Università degli Studi di Torino
Facoltà di Psicologia


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Materiali per il corso a cura degli studenti

INTELLIGENZA EMOTIVA E CERVELLO EMOTIVO

di G. Taylor, J. Parker, R. Bagby (1999)

a cura di

claudio graticola


Il costrutto di alexithymia viene confrontato dagli autori, con i costrutti di intelligenza emotiva di Daniel Goleman (1995) e di cervello emotivo di Joseph Le Doux (1996).

L’alexithymia (Nemiah, Freyberger, Sifneos 1996) presenta le seguenti caratteristiche:

1.      difficoltà di identificare i sentimenti e le emozioni;

2.      difficoltà di descrivere i sentimenti e le emozioni;

3.      limitata capacità immaginativa;

4.      stile di pensiero orientato verso la realtà esterna.

L’intelligenza emotiva (Salovey e Mayer 1989-1990) è definita come “la capacità di osservare le proprie ed altrui emozioni, di differenziarle e di usare tale informazione per guidare il proprio pensiero e le proprie azioni”.

Gli autori nel 1997 hanno modificato la definizione di intelligenza emotiva, ponendo l’accento:

1.      sulla capacità di pensare i sentimenti;

2.      sulla capacità di regolare le emozioni.

L’intelligenza emotiva comprende:

1.      la consapevolezza dei propri sentimenti;

2.      la percezione dei comportamenti non-verbali, inclusi:

a)    le sensazioni corporee evocate dall’attivazione emozionale;

b)   le espressioni facciali;

c)    il tono della voce;

d)   la gestualità esibita dagli altri.

Alcuni concetti psicoanalitici convergenti con quello di intelligenza emotiva sono:

1.      l’emozione come segnale, per cui Freud ipotizzò che l’ansia fosse un’informazione all’Io per mobilitare le difese contro pulsioni e fantasie interdette. Anche gli affetti depressivi (tristezza) segnalano all’Io la perdita dell’attaccamento ad una persona amata;

2.      la psycological mindedness, che è la predisposizione ad un approccio orientato psicologicamente;

3.      la funzione riflessiva, che per Fonagy (1991) è la capacità di pensare e riflettere sugli stati emotivi propri ed altrui.

Tra i costrutti di alexithymia e di intelligenza emotiva esiste una somiglianza ed una forte relazione inversa. In effetti i risultati di valutazione, confermano che i due costrutti sono opposti e fortemente sovrapposti.

Come implicazioni cliniche si può ipotizzare che:

1.      pazienti con bassa intelligenza emotiva rispondano poco a forme di psicoterapia di insight;

2.      una malattia psicosomatica può essere indotta dallo stress di una inappropriata terapia psicoanalitica.

Il cervello emotivo (Le Doux 1996) è il sistema dell’elaborazione emozionale che opera indipendentemente ed al di fuori dell’esperienza cosciente.

La struttura- chiave di questo sistema, almeno per rabbia e paura, è l’amigdala che può essere raggiunta dagli stimoli tramite due circuiti:

1.      talamo-amigdala, è una via diretta che consente una rapida risposta in caso di attacco-fuga;

2.      talamo-neocorteccia-amigdala, che consente una valutazione ed una risposta emotiva più ponderata.

Le Doux (1989-1996) ipotizza che i sentimenti vengano vissuti quando le rappresentazioni degli stimoli effettuate dall’amigdala e dalla neocorteccia, insieme alle rappresentazioni degli stimoli scatenanti, sono immesse nella memoria di lavoro e si integrano con le esperienze passate e le rappresentazioni del sé. Vi sono evidenze che la memoria di lavoro coinvolge l’attività della corteccia prefrontale laterale, la corteccia cingolata anteriore e la corteccia orbitofrontale.

Goleman (1995) chiama “dirottamento emotivo” il comportamento che consente al sistema emozionale di agire indipendentemente dalla neocorteccia, tramite la via diretta talamo-amigdala.

 

Studi neurobiologici

Hoppe (1977) ipotizza che l’alexithymia sia associata ad una limitazione funzionale della comunicazione interemisferica.

Lane (1997) ipotizza che l’alexithymia (e forse l’intelligenza emotiva) possa essere associata ad un deficit nell’attività della corteccia cingolata anteriore durante l’attivazione emozionale.

Studi sul sonno e sul sogno. Per Le Doux (1996) la corteccia non è attivata durante il sonno, tranne che durante il sonno REM, quando è coinvolta nell’elaborazione di eventi interni. La capacità di ricordare i sogni al risveglio e riflettere sul loro contenuto è una componente importante dell’autoconsapevolezza.

Per Levin (1990), Macquet (1996), Panksepp (1998) la funzione del sonno REM potrebbe avere un ruolo:

1.      nell’elaborazione della memoria procedurale-implicita;

2.      nell’integrazione ed elaborazione dell’informazione emotivamente carica.

Quest’ultima idea sembra confermata da uno studio PET che mostra come il sonno REM sia associato ad intensa attività dell’amigdala e della corteccia cingolata anteriore, che sono coinvolte nei ricordi carichi di emozioni.

Il ridotto sonno REM degli individui alessitimici potrebbe rappresentare una capacità limitata di elaborare intense esperienze emozionali.

 

Proposte

Proponiamo, sulla base del modello di Le Doux (1996), che una bassa intelligenza emotiva sia associata con:

1.      un deficit del transfer interemisferico;

2.      un’ipoattività della parte di corteccia cingolata anteriore, che presiede l’attenzione selettiva e la memoria di lavoro;

3.      una riduzione di sonno REM, con associati deficit della memoria procedurale-implicita e dell’informazione emotivamente carica.

Gli stati emotivi evocati dall’attivazione dell’amigdala potrebbero essere disregolati per due motivi:

1.      il feed-back inibitorio inconscio dalla corteccia prefrontale sarebbe causato da un mondo rappresentazionale impoverito;

2.      la limitata abilità di rappresentare le emozioni, tramite parole e fantasie, restringerebbe l’uso dei processi consci per modulare l’attivazione emotiva attraverso la via cortico-amigdala.

In caso di forte stress, la ridotta abilità di modulare l’attività dei sistemi endocrino ed autonomo periferico, potrebbe causare nel tempo l’esordio di malattie psicosomatiche.

Proponiamo che le prime relazioni di attaccamento siano una variabile critica nelle differenze individuali di intelligenza emotiva.

Modelli teorici indicano che il processo di rappresentazione delle emozioni viene favorito dal rispecchiamento delle espressioni emotive del bambino da parte della figura di accudimento (primary caregiver).

In studi recenti l’alexithymia è risultata associata a stili di attaccamento insicuro.

Vi sono evidenze empiriche che le interazioni emozionali fra il bambino e la figura primaria di attaccamento influenzano la maturazione di parti del cervello che presiedono alla consapevolezza e regolazione delle emozioni.

Vi sono anche evidenze che grave abuso o trascuratezza possono impedire la maturazione neocorticale nei bambini, ridurre la differenziazione dell’emisfero sinistro ed invertire la normale asimmetria emisferica sinistro-destro.

Goleman (1995) ipotizza che sia possibile imparare le abilità di intelligenza emotiva in ogni fase della vita.