IL MARE INTORNO A STROMBOLI

Identificazione proiettiva e identificazione fusionale

Alessandro Bruni

0. Introduzione.

Un problema che oggi sembra attuale, e' quello di definire meglio teoricamente il rapporto tra la relazione transferale oggettuale e quegli aspetti meno definibili della situazione analitica che si tenta di sondare usando di volta in volta, con accezioni diverse, termini come "psicotico", "borderline", "narcisistico", "simbiotico", "fusionale" o "pre-transferale". Proporro' in questo ambito il mio contributo, sviluppando alcune tematiche ed alcuni grafi astratti elaborati da W.R.Bion.

1. Il mare intorno a Stromboli.

All'inizio dell'analisi un paziente racconto' il seguente sogno:

"Mi ritrovavo immerso nel mare che era quasi notte. Soltanto gli ultimi bagliori del crepuscolo permettevano per contrasto di riconoscere davanti a me sulla sinistra la nera ed silenziosa sagoma del vulcano Stromboli...Davanti sulla mia destra, invece, una scena stupefacente rapi' il mio sguardo estasiato: sulla superficie dell'acqua una massa infuocata incandescente sembrava come emanare da un nucleo sorgivo bianco accecante e sciogliersi quindi lentamente nell'acqua attraversando tutti i colori dello spettro fino a dissolversi nel blu' cupo e profondo del mare".

Quando mi accingo a sondare il valore di un sogno e delle sue associazioni, considero per un attimo anche la possibilita' che esso contenga, insieme ad altre cose, anche elementi di auto-rappresentazione dell'apparato psichico del soggetto o di un suo particolare stato o problema. E' in questo senso che vorrei liberamente utilizzare, in una prima istanza, il sogno citato, enucleando l'idea che esso metaforizzi la polarita' tra due possibilita' di sviluppo, una connessa con l'identificazione proiettiva e l'altra con quella che Francesco Corrao, in una conversazione privata, aveva proposto di chiamare "identificazione fusionale".

Il legame logico "sotterraneo" che sottende le due immagini, il vulcano silenzioso e la sostanza che si fonde, e' per l'appunto la lava che ha due possibilita' alternative di fuoriuscita: una, proiettiva e minacciosa in quanto potenzialmente esplosiva, e' rappresentata nel sogno come disattiva e silente (lo Stromboli), l'altra, fusionale, tranquilla e rassicurante, e' mostrata in attivita'. Messa cosi' la cosa, viene spontaneo supporre una certa antinomia tra le due possibilita': se la produzione fusionale si arrestasse, la pressione interna della lava aumenterebbe e determinerebbe il risveglio esplosivo del vulcano. Il sogno denota che viene optata una scelta situazionale ed affettiva in favore della dimensione fusionale che e' idealizzata, in contrapposizione a quella proiettiva che e' temuta e sentita come persecutoria.

Possiamo infatti immaginare, per ipotesi, una versione ribaltata del sogno, dove verrebbe idealizzata la modalita' proiettiva, in quanto liberatoria e distanziante rispetto alla situazione fusionale, nella misura in cui quest'ultima puo' talora divenire soffocante e paralizzante per lo sviluppo del soggetto.

Ulteriormente vorrei sottolineare logicamente la differenza tra i "media" fisici degli elementi del sogno: la potenziale "proiezione" esplosiva allude ad un ambiente gassoso aereo, mentre la "fusione" rimanda ad un ambiente acquatico; inoltre la stessa prospettiva visuale del protagonista, con la testa fuori ma immerso nell'acqua, metaforizza decisamente un problema relazionale connesso all'attraversamento della cesura della nascita.

Effettivamente negli anni successivi il paziente ebbe modo di elaborare le schegge, i frammenti residui e le conseguenze di una nascita traumatica, che comporto' una sofferenza per anossia e necessito' dell'uso del forcipe.

