Università degli Studi di Torino
Facoltà di Psicologia


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Tesi di laurea


Manuela Lombardo

Pelle e malattia psicosomatica - La dermatite atopica

 

 

La scelta di svolgere questa tesi è stata dettata da un interesse personale, accompagnato dalla convinzione di una possibile origine psicosomatica delle malattie della pelle, in particolare la dermatite atopica.

Attraverso l’analisi delle ricerche e del pensiero di diversi autori, ho cercato una conferma a quest’ipotesi.

Il primo capitolo si apre con una spiegazione dei concetti di mente e corpo e di come, nel corso del tempo, vi sia stato un passaggio dalla loro separazione all’integrazione, fino ad arrivare al modello olistico, cardine della prospettiva psicosomatica, che considera l’uomo come organismo biopsicosociale, costituito da un’inscindibile unità psiche-soma.

In seguito, vengono analizzate le principali teorie psicoanalitiche sulla genesi dei disturbi psicosomatici. L’importanza dell’apporto della psicoanalisi in tale campo è, infatti, di rilevanza fondamentale: i modelli teorici esposti contribuiscono, pur nella loro diversità, a far luce sulla complessa questione del rapporto mente-corpo.

Già Freud, nonostante la sua posizione in proposito non sia chiara, ricorda come tutto lo psichico si sviluppi in costante riferimento all’esperienza somatica.

Il disturbo somatico viene, inizialmente, considerato come espressione simbolica di un conflitto psichico, oppure si ricercano dei profili specifici di personalità del paziente.

Successivamente, però, l’interesse si rivolge alla relazione tra espressione emotiva e malattia. A tal proposito, nel primo capitolo è presente una disamina dei concetti di personalità psicosomatica e pensiero operatorio, elaborati da Marty e dalla “Scuola di Parigi”, e del concetto di alessitimia di Nemiah e Sifneos. Secondo il pensiero di tali autori, il paziente psicosomatico sarebbe essenzialmente caratterizzato da una difficoltà a identificare ed esprimere le proprie emozioni, che scaricherebbe, quindi, sul corpo.

L’alessitimia è oggi considerata uno dei maggiori fattori di rischio per lo sviluppo di malattie.

Dalle osservazioni cliniche, le psicosomatosi risultano essere molto più simili alle psicosi, che alle nevrosi. Lo scopo della malattia sembra essere, infatti, la protezione da angosce legate al timore di perdere la propria identità e i propri limiti corporei.

Per una maggiore completezza, nell’ultimo paragrafo, si ha una breve spiegazione del modello dello stress, con un’analisi dei concetti di stress ed evento stressante, e delle strategie messe in atto dall’individuo per farvi fronte, attribuendo un particolare significato alla valutazione cognitiva dello stimolo.

I modelli di principale interesse rimangono, comunque, quelli psicoanalitici.

Nel secondo capitolo si parla, attraverso i contributi delle maggiori autorità in tale campo, dell’importanza delle precoci relazioni madre/bambino sia per lo sviluppo psichico ed affettivo, che per la costruzione dell’immagine e dello schema corporeo in un’equilibrata unità psicosomatica.

Infatti, la formazione di un Sé allo stesso tempo psichico e somatico si costituisce a partire dal rapporto “diadico”.

Ho potuto capire l’importanza, perché questo avvenga, di una madre “sufficientemente buona”, capace di adattarsi attivamente ai bisogni del figlio e contenerlo dal punto di vista fisico e simbolico. Una madre in grado di dare voce e forma a sensazioni non pensabili, che permetta al figlio di dare sfogo sia alle pulsioni libidiche che aggressive e che, arrivato il momento, sappia indirizzarlo verso l’autonomia.

Solo così sarà possibile l’insediamento del Sé nel corpo, indispensabile per un sano sviluppo affettivo e per la creazione dell’apparato di pensiero. Solo così potrà essere acquisita la capacità di simbolizzazione e di elaborazione mentale.

