come facenti parti di un continuum. Il primo livello del continuum corrisponde alla regolazione basica della vita, include i processi metabolici i quali avvengono in modo non conscio , istinti e  motivazioni che   portano  alla fame o alla sete ,  tipi di segnali che  permettono di sentire le cose che noi chiamiamo dolore o piacere, o semplici riflessi.

Il set di emozioni al livello medio è più complesso, le risposte sono contenute in schemi (pattern). Le risposte sonno connesse a particolari tipi di stimoli, non specifici stimoli ma specifici tipi di stimoli provenienti dall’esterno dell’organismo e quelle stesse risposte attivano uno schema comportamentale che prepara l’organismo ad affrontare un certo problema che si pone.

Le emozioni predispongono all’inizio di un comportamento che può condurre a qualcosa di adattativo, per esempio il comportamento di paura permette una condizione di blocco o permette di correre. Le differenti colonne (vie nervose) in una particolare parte del tronco cerebrale controllano un tipo di blocco oppure un altro e, la scelta fra i due tipi è fatta in modo totalmente non conscio così che i due comportamenti possano essere attivati.  Tutto questo  accade in modo manifesto, dimostrabile e visibile da altri ma c’è qualcos’altro: il livello del sentimento,ed è molto critico perché permette alla mente di prendere nota dell’intero comportamento che le emozioni hanno appena avviato. Questo non significa che c’è una coscienza a quel punto, almeno non nel modo in cui la concepisce l’autore ma, semplicemente significa che alcune rappresentazioni dello stato hanno avuto inizio. Dopo la sperimentazione dei sentimenti, in quanto esseri umani abbiamo la possibilità di sapere che abbiamo i sentimenti, ma tale consapevolezza  richiede una coscienza e quest’ultima ci dà la possibilità di influenzare l’intero processo di pensiero attraverso la conoscenza di un particolare sentimento invece di poterne solo prendere nota.

 

RISULTATI SPERIMENTALI  NELL’AMBITO DELLE EMOZIONI.

Esistono tre diversi aspetti delle emozioni e  questi sono stati studiati con paradigmi diversi.

Per esempio è diverso riconoscere l’espressione delle emozioni sul viso di un altro, dall’avere un’emozione e dal sentire quell’emozione, tali aspetti non possono essere trattati sperimentalmente allo stesso modo.

Studi effettuati su pazienti con lesioni focali (circoscritte a una piccola porzione di tessuto cerebrale) hanno condotto a risultati interessanti.

Quando i pazienti presentano lesioni circoscritte ai nuclei amigdaloidei, risentono di una particolare compromissione del comportamento e questa consiste nell’incapacità di riconoscere la mimica facciale esprimente paura ma, non presentano alcuna difficoltà nel riconoscere la mimica quando questa esprima felicità o sorpresa o collera o disgusto o tristezza. Il deficit è altamente selettivo :il processo compromesso riguarda solo una emozione e non tutte le emozioni, risultato che ben si accorda con scoperte fatte incidentalmente durante studi su animali.

Inoltre negli esseri umani gli schemi di paura (pattern) connessi con l’amigdala sono probabilmente modalità specifici: la compromissione risulta evidente se la stimolazione avviene nella modalità visiva, meno per quella acustica e probabilmente non riguarda le restanti modalità sensoriali. La compromissione si ha solo nel caso di lesioni bilaterali dell’amigdala e non nel caso di lesioni unilaterali.

Nel caso di lesione bilaterale, in assenza della capacità di riconoscere la paura in altri e della capacità di sentire la paura una volta che viene in noi attivata, in qualche modo conserviamo perfettamente la conoscenza di cosa sia la paura, in termini di descrizione letterale verbale. In altre parole esiste una forte dissociazione, tra la nozione di cosa sia un’emozione e le idee che sono state assegnate a una particolare emozione e ad un particolare sentimento.