Per il momento, per l'economia del mio discorso, mi interessa puntualizzare gli "Elementi" della dimensione "proiettiva": essa presuppone l'idea di un "dentro" e di un "fuori", di un contenitore e di un contenuto, di una modalita' strutturale, di un vincolo che incanala ed evidenzia le forze psichiche. Viceversa la dimensione "fusionale" consente di eludere queste dicotomie attraverso la dispersione degli elementi e la scomparsa di "pareti" contenitive evidenziabili. Anche nella fenomenologia dei processi conoscitivi possiamo rintracciare una diversificazione di stati che si puo' ricondurre a questa antinomia: da un lato strutture ed operazioni che presuppongono contenitori, informazioni e teorie gia' note, e contenuti ignoti da esplorare e conoscere, dall'altro esperienze conoscitive che richiedono piuttosto empatia, lisi e decostruzione del soggetto, unisono e identificazione del soggetto con l'oggetto di conoscenza.

Dunque, se siete disposti a concedere valore euristico alla utilizzazione che ho fatto del sogno del paziente, possiamo intanto supporre che si tratti di una rappresentazione piuttosto sofisticata dello stato interno del soggetto e delle sue possibili strategie. Ma il punto del sogno che qui' mi interessa focalizzare sembra essere il tallone d'Achille di ogni sofisticazione, il suo punto di collasso: la luce bianca ed abbagliante del nucleo incandescente. Essa costituisce un limite apparentemente invalicabile, un "focus" capace di accecare la coscienza che tentasse di penetrarlo, ad essa e' concesso solamente di seguire e godere esteticamente le trasformazioni del suo "raffreddamento"! Vorrei enucleare questo particolare enfatizzato dal sogno come metafora per descrivere le vicissitudini che incontra il nostro pensiero teorico quando assume come oggetto d'indagine stati mentali originari, "refrattari" all'indagine stessa in quanto in essi le normali dicotomie che sostengono il pensiero conoscitivo ordinario (interno-esterno, soggettivo-oggettivo, psichico-somatico, conscio-inconscio), sono "assenti", "eclissate", "scomparse", "di la' da venire", o "inghiottite da un buco nero" ?! Vedete gia' come il discorso si fa' incerto nella scelta dei possibili termini!

In altre parole anche la teoria "fonde"

quando cerca di esplorare uno stato "fuso" o fusionale

Apparentemente, il corollario logico di questo discorso dovrebbe essere l'impossibilita' del pensiero introspettivo di teorizzare sulla propria genesi. Il pensiero ordinario non sarebbe cioe' in grado di pensare all'indietro del suo punto di origine.

Tutta l'opera di Wilfred Bion si puo' dire che sia stata improntata da una consapevolezza profonda di questo tipo di problema, particolarmente rilevante nella psicoanalisi dal momento che essa si occupa soprattutto degli stati nascenti del pensiero che sono in diretta prossimita' con l'inconscio e con l'ignoto. Per questo egli ha sempre tenuto in grande considerazione l'opera dell'artista e del mistico, in quanto esperienze di "reperimento" capaci di avvicinarsi all'origine, denominata "O". Egli ha proposto agli psicoanalisti alcune possibili strade di addestramento per elasticizzare ed alleggerire, con il processo "alchemico" dell'astrazione, i vertici concettuali utilizzati, in modo da renderli piu' in grado di affrontare l'impatto con la turbolenza delle zone off-limits dell'esperienza. Egli descrive progressivamente questi percorsi come "Opacita' di memoria e desiderio", abitudine all' "Allucinosi" e "Trasformazioni in O" o avvicinamento alla "realta' ultima" la quale, egli ritiene, non puo' essere per l'appunto "conosciuta", ma tuttalpiu' solamente "divenuta", utilizzando il verbo divenire in modo transitivo e passivo. Dunque il vertice conoscitivo che sviluppa "K", non puo' conoscere "O". Puo' solo attraversarlo "divenendo O", e solamente per quel tanto che e' in grado di sopportare le drammatiche trasformazioni decostruttive a cui la coscienza e le sue funzioni viene sottoposta. Il sognatore avrebbe potuto conoscere il nucleo e l'origine solo nella misura in cui avesse osato nel sogno puntare direttamente verso e dentro di esso. Questa dimensione immaginaria in cui la coscienza verrebbe impegnata in trasformazioni topologiche non ordinarie e' ben metaforizzata nei films di fantascienza dall'attraversamento dell'iper-spazio, come ad esempio in "2001 Odissea nello spazio" di S.Kubrick.

