Università degli Studi di Torino
Facoltà di Psicologia


Novità e aggiornamenti del sito ...


Tesi di laurea


Patrizia Mestieri

Componenti psicosomatiche nell'etiopatogenesi del morbo di Crohn

L’analisi dell’associazione tra i disturbi psichiatrici e il morbo di Crohn, negli studi oggetto del presente lavoro, si sofferma principalmente sull’ansia e sulla depressione.

A partire dallo studio di Crocket R. W. (1952), per arrivare all’indagine di Addolorato G. e colleghi (1997) e alla rassegna di studi di Levenstein S. (2002) Ë possibile riscontrare, con metodi di indagine sempre più sofisticati e con campioni maggiormente selezionati, la presenza, anche se in percentuali diverse, di una associazione tra l’ansia, la depressione e il morbo di Crohn. Gli autori che hanno rilevato questa associazione si sono mostrati cauti nell’attribuire un ruolo eziologico all’ansia e alla depressione nell’esordio e nell’esacerbazione del morbo di Crohn. In alcuni lavori vengono introdotte nuove variabili, come per esempio lo stato nutrizionale e il fumo di sigaretta, per indagare e far luce sulla natura della relazione tra l’ansia e la depressione e il morbo di Crohn. L’ipotesi di una causalità diretta e lineare dei disturbi psichiatrici viene considerata dagli stessi studiosi troppo semplicistica e riduttiva. Negli studi riportati si assiste infatti alla formulazione di ulteriori ipotesi che siano più fedeli alla riproduzione di una relazione complessa tra i fattori. Drossman D. A. (1986), per esempio, parla di multifattorialità, Addolorato G. e colleghi (1997) ribaltano la questione e propongono la possibilità che i disturbi psichiatrici si sviluppino in seguito alla malattia, che siano cioè secondari al disturbo somatico, principalmente a causa della cronicità e della severità dei sintomi. North e colleghi, nel ribadire l’importanza a non confondere i meccanismi patogenetici da quelli eziologici, invitano i medici a prestare attenzione al funzionamento emozionale del malato di Crohn, al fine di contribuire al miglioramento della gestione e della cura della malattia.

Rispetto ai fattori psicosociali lo stesso Crohn B. B. (1949), come riporta Crocket R. W. (1952), in relazione al possibile ruolo eziologico di fattori quali lo status sociale, la religione, la nazionalità, commenta:

´ It is unlikely that any of these factors play a role in the etiological incidence of the disease… My own observation do not impress me with the fact that the ileitis case is much different from a control group of the population. True, many of them are high-strung and anxious; in several instances the patient had been institutionalised for psychoneuroses or anxiety state, the diarrœa having been completely overlooked…

The personality of the ileitis case is more stable than that of the patient suffering from ulcerative colitis or peptic ulcer. He has less of the psychosomatic factors so evident in both these latter groups. However, the number of cases of ileitis that have been rescued from insitutions for the treatment of mental disease emphasises not the personality but the end-results of the drain of the disease upon the psychic consitution of the sufferer.

Th nervous, or rather, the psychic manifestations of this disease are sometimes so manifest that they overwhelm the true somatic manifestations… The evident psychic and nervous symptons that accompany ileitis often lead to delayed recognition of the true causes of the symptoms…

However, ileitis can hardly be classed as a psychosomatic disease; occurences or recurrences do not follow upon psychic shock as evidently as they can be observed in ulcerative colitis, with obvious relantionship of cause to effect.ª

Crohn B. B., quindi, nel 1949 prende in considerazione gli aspetti psicosociali e le caratteristiche di personalità del paziente di ileite nell’analisi di questa malattia. Crohn B. B. conclude che il morbo che porta il suo nome difficilmente può essere considerato un disturbo psicosomatico, in quanto l’occorrenza e la ricorrenza dei sintomi non seguono ciò che l’autore chiama shock psichico, contrariamente alla colite ulcerosa. Quindi, nonostante già nel 1949 Crohn B. B. dichiarasse il morbo di Crohn estraneo all’ambito della psicosomatica, gli studiosi hanno comunque continuato ad investigare sul possibile ruolo psicosomatico nell’eziopatogenesi di questo disturbo. Per riprendere le parole di Addolorato G. e colleghi (1997):

´When no specific etiology can be found for a pathologic condition, it is nevertheless inviting to invoke a possible psychologic explanation, and patients with Crohn’s disease and ulcerative colitis have suffered through the years, not only because of their clinical condition but also because of the stigma of the “psychosomatic” label.ª