Il non discriminare la minacciosità del volto altrui, comporta conseguenze molto gravi: il comportamento sociale non è come dovrebbe essere, infatti i pazienti lesionati possono facilmente essere sfruttati dagli altri perché “si fidano eccessivamente”. Nel caso di presentazione di volti nella modalità visiva, questi pazienti considerano tutte le persone come ”meravigliose”.

La categorizzazione dei volti in “positivi” e “negativi” è un processo influenzato dalle nostre esperienze passate: tendiamo a categorizzare i visi come pericolosi o non, nei termini di quelli che abbiamo associato ad esperienze positive o negative.

Per esempio se un certo viso cade, in base alle fattezze generiche o per le sue specifiche caratteristiche , nella categoria di quelle che abbiamo associato a un’esperienza spiacevole ,  qualche segnale che verrà generato  per dirci di stare attenti: la persona potrebbe essere non buona. Ciò corrisponde a una forma di apprendimento vantaggioso perché permette alle nostre esperienze passate di influire sul nostro attuale comportamento, tale possibilità manca nei pazienti con lesioni bilaterali amigdaloidee.

 

PROCESSI DECISIONALI

Nel caso subissimo una lesione al lobo frontale in entrambe le regioni mediali e ventrali accadrebbero due ordini di cose, non molto positive: la capacità di prendere decisioni personalmente vantaggiose o che si accordano alle convenzioni sociali e la capacità di prendere decisioni vantaggiose per le persone che dipendono da noi, sarebbe persa per sempre.

In altre parole a dispetto della nostra intelligenza, delle nostre conoscenze, della nostra abilità nel manipolare logica e linguaggio e così via, non saremmo altrettanto abili nel prendere decisioni riguardanti lavoro, finanze e relazioni con altri; avviene un profondo cambiamento nella nostra personalità che ci conduce a dipendere per sempre da altre persone.

Ma c’è un altro aspetto che sarebbe deteriorato: la nostra normale capacità di avere emozioni e sentimenti, soprattutto quelle emozioni e quei sentimenti che sono maggiormente correlati ad aspetti sociali quali colpa, imbarazzo o vergogna.

Nella prospettiva di Antonio Damasio ciò che avviene in questo caso, è la perdita della  funzione di un sistema che include molti altri componenti i quali permettono, nel momento di prendere una decisione in una situazione, di recuperare informazioni sulla storia passata dei modi di agire e prendere decisioni, in situazioni simili. Secondo l’autore nel momento di prendere una decisione, non abbiamo solo la categoria di problemi che dobbiamo fronteggiare ma, vi è anche un richiamo di informazioni, che di fatto è di natura emozionale, che fornirà segnali aggiuntivi che ci aiutano nel prendere decisioni.

Probabilmente per la maggior parte del tempo non prendiamo decisioni sulla base di viscerali e consce sensazioni ma, comunque nei nostri modi di amministrare lo spazio decisionale  siamo influenzati da alcuni segnali emozionali ampiamente inconsci.

In altre parole sono possibili processi decisionali basati sulla conoscenza che utilizzano strategie di ragionamento formali ma, è ugualmente possibile il richiamare la nostra storia di tali decisioni, di tali confronti con gli eventi, i segnali alcuni dei quali possono essere  consci, e altri possono essere completamente inconsci, e appaiono nella forma di una tendenza (bias) che vi porterà a prestare particolare attenzione a un certo esito futuro o a ad alcune decisioni possibili per evitare un certo esito futuro.

L’autore sottolinea come, di fronte a decisioni da prendersi con incertezza nei termini di risultato ,sistemi come questo possano essere utili nel senso di potersi destreggiare in ciò che diversamente sarebbe un problema  impossibile da affrontare almeno in uno spazio di tempo utile. E’ molto più “economico” avvalersi di certi segnali che dover analizzare alcune situazioni nei minimi dettagli.