2. Il risucchio.

Un paziente, che era solito frequentare travestiti, sembrava utilizzare queste sue perversioni per "tappare" dei "buchi" del suo se dovuti a gravi lacune nell'esperienza relazionale emotiva originaria. La stessa idea del travestimento costituiva infatti una metafora piu' generale del suo modo di rapportarsi con gli altri: amava soprattutto, come fosse un attore, interpretare parti ed atteggiamenti che lo presentavano in tono minore e diminuivano la sua immagine pubblica, sperando di esorcizzare e nascondere in questo modo la drammatica poverta' di esperienza affettiva che lo faceva sentire inadeguato ed inaccettabile agli occhi degli altri.

All'inizio dell'analisi era soggetto anche ad un fenomeno strano: All'improvviso inarcava la schiena sul divano emettendo un grido soffocato. All'inizio l'immagine che questo evento mi provocava era che egli sentisse di ricevere una frustata sulla schiena e mi suggeriva pensieri connessi a fantasie sado-masochiste, ma quest'idea non sembro' andare molto al di la' di significati abbastanza scontati, seppure pertinenti al caso.

D'altra parte il paziente era anche solito creare in seduta un'atmosfera soporifera che metteva spesso a dura prova la mia capacita' di resistere al sonno. In un momento in cui fui rapito da questa nuvola di materiale narcotico, provai l'esperienza di un vertiginoso risucchio della mente verso un abisso sottostante e mi ritrovai a sobbalzare in modo analogo al paziente. Potemmo cosi' convenire sulla natura del fenomeno a cui reagiva con quella modalita'. Si sentiva improvvisamente collassare la mente ed era risucchiato da un iper-spazio vorticoso che lo inghiottiva.

Vi ho proposto questa descrizione perche' desidero illustrare come l'impatto con la fusionalita' possa essere a volte assolutamente intollerabile ed avvicinarsi molto a quello che Bion chiamava il "terrore talamico", la paura della sopraffazione totale dell'io da parte della parte psicotica della personalita'. Questo accade a maggior ragione quando il soggetto e' ben lungi dal poter disporre di un apparato mentale capace, elastico e disposto a diminuirsi, per affrontare zone piu' arcaiche della mente.

Nel caso del mio paziente il fenomeno si pote' riconfigurare ai miei occhi con un'immagine in cui egli si trovava a scivolare dentro alcuni interstizi che si erano aperti, a causa del fatto che l'analisi aveva cominciato a scalzare le protesi "travestite",dai buchi reali del suo se. Il fenomeno scomparve dopo il secondo anno di analisi.

3. Attraverso il vulcano.

Alcuni anni dopo lo stesso paziente che aveva fatto il sogno dello Stromboli partecipo' ad una esperienza di Yoga Tantrico in cui fu sottoposto ad apnee giudicate da lui stesso inimmaginabili. Ad un certo punto mentre credeva che se avesse resistito un momento di piu' sarebbe morto, ebbe l'esperienza stupefacente di un'"apertura" dello spazio in mezzo agli occhi, disse che si trattava del "terzo occhio", ed improvvisamente il terrore scomparve lasciando spazio ad una grande senso di pace, il tempo sembro' fermarsi in modo illimitato ed egli senti' che avrebbe potuto prolungare l'apnea indefinitivamente.

