Università degli Studi di Torino
Facoltà di Psicologia
Anno accademico 2000-2001


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Le influenze integrative dei processi emotivi nello sviluppo e nella psicoanalisi

Scheda riassuntiva del lavoro
Moving Ahead: Integrating Influences of Affective Processes for Development and for Psychoanalysis
di Robert N. Emde

a cura di
Stefano Rampone
Maurizia Albanese
Simona Banino


In questo articolo l'autore pone in evidenza l'importanza delle influenze integrative proprie dei processi emotivi in ambito evolutivo, le cui funzioni connettive sono state spesso trascurate dal mondo psicoanalitico. Due concetti cardine definiscono l'ossatura del pensiero di Emde in questo saggio:

Integrazione. E' una funzione associativa che permette di comporre delle parti in modo tale che l'unità globale risulti maggiore della somma dei singoli elementi. Le emozioni, il cui ruolo di guida diventa fondamentale durante l'età evolutiva, da una parte soddisfano la necessità di incorporare i diversi cambiamenti che si verificano nello sviluppo, dall'altra permettono di mantenere una certa continuità individuale.

Sviluppo. E' la dimensione relativa ai cambiamenti interni all'individuo nel corso del tempo. La sua natura è necessariamente interattiva, dal momento che è implicita una relazione persona/ambiente volta alla definizione di una complessità sempre più organizzata.

La tesi sostenuta da Emde riguarda l'evoluzione del pensiero psicoanalitico: quest'ultimo, da Freud in poi, si sarebbe evoluto verso la definizione di un modello organizzativo, dal quale emergerebbero chiaramente le funzioni regolatorie e segnalatorie dell'universo emozionale:i processi affettivi verrebbero ad implicare attività cognitive (consce e inconsce) responsabili dell' organizzazione dei processi mentali.. La continuità degli aspetti emotivi caratterizzerebbe passo per passo lo sviluppo individuale, assumendo quindi un ruolo fondamentale nella costruzione delle relazioni oggettuali .

Secondo l'autore questo ambito di ricerca è contraddistinto da tre prospettive teoriche:

- l'aspetto adattivo: oltre alle emozioni relative ai processi shot-acting e longer-acting, occorre considerare anche i processi emozionali correnti.

- l'aspetto della complessità: le emozioni non sono più intese come "basilari", ma come processi mentali di flussi di informazione dall'ordinamento complesso , le cui configurazioni possono emergere nel setting analitico.

- l'aspetto relazionale: si sottolinea l'importanza del contesto e la ineludibile validità ecologica nella conduzione di studi sulle emozioni.

I processi emotivi provvedono dunque alle influenze integrative lungo tutto il corso della vita; tuttavia gli esempi più rilevanti si manifestano durante i primi anni dello sviluppo del bambino, quando si costituiscono e si modificano continuamente nuovi pattern emozionali.

Si verifica inoltre un progressivo riorientamento nella relazione tra ambiente e bambino, il cui ruolo subisce un continuo cambiamento in seguito alle mutate aspettative genitoriali.

Riprendendo e rielaborando le osservazioni di René Spitz, si sono individuati quindi sei stadi evolutivi corrispondenti alla comparsa di pattern emozionali diversi:

1) periodo neonatale : pianto;

2) 2-3 mesi : sorriso sociale (comunicazione di una condizione di benessere);

3) 6-8 mesi : incertezza dovuta alla comparsa della realtà esterna, importanza dei referenti sociali;

4) 10-13 mesi : deambulazione, sentimento di orgoglio ed esaltazione, necessità di rifornimento emozionale da parte dei genitori;

5) 18-22 mesi : transizione dal periodo neonatale all'infanzia, consapevolezza di sé, azioni prosociali, "no semantico";

6) 3-4 anni : competenza verbale.

Dal momento che l’ipotesi di questo saggio è che i processi emotivi partecipano attivamente allo sviluppo cognitivo e al cambiamento evolutivo, il significato delle emozioni cambia profondamente: ad esse viene infatti riconosciuta la funzione di "costruzione del sé" (entropia negativa), in aggiunta a quella di difesa e di "scarica" (entropia).

Per chiarire il ruolo delle emozioni nei processi di costruzione del self, è necessario introdurre il concetto di nucleo emotivo del sé. Questo infatti permette di spiegare il mantenimento della propria identità nel tempo, in quanto conferisce unitarietà alla nostra esperienza e costanza alle nostre emozioni.

Quest’ultima caratteristica può essere spiegata sia in termini biologici, attraverso gli studi transculturali sulle espressioni facciali, sia in termini comportamentali, analizzando la relazione tra il bambino e i genitori.

Infatti quando il bambino ritrova nelle risposte emotive della madre i propri stati mentali (funzione riflessiva), mappa queste espressioni attraverso procedure automatiche, coinvolgendo il sistema di attaccamento. Quest’ultimo permette un monitoraggio continuo della disponibilità emotiva dei caregivers da parte del bambino: capacità che si sviluppa tra i 7 e i 9 mesi, definita "riferimento sociale".

Quando gli episodi di condivisione delle emozioni si ripetono, si creano delle rappresentazioni prototipiche del sé in relazione agli altri, le quali si strutturano in classi funzionalmente equivalenti. Queste generano immagini, che immagazzinate nella memoria, diventano modelli correnti di ciò che avviene e aspettative riguardo al comportamento altrui e ai propri sentimenti.