 

RISULTATI SPERIMENTALI NELL’AMBITO DELLA PRESA DI DECISIONI

Si può decidere di creare situazioni sperimentali nelle quali alcuni soggetti devono prendere decisioni che saranno o premiate o punite, in cui l’esito è altamente incerto (es. il gioco d’azzardo). Se per esempio i soggetti sperimentali devono compiere una scelta fra due mazzi di carte vantaggiosi e due mazzi che non lo sono e, durante il compito  si controllano gli indici dello stato emozionale di ognuno, per esempio battito cardiaco o conduzione cutanea, si potrà osservare come  gli individui normali (non cerebrolesi) comincino a fornire quelle risposte di conduzione cutanea di fronte ai mazzi negativi e come questi indici aumentino man a mano che il gioco procede .Tali indici sono completamente assenti se i soggetti si avvicinano ai mazzi positivi.

Tramite esperimenti simili A. Damasio e collaboratori sono stati in grado di dimostrare che tali processi avvengono  senza la conoscenza dell’individuo.

Così l’individuo sta compiendo delle discriminazioni – è il cervello dell’individuo che le compie- ma l’individuo  non sa che i mazzi  di fronte ai quali sta producendo quei segnali dei quali egli non è pienamente consapevole,   sono quelli negativi. Le risposte fisiologiche sono state attivate ma il soggetto non si è ancora potuto rappresentare  per intero la situazione.

Se avvengono manipolazioni del premio e della punizione, i soggetti iniziano a cambiare la direzione delle scelte persino senza conoscere in anticipo e pienamente il perché stiano facendo quelle scelte  e senza averle chiaramente rappresentate.

Solo più tardi potranno farsi quella rappresentazione ed è degno di nota che ci sia un periodo durante il quale, pur in assenza della conoscenza, i soggetti stanno già facendo la scelta corretta ed è possibile rilevare una controparte fisiologica di questo.

Nei pazienti che presentano lesioni alle cortecce pre-frontali, la registrazione degli indici fisiologici  risulta completamente piatta.

In altre parole quei pazienti non assumono comportamenti appropriati in termini di scelte e non generano responsi  di conduzione cutanea anticipatamente rispetto alle scelte che essi non compiono mai correttamente.

C’è quindi una correlazione fisiologica molto  chiara tra il comportamento inappropriato di questi pazienti e il correlato fisiologico della “diminuzione” del segnale emozionale, in relazione a qualcosa che dovrebbe causare un allarme nel paziente ma non lo sta più facendo.

 

Un punto di vista diverso sulle emozioni corrisponde alla prospettiva del percepente le emozioni.

Gli studi effettuati consistono nel tentare di elicitare emozioni nel seguente modo:

Ad alcuni soggetti viene chiesto di richiamare un evento emozionalmente intenso della loro vita e una volta riusciti nel farlo devono rimettere in scena quell’emozione  e  ripassare attraverso quell’esperienza. Grazie alle tecniche di imaging è possibile vedere quali strutture cerebrali si attivano durante tale compito

Durante un esperimento effettuato dall’autore, sono avvenuti cambiamenti statisticamente significativi nella direzione dell’attivazione delle aree cerebrali.

Significa che alcune aree sono molto attive durante questi processi emozionali  e ciò ci riporta ai commenti fatti all’inizio del discorso: le strutture nel tronco encefalico e nell’ipotalamo che sono deputate alla regolazione fondamentale della vita, alla regolazione del metabolismo, alla regolazione del sonno e della veglia, sono strutture coinvolte dai processi emozionali e ciò convalida l’idea di emozione come un più elevato livello dei processi di regolazione solo un poco più complesso in termini del repertorio di risposte.

Nel caso dell’emozione di tristezza , connessa a un importantissimo disturbo quale è la depressione, risultano fortemente attivate non solo le strutture del tronco cerebrale implicate nella regolazione dei livelli basici della vita ma ,anche strutture quali l’ipotalamo e le strutture ventro-mediali del lobo frontale.