Il giorno dopo fece il seguente incubo:

"Mi trovo nella semioscurita' di un cinema. Noto che sul soffitto, ai lati dello schermo, due oggetti scuri sembrano uscire lentamente dalle pareti. Li riconosco come quei ventilatori di forma cilindrica che nei lunghi tunnel autostradali servono ad impedire l'accumulo dei gas di scarico. Ma con grande angoscia mi rendo conto viceversa che essi stessi producono un gas inodore ma letale. Il panico si impadronisce della platea. tento di guadagnare l'uscita e sono costretto a lottare violentemente con molti altri che mi schiacciano da tutte le parti. Finalmente sono fuori, ma fuori c'e' la guerra, due soldati che stanno ai fianchi della porta sparano all'impazzata sul piazzale di fronte. Realizzo che quello di sinistra sembra essere meno pericoloso, mi butto da quella parte e non appena vedo un'apertura nel terreno mi ci tuffo a pesce e ritorno "dentro"."

Il paziente al risveglio associo' istantaneamente al forcipe i due oggetti cilindrici che si introducevano nell'oscurita' producendo gas e che poi diventavano nel mondo esterno i soldati che sparavano; la parte sinistra era meno traumatizzata perche' il forcipe aveva provocato un ammaccamento sulla parte destra della faccia. Inoltre realizzo' che l'aver sperimentato il giorno prima un'intensa esperienza di apnea nello Yoga, era stato l'evento che aveva consentito alla sua coscienza di riavvicinarsi al trauma originario (l'anossia) e di poter cosi' rappresentare l' incubo .

L'aver potuto "divenire" un aspetto della "O" del trauma originario, ha permesso alla coscienza di sviluppare di nuovo "K" (conoscenza) nella forma della rappresentazione offerta dall'incubo, a partire dalla quale poi sono state possibili tutte queste illazioni retrospettive, incluso anche questo lavoro scientifico.

Per il discorso intrapreso prima sugli "Elementi" distintivi della situazione proiettiva e di quella fusionale, questo secondo sogno che testimonia di una evoluzione psicoanalitica attraverso un "cambiamento catastrofico", ci consente di riflettere sulle caratteristiche dell'angoscia nei due contesti. Ancora una volta l'angoscia all'interno della dimensione fusionale si presenta come diffusa e pervadente (il gas letale) e poi sotto forma di oppressione e compressione somatica (la calca). Fuori invece diviene persecutoria, esplosiva ed espulsiva (i soldati che sparano} e la differenziazione di contenitore e contenuto riappare come costitutiva del campo. Il soggetto effettivamente conclude l'incubo con un rapido movimento di re-infetazione, si getta come Alice appresso al coniglio, nella prima apertura che trova dinanzi a se', nel tentativo di riconquistare una situazione di nuovo fusionale.

4. L'identificazione proiettiva: M.Klein e W.Bion.

W.Bion ha sviluppato in modo esteso questo concetto di M.Klein, oggi a buon diritto considerato basilare nella psicoanalisi sia a livello clinico che meta-psicologico.

Anche se approfondendolo ci si rende conto della sua complessita', quindi anche della ricchezza della sua potenzialita' d'uso e dei possibili travisamenti ed accezioni improprie, daro' per scontata la conoscenza della sua definizione originaria.

Piuttosto segnalero' le tre proposte di trasformazione evolutiva che Bion ha formulato per espandere l'efficacia euristica ed il potere trasformativo del concetto.

Innanzitutto ha segnalato in modo esplicito cio' che ambiguamente era spesso dato per scontato nella pratica clinica. M.Klein parlava sempre di una "fantasia" in relazione ai fenomeni descritti nel concetto. Anche se il concetto di "fantasia inconscia" e' complesso e a volte epistemologicamente problematico nel pensiero di questa autrice, l'idea e' che si tratti pur sempre di una fantasia, quella appunto di "proiettare una parte indesiderata di se nell'altro ecc. ecc.....". Bion rompe gli indugi e dichiara senz'altro che non si tratta solo di una fantasia, ma di una forma, piu' o meno sofisticata, di azione reale ed efficace sull'altro, in modo tale da predisporlo o costringerlo ad accogliere la parte proiettata. Viene cosi' esaltato e meglio considerato l'aspetto comunicazionale dei fenomeni sottostanti al concetto.

