Università degli Studi di Torino
Facoltà di Psicologia
Anno accademico 2001-2002

Corso di Psicosomatica

Materiali per il corso a cura degli studenti:

“Il caso di Gergette” – tratto da “Teatri del corpo” di Joyce McDougall

a cura di Serena Giampaolo e Elena Gualtieri


Ultimo aggiornamento: lunedì 13 aprile 2015 17.26

Il caso di Georgette rientra nei casi di pazienti polisomatizzanti, caratterizzati dall’impossibilità di individualizzarsi. A causa di ciò questi pazienti rifiutano di abbandonare il corpo madre e creano un corpo combinato al posto del proprio corpo.

Le ragioni che spingono la donna a rivolgersi ad un’analista sono un’estrema depressione e senso di angoscia; a ciò si aggiungono però molteplici sintomi psico-somatici quali allergie cutanee, asma, ulcera gastrica, riniti, faringiti,aritmia, tachicardia e molteplici fobie.

Georgette è una pediatra affermata, questa sua professione si rivela cruciale all’interno della sua problematica: è in lei una continua lotta tra il buono e il cattivo, derivata da una mancata scissione dell’oggetto.Tale meccanismo è ipotizzato dalla Klein come la forma più primitiva di difesa contro l’angoscia. L’oggetto verso cui si dirigono le pulsioni erotiche e distruttive, nella prima infanzia rappresentato dalla figura materna, dovrebbe venire scisso in oggetto buono e cattivo, in questo caso invece si assiste alla mancata scissione che porta ad una madre e successivamente a degli oggetti che contemporaneamente attraggono e rifiutano.

La mancata scissione si ripercuote sull’identità di Georgette che si vive e si comporta come una "santa" espellendo e non riconoscendo le proprie pulsioni negative, aggressive e distruttive, che restano , quindi, incontrollate e trovano come unica possibilità di manifestarsi quella somatica.

Ciò è, inoltre riconducilbile alla incapacità di simbolizzazione che la scuola francese di Marty definisce come conseguenza del "pensiero operatorio" a sua volta derivato dall’assenza di una madre che Winnicott definirebbe "sufficientemente buona".

L’esistenza della suddetta scissione è comprovata dal fatto che la maggior parte dei sintomi scompare nel momento in cui Georgette accetta la bambina piena d’odio che è in sé , permettendole di manifestarsi durante le sedute analitiche, con un effetto liberatorio e riducente la scarica somatica diretta.

La McDougall sostiene che le malattie psicosomatiche possono rappresentare una lotta per la sopravvivenza psichica, la psiche si esprime in modo arcaico, non simbolico attraverso il disfunzionamento somatico.

La paziente mostra l’uso del corpo come mezzo per sentirsi viva e usa i sintomi corporei come attrattiva atta ad ottenere l’attenzione e le cure prima della madre , poi del marito e infine dell’analista stessa.

La sintomatologia cutanea, caratterizzata da violente allergie, era stata ereditata direttamente dalla madre e trasmetteva il messaggio " Tu sei come me, tu non esisti".L’analista interpreta ciò come la rappresentazione di un legame erotico e primitivo con il corpo materno nonché come mezzo atto a impedire il legame sessuale con il padre , simbolico e caratteristico della fase edipica. Ciò può essere visto come una mancata elaborazione dell’Edipo diretto e inverso che porta a muti interdetti eterosessuali ed omosessuali e ad un difficile rapporto con il suo corpo e la sua femminilità.

Queste considerazioni vengono tratte nel settimo anno di analisi, nella prima seduta al ritorno dalle vacanze estive. Emerge l’impossibilità della paziente di elaborare gli impulsi libidici arcaici che si manifesta a livello somatico con violente allergie verso i frutti di mare e con l’esigenza che nessun odore naturale emanasse dal proprio corpo. Da ciò si può trarre l’esistenza di un parallelismo tra gli odori e la sessualità., confermato dal fatto che il bambino impara a conoscere molto presto l’odore del sesso materno. Nel caso specifico, però, abbiamo altri dati confermanti tale parallelismo.

Georgette durante le associazioni riferisce che il termine volgare utilizzato per designare il sesso femminile nella sua lingua è "moule", cozza e inoltre nel momento in cui entra nella scena analitica la figura paterna, la paziente riporta ricordi d’infanzia legati alla voracità del padre degli stessi frutti di mare che a lei provocano insopportabili allergie.

Georgette ricorda, inoltre, un’immagine in cui il padre separa le due piccole parti, da lei denominate piccole labbra a fronte di un lapsus, del guscio della cozza e condisce con una goccia di limone, la scena descritta rappresenta nel mondo interno della paziente la scena primaria. Il parallelismo frutti di mare – sessualità si estende quindi a includere la coppia genitoriale che viene rifiutata esattamente come è rifiutato il corpo con i suoi odori, in particolar modo quelli sessuali, rifiuto che si esprime somaticamente con allergie ai crostacei.

Georgette parlava con difficoltà di quel corpo, i turbamenti edipici erano stati precocemente rimossi i genitori combinati non erano simbolizzabili e avevano lasciato il posto ad un corpo combinato dai confini fragili. L’evento scatenante questa situazione era stata la nascita della sorella minore all’età di quindici mesi che l’aveva portata a sentirsi cancellata creando un falso-sé, dietro cui si cela il bambino alla ricerca di un rapporto simbiotico al quale contemporaneamente vuole sottrarsi forte di un’illusoria indipendenza e autonomia, e un’immagine corporea dai confini fragili che si allargano al contattato con una figura significativa fino ad includerla. Ciò si esprime nel legame osmotico con la madre che la porta ad acquisirne gli stessi sintomi somatici, e in quello con l’analista , che la porta alla fantasia di costituire un tutt’uno con lei espressa nelle frasi "cosa ha fatto alla mia faccia" e "ho incontrato nostro marito per le scale".

Particolarmente interessante è il corpo e in particolar modo la pelle del corpo di Georgette vissuto come oggetto transizionale, definito da Winnicott come un oggetto materiale che il bambino tra i quattro e i dodici mesi tiene presso di sé per addormentarsi.Questo fenomeno consente al bambino di passare dalla prima relazione con la madre alla relazione oggettuale, e gli permette di percepire un oggetto nettamente separato da sé.

In questo caso si tratta di una pelle e di un corpo utilizzati dalla paziente come mezzo per sentirsi e per essere amata e curata: Georgette, infatti, desidera che essi siano malati e ama le sue capacità di farli ammalare, è infatti inquieta di fronte alla scomparsa potenziale dei suoi mali.

CONCLUSIONI

Questo caso clinico ci è sembrato particolarmente interessante perché conferma due ipotesi che a nostro avviso non dovrebbero essere perse di vista.

Innanzitutto il paziente spesso esprime ciò che non riesce ad elaborare simbolicamente, in maniera diretta attraverso il corpo e inoltre mostra come spesso la sintomatologia che viene presentata all’analista è un oggetto d’odio e d’amore per il paziente che la vive. Egli da un lato vorrebbe liberarsene ma dall’altro tiene ai propri sintomi perché sono stati costruiti con un sottile gioco di simbolismi per regolare il proprio mondo interno, le proprie relazioni oggettuali ma anche perché essi divengono parte della sua identità e, più o meno inconsapevolmente, a seconda dei casi, mezzo di scambio e ricatto verso le persone che lo circondano.

torna all'inizio della pagina ...

© 2001 Silvio A. Merciai