Per esempio nei pazienti con depressione e maniacalità, vi sono di fatto non solo cambiamenti strutturali ma anche cambiamenti nell’attivazione delle stesse regioni.

Così abbiamo una connessione  tra il normale stato della tristezza e  una situazione molto anormale, nella quale l’emozione della tristezza viene mantenuta ad un livello elevato e in modo improprio, non per pochi minuti ma per ore, giorni, settimane, e persino mesi, come nel caso della depressione.

Il tronco cerebrale umano è molto simile al tronco in altre specie ma, non c’è dubbio che questo set di strutture così coinvolto nella regolazione biologica sia anche coinvolto nelle emozioni e questo è un punto utilizzabile  ponte per il prossimo argomento: la coscienza.

 

COSCIENZA

La connessione tra coscienza ed emozioni è molto semplice e molto diretta.. L’idea di A. Damasio è che la coscienza sia al suo livello basico un aspetto aggiuntivo della regolazione della nostra vita.

I  meccanismi fondamentali per  l’acquisizione della coscienza  dipendono, molto fortemente ,  dalle strutture  illustrate in precedenza , queste ultime sono fondamentali sia per l’emozione  sia per la regolazione basica della vita.

Tutte queste strutture risultano implicate nei processi di regolazione della vita in differenti  tipi di ambiente.

La proposta dell’autore, per l’area delle emozioni, viene qui di seguito riassunta in due punti principali

1)      Propone differenti tipi di emozioni, una delle quali estremamente semplice e condivisa da creature non umane, e questa è ciò che chiama core-consciousness: un centro della coscienza con un protagonista che è il nucleo stesso, che offre all’organismo il senso del  self  (sense of the self) nel qui e ora

2)      Propone un altro tipo di coscienza maggiormente complessa: the extended consciousness, la coscienza estesa, dove il protagonista è il Sé-autobiografico o Sé-esteso e fornisce all’organismo un senso di sé elaborato (un’identità, una persona) che tiene conto del passato vissuto e del futuro che anticipa (cfr. “The Feeling of What Happens” di A. Damasio)

Il punto di vista dell’autore sulla coscienza si caratterizza nel sostenere che non si debba  limitare il progetto della comprensione della coscienza alla sola comprensione di come noi creiamo immagini: risolvere questo enigma non significa necessariamente comprendere come la coscienza si forma. Il cuore del problema per l’autore è: non come costruiamo il film del cervello ma, come la mente cosciente sta conoscendo quelle immagini che ci riguardano, che appartengono a noi soli e alla nostra personale prospettiva.

La questione del possesso del film nel cervello, per l’autore, è il problema del Sé.

Riprendendo la distinzione operata tra core-consciousness ed extended consciousness, è importante sottolineare come la coscienza estesa corrisponda ad un Sé molto più complesso, che dipende da una memoria abbondante del passato e da una memoria abbondante di scenari di un possibile futuro, dipende inoltre dal linguaggio che ci permette di organizzare tutta questa conoscenza. Ma l’autore considera questo Sé autobiografico come molto radicato nel Sé centrale e vede il Sé centrale come radicato in qualcosa di fondamentale quale è la rappresentazione del cambiamento degli stati dell’organismo.

Abbiamo una mente, un Sé  e questo dipende dalle rappresentazioni dell’organismo quale è adesso e dall’interessantissima fabbricazione della rappresentazione del corpo, per come diventa momento dopo momento quando è trasformato dell’interazione con un particolare oggetto, sia esso un oggetto esterno oppure proveniente dalla nostra mente. 

Indagare come le immagini visive sono create da un sistema quale è quello visivo ,tralasciando appositamente questioni quali quelle del Sé ,consiste in pura strategia. Limitarci a un progetto di comprensione di immagini non ci fa arrivare al problema centrale della coscienza ; esiste un problema addizionale : il  modo in cui ciascuno di noi considera quelle immagini che sono generate , questo è un problema che dipende interamente da come il Sé  in un particolare individuo, sta operando.