Il secondo appunto riguarda il difetto di dare per ontologicamente scontata la costituzione psichica di un'idea di spazio ordinario euclideo con i suoi concetti correlati di dentro e fuori, inclusione ed espulsione, trasferimento e proiezione. Basterebbe vedere quanto i bambini si appassionano al gioco dei contenitori e dei travasi, per sospettare che un interesse cosi' forte non possa svilupparsi se non per costruire perlappunto queste categorie nella mente, piuttosto che darle gia' per scontate. Si possono avere peraltro evidenze cliniche che in alcuni stati primitivi o patologici la costituzione dello spazio e dei suoi aggregati non e' chiaramente stabilita nella mente. Il rapporto tra spazio mentale e spazio "euclideo" sara' in ogni caso, nel corso dello sviluppo della ricerca di Bion, un tema di riflessioni ardite, non prive di implicazioni per cioe' che ci interessa. Tra tutte queste quella piu' forte e' l'idea che lo spazio mentale ed emotivo possa essere considerato logicamente ed epistemologicamente antecedente allo spazio fisico. Il discorso di Bion suona all'incirca cosi': "All'inizio era l'emozione. Poi lo spazio si configura come il luogo dove soleva esserci un emozione!". Per esemplificare l'idea, nella claustrofobia invece che dire: "lo spazio chiuso fa mancare l'aria", si potrebbe dire: "E' la mancanza d'aria che fa chiudere lo spazio", cioe', detto in modo piu' esteso: "L'emozione piu' arcaica di mancanza d'aria che si ri-presentifica, tende a contrarre lo spazio stesso, cosicche' le pareti della stanza che sono in esso incluse si rimpiccioliscono angosciosamente" Vi ricordate ancora di Alice ed i suoi cambiamenti di dimensione rispetto allo spazio circostante, in seguito al mutare dei suoi pensieri?

Il terzo rilievo riguarda il fatto che la formulazione del concetto e' troppo concreta e particolare, cioe' troppo vincolata alla realizzazione clinica da cui e' stata astratta, la relazione madre-bambino in una particolare fase, e per questo motivo e' poco elastica e fruibile per descrivere altri fenomeni analoghi che sono osservabili nella vita intra-psichica e inter-personale, diadica e poliadica, a vari livelli di maturazione e complessita'.

Nell'insieme questi appunti segnalano le insufficenze del concetto che tarpano le possibilita' di un suo pieno apprezzamento e dell'estensione clinica e metapsicologica del suo campo d'applicazione.

5. La relazione contenitore-contenuto.

L'operazione di astrazione che Bion opera sul concetto di Identificazione proiettiva di M.Klein produce lo sviluppo di un grafo denominato relazione contenitore-contenuto e raffigurato dal segno OO, capace di descrivere una vasta gamma di fenomeni della vita psichica. Di esso l'autore suggerisce la possibilita' di contemplare quattro diverse configurazioni generali: "conviviale", "simbiotico", "parassitario" e "invertito".

"Conviviale" denota una situazione in cui O e O coesistono e convivono, ma senza interagire in modo esplicito per lo sviluppo.

"Simbiotico" (+OO) in un'accezzione diversa dall'uso che ne facciamo in italiano, denota invece l'accoppiamento fecondo di O e O, che si accrescono reciprocamente con beneficio di entrambi.

"Parassitario" che segnala invece la difficolta' e la minacciosita' dell'interazione reciproca dove si presentifica il rischio di distruzione del O, del O o di entrambi.

"Invertito" (-OO) infine descrive la vasta gamma di stati in cui la pressione super-egoica e pseudo-egoica inverte la normale relazione di contenimento tra i pensieri e le cose e tra la mente ed il corpo. (Bruni 1991).