Data l’importanza della relazione primaria per la formazione della personalità, risulta evidente come difficoltà all’interno della “diade”, dovute in molte occasioni ad una patologia materna, possano comportare una scissione mente/corpo, responsabile dell’insorgenza di malattie psicosomatiche. Il bambino non potrà appropriarsi psichicamente del proprio corpo, delle proprie emozioni, della capacità di collegare pensieri e sentimenti: le sensazioni spiacevoli, non potendo essere elaborate, si esprimeranno attraverso somatizzazioni.

E’, inoltre, messo in luce il ruolo fondamentale svolto dal contatto cutaneo nelle prime relazioni oggettuali.

Nel terzo capitolo si passa, quindi, ad una disamina della pelle da un punto di vista anatomico, fisiologico e psicologico, ribadendo l’importanza del tatto nella formazione della personalità e nelle esperienze dell’individuo.

La pelle è un organo di confine, ma anche mezzo privilegiato di relazione con il mondo esterno. Data la sua visibilità, è comprensibile come essa si presti facilmente a trasformarsi in uno specchio dell’anima.

Partendo da una spiegazione delle fondamentali funzioni biologiche e psichiche di tale organo, si arriva a trattare le teorie di Freud, Fenichel, Bick ed Anzieu riguardo all’argomento.

Si cercano poi di individuare, grazie anche all’analisi del pensiero di alcuni psicodermatologi, i principali fattori che permettono di ipotizzare una possibile origine psicosomatica delle affezioni cutanee.

Attraverso questa ricerca, ho potuto constatare l’importanza della pelle nelle prime relazioni oggettuali: è evidente, infatti, come tale organo svolga funzioni vitali, essendo l’involucro che avvolge il corpo e, al medesimo tempo, racchiude la psiche dell’individuo. A tale proposito, è importante sottolineare come le precoci esperienze tattili risultino indispensabili per la strutturazione di un confine tra il Sé e il non Sé e per la riuscita del processo di separazione-individuazione. Il contatto cutaneo con la madre è fondamentale per una sana crescita del bambino. In tal senso, le cure materne sono importanti non solo per l’alimentazione e la protezione dai pericoli esterni, ma soprattutto per le sollecitazioni emotive e fisiche alle quali è sottoposto il neonato. Le carezze della madre, la sua voce, il modo in cui ella tiene in braccio il bambino durante l’allattamento, ed in maniera particolare le sensazioni tattili ed olfattive derivanti dal contatto con il corpo materno, portano all’interiorizzazione della funzione di contenimento ed alla consapevolezza della pelle quale confine concreto del proprio Sé corporeo, che tiene insieme le parti della personalità.

Partendo da queste premesse, è stato possibile comprendere come alla base di molte malattie d’interesse dermatologico ci sia spesso una carenza di tali esperienze vitali, un deficit nelle funzioni materne, che lascia un vuoto nell’Io del bambino, creando un adulto la cui personalità sembra essere caratterizzata da un’inimicizia tra la mente ed il corpo.

Infatti, ho potuto concludere che per molti disturbi cutanei si può, a tutti gli effetti, parlare di “dermatosi psicosomatiche”.

Questa tesi tratta in modo particolare una precisa malattia cutanea: la dermatite atopica, o eczema costituzionale, di cui si parla nella seconda parte del lavoro.

Nel quarto capitolo si cerca di inquadrare la dermatosi dal punto di vista medico, descrivendone i sintomi ed il decorso clinico, e offrendo un quadro generale riguardo all’eziopatogenesi, alle terapie utilizzate dalla medicina ufficiale e alle cure termali.

Nel quinto capitolo si analizza, invece, la dermatite atopica secondo una prospettiva psicosomatica, tentando di individuarne le fondamentali cause psichiche.

L’interesse si concentra soprattutto sul ruolo delle precoci esperienze oggettuali, principalmente la relazione primaria del bambino con la madre, e sulle teorie riguardanti il deficit della capacità di espressione delle emozioni.

Esaminando il pensiero e le ricerche di psicologi, psicoanalisti e psicodermatologi, è evidente come l’eczema atopico possa essere definito un “protocollo sperimentale di psicosomatica”, un esempio di come la complessa relazione mente-corpo sia capace di condizionare, se non di determinare, una malattia dermatologica.

Nel caso specifico dei pazienti atopici, le indagini dimostrano che, oltre ad una predisposizione congenita ereditaria, una disfunzione nella diade madre/bambino è il fattore principale all’origine della dermatosi.