A. Damasio pensa che le condizioni nelle quali una parte del cervello sta operando, nel registro  visivo o uditivo per esempio, dipendano da qualcosa di molto più centrale , che è la condizione del Sé , che corrisponde alla condizione della coscienza.

Esseri umani con  profondi danni al sistema visivo,  che non sono in grado di riconoscere visi famigliari, se confrontati con stimoli che non possono riconoscere si dimostrano consci di non avere coscienza di quello stimolo, in altre parole mantengono perfettamente la coscienza del fatto che essi non sono più in grado di correlare un particolare stimolo alla passata conoscenza. Così c’è qualcosa che è centrale e, che è esterno a tutti questi diversi sistemi sensoriali, che ha a che fare con il Sé, ha a che fare con quel singolo organismo per il beneficio del quale diversi sistemi sono attivi.

Non  possiamo  arrivare alla comprensione della coscienza studiando solo i sistemi sensoriali.

La sfida più urgente consiste secondo A. Damasio, nello scoprire come passiamo da un neuro-pattern (schema neurale)  iniziato nei circuiti neuronali  a un’immagine mentale .

A questo punto però si presenta un problema strettamente connesso: un problema di qualità.

Per qualità si può intendere un qualcosa che noi sentiamo quando siamo coscienti, una sorta di modo nel quale la coscienza sente qualche cosa. Secondo l’autore il modo in cui la coscienza nella mente sente come sente, è dovuto alla presenza del sentimento  nell’organismo.

Così  la questione della coscienza e dei modi nei quali essa sente ha a che fare con la natura dei sentimenti stessi.

E’ improbabile che una mente “galleggi intorno” senza connessione alla fondamentale rappresentazione dell’organismo nelle sue multiple dimensioni.

Ciò che fa sentire il modo in cui essa  sente è esattamente la natura di quella rappresentazione e questo significa che la questione centrale consiste nella conversione delle mappe neurali nelle mappe sensoriali.

L’aspetto critico del  problema  è: la via attraverso la quale voi potete generare in un cervello, ovviamente in un organismo vivente, il senso della descrizione della prima persona. Secondo l’autore è possibile generare ciò senza fare ricorso ad un “Homunculus” o altro simile a questo. Se noi immaginiamo che lo stesso tipo di tessuto, lo stesso tipo di processo che genera   il film del cervello genera anche, usando precisamente lo stesso tipo di macchinario, la fondamentale conoscenza che quel film appartiene a quell’organismo abitato da quel film, possiamo ipotizzare che gli organismi siano in possesso di un film multi-dimensionale, non un film di Hollywood, non  solo lo schermo perché esso è sullo schermo, è in uno spazio, uno spazio multi-dimensionale che include molti binari  sensoriali, visivi, uditivi, somato-sensoriali e dentro al film c’è un messaggio che è in via di costruzione, costruito senza linguaggio ma che può essere tradotto in un linguaggio e il messaggio è: ”Guarda, questo appartiene a te, questo sta succedendo qui, questo che sta succedendo appartiene all’organismo”. E  la via nella quale questo messaggio può essere plausibilmente costruito e trasmesso  è precisamente quella del linguaggio del sentimento, un linguaggio della rappresentazione del corpo.

Così se possiamo ipotizzare rappresentazioni dello stato corporeo e, rappresentazioni  di qualsiasi altra cosa che cade nei nostri sistemi sensoriali e se quelle rappresentazioni sono continue,  non si fermano mai perché il cervello è una platea “imprigionata” nel corpo,   allora abbiamo anche la possibilità di porre in evidenza una notevole quantità di relazioni fra il corpo, i suoi cambiamenti di stato e un oggetto.

Avere il sentimento di quel cambiamento potrebbe corrispondere alla fonte della prospettiva della prima persona.