Lo schema che trovate alla fine del lavoro consente una riflessione sinottica sulle quattro configurazioni e sui loro possibili intrecci.

6. Identificazione fusionale.

A questo punto possiamo tentare di definire le caratteristiche di quella che F.Corrao aveva proposto di chiamare "Identificazione fusionale". Riteneva infatti che anche dare semplicemente per scontato che esistesse una dimensione "Fusionale", fosse epistemologicamente scivoloso. Personalmente anch'io ritengo, per i motivi che ho esposto piu' sopra connessi alle difficolta' di far teoria sui vissuti fusionali, che vi sia il rischio di reificare, ontologizzare e gerarchizzare dimensioni psichiche e relazionali difficilmente dimostrabili.

L'identificazione fusionale costituirebbe una fantasia di poter far innanzitutto esistere e poi eventualmente anche crescere, disintossicare ed evolvere alcune parti della mente, all'interno di una relazione in cui la presenza e l'attivita' dell'altro pero' e', a differenza che nella identificazione proiettiva, tutt'altro che definita. Una situazione cioe' in cui la relazione OO non si e' sviluppata nei suoi aspetti piu' eclatanti "simbiotico" o "parassitario" dove la presenza di una coppia e di un'interazione dinamica e', nel bene o nel male, evidente e sviluppata, ma piuttosto indugia, anche se con valenze molto diverse e a volte non facilmente distinguibili, o nella configurazione "conviviale" piu' "benigna" o in quella "invertita" decisamente piu' "subdola".

Al pari dell'identificazione proiettiva, si puo' sostenere anche qui' che non si tratti soltanto di una fantasia, ma che la relazione che soggiace a questo tipo di identificazione possiede i suoi canali reali, alternativi a quelli usati dall'identificazione proiettiva, per tentare di realizzare attivamente i suoi obbiettivi. Questi canali pero', nella misura in cui il processo conoscitivo ordinario sostenuto dalla relazione OO e' meno implicato, sono meno accessibili alla coscienza e partecipano della parte automatica o psicotica della personalita' intesa in senso bioniano.

Non per questo bisogna dedurre che l'identificazione fusionale si debba collocare solamente come stadio geneticamente arcaico del processo psichico. Vorrei segnalare che nella vita psichica alcune mete sofisticate dello sviluppo partecipano di nuovo di questo tipo di relazione, nella misura in cui presuppongono momenti in cui O e O fondono l'uno nell'altro. Basti pensare all'idea di Bion che la trasformazione psicoanalitica efficace sia quella in "O" cioe' essere all'unisono, "divenire" "O", la realta' ultima inconoscibile, basti pensare all'esperienza orgastica, a quella estetica, a quella estatica, a quella mistica, per renderci conto della circolarita' dei movimenti identificatori che al culmine del loro sviluppo ripercorrono stati simili all'origine.

Potremmo cosi' sostenere in modo piu' unitario che l'identificazione, intesa come processo fondamentale dello sviluppo e della conoscenza, dispiega i suoi movimenti nei molteplici meandri relazionali della vita psichica, percorrendo canali "proiettivi" e "fusionali" in varie guise a secondo delle vicissitudini della relazione OO.

7. Immaginazioni speculative

Bion, proponendo il modello alimentare come metafora concreta della sua teoria del pensiero, suggerisce implicitamente l'idea che l'apparato mentale con tutte le sue componenti possa essere rappresentato analogicamente da modelli di funzionamento di strutture e funzioni anatomo-fisiologiche ad esso sottostanti. L'idea non e' tanto peregrina, se si pensa che il sistema nervoso si e' sviluppato in parallelo allo sviluppo dell'organismo vivente per coordinarne in modo via via piu' complesso le funzioni. Non e' strano dunque che esso sia costituito ed attraversato da strutture informazionali che hanno forti legami analogici con le strutture e le funzioni del soma.