La madre non è stata in grado di svolgere adeguatamente le funzioni di sua competenza, provocando nel figlio una frustrazione dei bisogni affettivi.

Ciò che si è frequentemente riscontrato, è come l’atteggiamento di questa donna, caratterizzata da un tipo di personalità infantile, sia spesso incoerente. In molti casi ella presenta un’ostilità inconscia nei confronti del figlio, mascherata da una preoccupazione angosciosa per tutto ciò che lo riguarda. Di conseguenza, il bambino affetto da eczema costituzionale risponde attraverso la malattia ai segnali ambigui inviati dalla madre.  Inoltre, la madre non ama toccarlo, accarezzarlo ed abbracciarlo.

Dalle ricerche di diversi autori risulta evidente che il piccolo atopico, privato delle fondamentali esperienze tattili, non riesce a costruire l’idea della pelle come confine che tiene insieme le parti della personalità. Ciò sembra portare ad angosce psicotiche di frammentazione e perdita del Sé, che possono essere allontanate soltanto attraverso lo sviluppo della dermatite.

Inoltre, i soggetti affetti da dermatite atopica risultano essere più sensibili all’esperienza del distacco, che ha un’influenza, talvolta determinante, sull’insorgere o il recidivare delle lesioni. Lo squilibrio all’interno della relazione primaria ha creato un punto debole nell’intreccio mente-corpo, circoscritto alla pelle. I bambini con eczema atopico non raggiungono la creazione di un oggetto transizionale, ma la malattia lo sostituisce, rivelandosi un’organizzazione difensiva volta a negare il distacco e la separatezza. Perciò, tutte le volte che si ripresentano situazioni di separazione, anche in età adulta, le angosce di annientamento del Sé vengono somatizzate tramite l’eczema.

Non è stato possibile individuare un profilo di personalità specifico nel paziente atopico, ma, in genere, vi è una difficoltà nell’identificazione e nell’espressione delle emozioni, in particolare la rabbia e l’aggressività.

I sentimenti ostili sono repressi e rivolti verso se stessi, attraverso le lesioni eczematose.

Nel mio lavoro considero, inoltre, gli effetti che la presenza del disturbo comporta nella vita di questi individui, nelle loro relazioni, nell’immagine che hanno di sé e in quella che viene a loro rimandata, evidenziando la formazione di un circolo vizioso, responsabile dell’automantenimento della dermatite.

Un riferimento all’approccio neurobiologico alla psicodermatologia è d’obbligo per tentare di comprendere come si esplichi l’oscuro “salto dalla psiche al soma”.

Le ricerche riguardanti la relazione tra fattori psicogeni e meccanismi fisiologici, sono, però, contraddittorie.

Infine, si passa ad una disamina dei principali strumenti diagnostici, finalizzati ad accertare l’origine psicosomatica dell’eczema costituzionale.

Non è obiettivo della mia tesi analizzare le terapie utilizzate per il trattamento della dermatite atopica, in quanto affezione cutanea sospetta di psicosomaticità. Mi è comunque sembrato doveroso farvi un breve accenno.

L’approccio terapeutico risulta particolarmente complesso e, talvolta, rischioso, data la difficoltà del paziente a riconoscere ed accettare una definizione psichica della propria malattia. Per questo motivo, la soluzione ottimale sembra essere la “liaison” interdisciplinare tra dermatologi, psichiatri e psicologi, che permette al dermopaziente di mantenere il rapporto con i sintomi, creando, però, una via d’accesso ai suoi problemi psichici.

In ogni caso, essendo la cute un organo di grande complessità, estremamente complessa risulta anche la comprensione della sua patologia, che deve essere valutata secondo una prospettiva olistica, tenendo sempre in considerazione l’inscindibile rapporto mente/corpo.

E’ importante sottolineare che una malattia cutanea non dipende mai da una sola causa, bensì va affrontata in una prospettiva multifattoriale, poiché in ogni persona entrano in gioco componenti diverse.

Tale discorso vale sia per la diagnosi, sia per la terapia, che deve essere adattata al singolo paziente.