L’insieme di tali schemi forma il nucleo emotivo: un area inconscia con funzionamento automatico, di cui si ha consapevolezza solo quando vi è un blocco nei meccanismi mentali di regolazione.

Inoltre dato che le emozioni sono legate a esperienze relazionali significative avvenute in passato, vengono riattivate più facilmente in circostanze analoghe in quanto sono continuamente attive a livello della memoria.

Gli schemi emotivi del nucleo del sé non sono fissi, ma vengono continuamente ricostruiti, in modo da soddisfare esigenze adattive.

Il nucleo emotivo regola quindi non solo il senso del sé, ma anche quello dell’intersoggettività e reciprocità, come risultato dell’interiorizzazione delle esperienze relazionali dei primi anni di vita.

Le influenze organizzative degli schemi emotivi correnti del sé in relazione agli altri, possono essere illustrate da dati provenienti da ricerche e dal pensiero clinico evolutivamente orientato.

Una prima area di ricerche, è data dagli studi sull’attaccamento.

Le aspettative emozionali interiorizzate, cioè i "modelli in atto dell’attaccamento", sono date da ripetuti scambi emotivi tra bambino e caregiver.

Le differenze nella disponibilità della figura di riferimento ai bisogni ed ai segnali emotivi del bambino, conduce ad una differenza nei pattern di sicurezza-insicurezza del bambino stesso.

Attraverso studi cross-generazionali, soprattutto ad opera di M. Main e di Fonagy, è stata rilevata una costanza tra generazioni nel comportamento di attaccamento e la formazione di una relazione specifica tra il bambino ed ognuno dei due genitori nel corso del primo sviluppo.

Un’altra area di ricerca, fa riferimento ai processi di trattamento psicoanalitico negli adulti.

Sono stati identificati pattern di transfert ripetuti, legati ad una particolare modalità di aspettativa emotiva che origina dal tipo di esperienza di attaccamento sperimentato nella prima infanzia.

L’intensa esperienza emotiva molto intima che caratterizza la situazione psicoanalitica, ci conduce ad ipotizzare un’analogia con il tipo di relazione bambino-cargiver. In entrambe i casi, è indispensabile che ci sia una persona disponibile emotivamente che per il bambino è rappresentata dal cargiver, per l’analizzando dall’analista.

La relazione psicoanalitica, permette che gli schemi emotivi di sé in relazione agli altri vengano rievocati e riattivati con il connesso significato emotivo. In seguito, attraverso l’interpretazione, è possibile la riorganizzazione di tali schemi.

Avendo attribuito molta importanza all’aspetto strettamente emotivo della relazione psicoanalitica, non si intende, però, sottovalutare il ruolo dell’interpretazione.

Introspezione ed empatia sono incluse nelle tecniche psicoanalitiche, conducendoci ad esplorare due aree della comunicazione emotiva: la segnalazione affettiva e la comunicazione emotiva inconscia.

La maggioranza dei segnali affettivi avvengono in modo automatico ed inconscio, come un’abilità procedurale.

L’empatia implica una comunicazione inconscia sia di emozioni semplici che di emozioni più complesse. Risulta quindi di particolare rilevanza, la prontezza dell’analista per la comunicazione controtransferale, integrativa ed affettiva.

Infatti, una nuova riorganizzazione degli schemi emotivi, può solo avvenire in relazione ad un processo di riferimento che leghi funzioni verbali e simboliche a funzioni subsimboliche.

Un importante sostegno scientifico alle formulazioni riguardanti i processi affettivi, proviene dagli studi delle neuroscienze cognitive ad opera di Schore e di Bucci.

Damasio, Edelman e LeDoux si sono invece occupati della basi biologiche dei processi emotivi e delle più alte funzioni integrative del cervello.

Le tematiche più rilevanti, riguardano:

  1. la visione dei processi emotivi in una prospettiva di informazione processuale;
  2. le strutture dei processi informativi emotivi (aree dinamiche);
  3. la locazione ed il circuito di specifici pattern emotivi;
  4. le basi per la conoscenza dei segnali affettivi e degli schemi di sé in relazione agli altri;

il funzionamento del senso di sé, in questa prospettiva, riguarda l’attività coordinata di molteplici regioni celebrali, risultante da una continua ristrutturazione inconscia.

Concludendo, abbiamo appreso che ad ogni livello dell’organismo è presente un’azione coordinata tra geni ed ambiente, sincronica e probabilistica.

Il pensiero connessionista ha altresì rilevato, che l’evoluzione garantisce risultati adattivi ma non vengono specificati i singoli stadi del processo seguito; talvolta i meccanismi evolutivi potrebbero non essere ottimali, ma continuano a lavorare in ogni caso.

Come mai? La scienza non è in grado di dare spiegazioni a riguardo…

Una via alternativa ci può essere fornita dall’attribuire all’immaginazione ed alla creatività un ruolo sostanziale per la determinazione del sé.

Aumentando le alternative possibili, le attività immaginative anticipatorie, guidate dalle emozioni, sono una caratteristica dello sviluppo interattivo nell’essere umano.