Suggestionato ancora dal mare intorno a Stromboli, vi propongo che la placenta e la circolazione placentale possa essere considerata un modello dell'identificazione fusionale. Essa e' un organo composto prodotto in parte dalla madre, in parte dal figlio e consente lo scambio di ossigeno e di anidride carbonica, di sostanze nutritive e di eliminazione e messaggi di varia natura in modo fluido e costante, senza soluzioni di continuita', se si eccettua la barriera filtrante che impedisce il passaggio ad alcune sostanze. In quanto tale si presta bene a descrivere quegli aspetti della relazione fusionale che pur attivi sono poco accessibili e non attribuibili direttamente ai soggetti che vi sono coinvolti. All'interno di questo sistema, il cordone ombelicale in prossimita' del corpo del feto, la dove sara'poi l'ombelico, deve essere proprio il centro del mondo! Varrebbe la pena di associare a questo modello placentale l'idea di un "erotismo ombelicale". Forse il nucleo incandescente del sogno non era altro che una rappresentazione retrospettiva della traccia mnemonica di quella sorgente di beatitudine?.... A buon diritto, nella mia immaginazione speculativa, penso che il taglio del cordone in questo punto, si presti molto bene a rappresentare quegli aspetti di "castrazione primitiva" che vengono associati retrospettivamente al trauma della nascita e che vengono, a mio parere erroneamente, correlati al successivo complesso di castrazione del pene, con sempre grandi imbarazzi verso le colleghe femmine. In fondo se ci pensate bene il cordone non e' cosi' lontano dai genitali e forse proprio questa vicinanza potrebbe aver suggerito la confusione.

Viceversa dopo l'impressiva cesura della nascita, il centro del mondo viene piu' o meno rapidamente chiuso e la fame di aria e cibo che si sviluppano, l'apparizione del "vuoto aereo" intorno al corpo e della "schiacciante" forza di gravita', costituiscono direi la preconcezione fisiologica che puo' metaforizzare nella mente la necessita' della relazione OO. L'impulso di re-infetazione, cioe' di ripristino della situazione pre-traumatica e' parzialmente saturato dalla soddisfazione derivata dall'attivita' respiratoria, dalla suzione e dall'ingestione del latte al seno e dalla holding gravitazionale, muscolare, termica, olfattiva ed acustica.

La divisione dell'originaria unica porta in due sistemi distinti, quello respiratorio e quello digestivo, mi suggerisce poi l'idea che "aria" e "cibo" abbiano costituito il substrato fisiologico della dicotomia mente-corpo. E' curioso scoprire infatti che la radice "pneum" che significava aria, polmone, respiro sia diventata poi "pneuma" che significava "spirito", "anima". La relazione OO, in effetti puo' essere utilizzata in su ed in giu' per la griglia, lungo l'asse astrazione-concretizzazione, dalla manifestazione protomentale del pianto di un neonato con la sua mamma, fino alla conversazione scientifica tra due matematici, dai sotterranei del soma preclusi alla luce, fino alle sfere celesti dello spirito.

8. L'elicottero.

Per non concludere vi raccontero' un ultimo sogno lasciandolo alle nostre possibili associazioni: me lo porta una paziente al quinto mese di gravidanza:

"Ero chiusa in una stanza ed all'improvviso sento avvicinarsi un ronzio sempre piu' forte. Mi accorgo che si tratta di un elicottero che gira intorno alla casa dai vari lati, qualche volta anche avvicinandosi minacciosamente alle finestre dove lo vedo e lo sento piu' forte"

Subito dopo mi rivela che il giorno prima aveva fatto un'ecografia e che la cosa non le era piaciuta molto. Recentemente negli U.S.A. sono comparse alcune ipotesi di correlazione tra l'insorgenza di sordita' in eta' puberale ed un eccesso di ecografie durante la gestazione delle madri. Grazie dell'attenzione.

 

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