Drossman D. A. infatti illustra, tramite una rassegna di studi (1986), le tappe della ricerca sull’associazione tra le malattie infiammatorie dell’intestino e i fattori psicologici. L’autore evidenzia che se dapprima, all’incirca nel tentennio che va dal 1920 al 1950, gli studi si sono orientati all’individuazione di uno specifico profilo di personalità del malato di Crohn, sulla scia degli studi di Franz Alexander, successivamente essi si sono indirizzati verso l’analisi del ruolo eziopatogenetico di conflitti inconsci nelle malattie infiammatorie dell’intestino, per poi, in un ulteriore cambiamento di direzione, focalizzarsi su ipotesi psicodinamiche circa le relazioni interpersonali. A tuttoggi, nonostante i notevoli progressi della medicina in ambito diagnostico, chirurgico, terapeutico e farmacologico, e nonostante il conseguente rischio di un possibile riduzionismo fisiologico, come rileva Levenstein S. (2002), la ricerca continua ad investigare il complesso ruolo che lega i fattori psicologici e psicosociali con una malattia che Katz J. A. e Fiocchi C. (1996, pag 11) definiscono:

´Esistono molte malattie croniche di origine sconosciuta che continuano a resistere a tutti i tentativi effettuati per rilevare la loro causa specifica e per scoprire il meccanismo del danno tissutale. La malattia di Crohn Ë un prototipo di tali malattie. Dopo essere stata identificata come un’entità clinica distinta, più di mezzo secolo fa, la malattia di Crohn rimane un vero enigma, nonostante sia stata riconosciuta e classificata la sua eterogeneità clinica, ne sia stato documentato l’incremento dell’incidenza a livello mondiale, ne siano stati esaminati gli aspetti genetici ed epidemiologici, ne siano state ricercate le possibili cause e sia stata provata ogni terapia plausibile.ª

Gli studi riportati in questo lavoro, seppur non esaustivi, sono una testimonianza della ricchezza delle ipotesi che guidano la ricerca psicologica sul morbo di Crohn. Variabili come lo stress, l’adattamento alla malattia, la relazione con il proprio medico curante, l’alessitimia, i comportamenti di rischio come il tabagismo, le relazioni interpersonali e altre ancora sono state introdotte negli studi che, con metodi di indagine sempre più raffinati e scientifici, si occupano dell’associazione tra i fattori psicologici e questo disturbo intestinale.

Sono dunque rintracciabili componenti psicosomatiche nell’eziopatogenesi del morbo di Crohn?

Alla luce degli studi riportati non sembra corretto accennare all’esistenza di componenti psicosomatiche, espressione che veicola molteplici accezioni e che riporta ad un’idea di causalità lineare e diretta delle mente sul corpo. La questione è apparsa invece via via più complessa, anche in riferimento alle ipotesi iniziali che hanno guidato questo lavoro. Infatti, sembra importante sottolineare, nell’eziopatogenesi del morbo di Crohn, gli aspetti di multifattorialità; inoltre, rispetto al rapporto mente-corpo, emerge un quadro di influenza bidirezionale o reciproca, anche in base alle evidenze psiconeuroimmunologiche sul brain-gut axis, in maniera diretta attraverso i canali biologici di connessione cervello-intestino (stimolo-motilità intestinale), e indirettamente, tramite i comportamenti disadattativi (fumo), che il soggetto può mettere in atto come risposta allo stress, e che possono a loro volta incidere sul rischio di malattia.

Inoltre i lavori riportati sembrano evidenziare molteplici fattori psicologi associati al morbo di Crohn, ma ad oggi la natura di questa associazione è ancora oggetto di indagine. Alcuni autori hanno analizzato l’influenza di fattori psicosociali sull’esordio e sull’esacerbazione di questa patologia, mentre altri studiosi, in considerazione di aspetti intrinseci e caratteristici della malattia come la cronicità e la conseguente ompromissione sociale e lavorativa, sono invece partiti dall’ipotesi dell’influenza del morbo di Crohn sul funzionamento psichico ed emotivo. I fattori psicologici vengono considerati, in questi studi, secondari e reattivi alla malattia.

Ci sembra di poter concludere affermando che, all’analisi dei fattori psicologici come possibili cause o concause della malattia e, in seconda battuta, in qualità di aspetti secondari al disturbo somatico, i più recenti studi hanno decisamente fatto seguire l’attenzione verso gli aspetti psicologici legati alle possibili forme di adattamento nei confronti della malattia stessa e management complessivo del disturbo e delle sue complicazioni, nel tentativo di offrire soluzioni che contribuiscano a ridurre la compromissione della vita interpersonale, sociale e lavorativa.