Ronny Jaffè

Percorsi dell'adolescente nell'interazione tra spazio e tempo alla luce del concetto di invarianza.

Gli adolescenti si chiedono sovente domande tipo 'chi sono?' 'che cosa mi sta succedendo?', che sottendono interrogativi come e quale è la propria posizione nel mondo, che spazio occupano nel mondo, che cosa accade al loro spazio interno, come si riassettano le relazioni tra il proprio spazio e lo spazio dell'altro, ed ancora domande relative al proprio tempo interno messo in relazione al tempo reale ed al tempo dell'altro, il passaggio dall'illusione di un tempo circolare all'idea di un tempo lineare ed infine come ci muove nella vicinanza - distanza tra il campo del tempo e quello dello spazio poiché nella mente dell'adolescente tempo e spazio subiscono intensi sovvertimenti.

Tutti questi interrogativi vanno in parallelo ad un ' altra questione fondamentale relativa alle trasformazioni del corpo dell'adolescente: un corpo che diviene sessuato, genitale, non più di 'proporzioni infantili' (Winnicot 1971, 239), procreativo e generativo , un corpo sottoposto alle pressioni pulsionali, un corpo che subisce delle trasformazioni - estensioni - del suo involucro contenente.

L'accesso ad un corpo sessuato adulto e grande implica anche un cambiamento di vertice della relazione tra il figlio e le figure genitoriali e più estensivamente l'adolescente si sposta e si muove secondo possibili nuove prospettive tra la 'comunità degli adolescenti e la comunità degli adulti' (Meltzer 1991, 62).

In particolare l'adolescente si trova confrontato con un'estensione del proprio involucro corporeo determinato dall'estensione del proprio spazio corporeo. A tale proposito mi pare molto suggestivo quanto dice Anzieu a proposito dell'Io - pelle nella sua funzione di capienza come 'involucro bi-facciale una faccia rivolta verso l'interno dell'organismo , l'altra rivolta verso l'esterno (Anzieu 1994); riprendendo a questo punto il modello contenitore - contenuto di Bion , io credo che l'adolescente si trovi a dover rielaborare questo modello sia su un piano interno nella ridefinizione tra propri contenuti e contenitori sia su un piano di legami tra il proprio sé corporeo ed il sé corporeo dell'altro.

Meltzer in 'La vita onirica' sottolinea tra le funzioni fondamentali della psicoanalisi quello di differenziare l'interno dall'esterno attraverso il concetto bioniano di barriera di contatto che si inverte in uno schermo beta qualora gli elementi sensoriali diventano massicciamente violenti e distruttivi: Spesso gli adolescenti subiscono questa inversione per cui quello che poteva apparire come un apparato per pensare i pensieri durante l'infanzia e la latenza si rivela essere quello che è realmente: un apparato per l'identificazione proiettiva. Credo che questo evento avvenga specificatamente in adolescenza, perché a fronte delle intense trasformazioni che avvengono in questa fase a partire dal corpo, questo apparato, fin dalle sue origini si è fondato sulla bugia , bugia che verrebbe 'mobilitata...a fronte del cambiamento catastrofico'(Bion 1970, 136) e che, temporaneamente o definitivamente non tiene più. Temporaneamente perché l'adolescente può ripristinare un sistema di pensiero basato sulla bugia ,direi più specificatamente basato sul registro di una 'coerenza fittizia' (Gaburri Ferro 1988) e quindi su un sistema di onnipotenza e di onniscienza che si oppone alla formazione di uno spazio mentale che può pensare sì all'infinito ma avendo il senso del proprio limite, viene cioè mantenuta o ripristinata la condizione dell'onnipotenza infantile. Il rovescio della medaglia, ma siamo nella stessa area di fenomeni mentali , è che la bugia si trasformi in uno stato francamente psicotico ovvero che emerga, dal silenzio 'quel disastro o quella catastrofe primitiva nei quali i contenuti emotivi , cose in sé elementi beta, non hanno trovato un contenitore che li contenesse e che li trasformasse' (Grinberg Sor Tabak de Bianchedi 1991, 72).

D'altra parte ho avuto modo di constatare come diversi adolescenti sembrano presentare stati di questo tipo ma può anche trattarsi di fenomeni transitori e che eventualmente rientrano in altri tipi di trasformazioni anche relative a trasformazioni in O. Adolescenti in cui sembrano essersi perdute completamente le tracce di un contenitore in un loro percorso di individuazione e separazione.

In realtà lavorando con questi adolescenti, come cercherò di illustrare attraverso il caso di Rita, si può ritrovare la presenza di un contenitore e penso che questo punto possa collegarsi con il concetto di invarianza di Bion cioè a quegli 'elementi che costituiscono ciò che nella trasformazione resta inalterato e permette di riconoscere nel prodotto finale (Tb) il fatto originale trasformato'. (Bion 1965, 15).

Rita è una ragazza di 17 anni che ha iniziato un trattamento con me all'inizio del 1996 a causa di un esordio anoressico. Figlia di genitori separati molto giovani, vive con la madre e l'ambiente familiare (sia del padre che della madre) presenta caratteristiche confuse e promiscue.

Il trattamento viene consigliato e sostenuto da una anziana zia di Rita molto preoccupata per il destino della nipote, che fa anche uso di droghe leggere, e che frequenta uomini molto più grandi di lei (amici sia del padre che della madre).

Nel primo periodo del trattamento quello che in qualche modo mi sorprende è la regolarità e la puntualità con cui Rita viene alle sedute, puntualità e regolarità presente anche nel suo andare a scuola, ma che è in contrasto con una vita familiare assolutamente priva di orari e regole.

Tuttavia Rita non accenna , se non molto sporadicamente, a problemi familiari di questo tipo ed in generale le comunicazioni della paziente riguardano i suoi problemi alimentari. Sembrano comunicazioni tese soprattutto a riempire un vuoto, il linguaggio è come affettato ed automatico, le parole sembrano prive di emozioni.

Al ritorno dalle vacanze estive trascorse in Sicilia, Rita si chiude in un totale silenzio che in un primo tempo mi fa pensare, ma più su un registro di un pensiero stereotipato che per un autentico contatto con la paziente ad una questione di rabbia e di rivendicatività per la sospensione estiva . Infatti le interpretazioni che ne derivano in questa linea non sortiscono alcun effetto.

E' come se la paziente si fosse chiusa dietro un ' muro di gomma' ma man mano comincio a sentire che questo muro di gomma non è diretto nei miei confronti e che forse attraverso il muro di gomma Rita mi vuole comunicare qualche cosa.

Penso che il termine muro di gomma, titolo di un film sulla strage dell' aereo DC 9 precipitato in Sicilia anni fa sia venuto in mente a me, penso al fatto che Rita sia stata in Sicilia e mi viene da dirle :' il tuo silenzio mi fa proprio pensare alle donne che devono mantenere l'omertà'.

Rita rompe il silenzio e dice:' Quando, arrivata all'aeroporto di Punta Raisi, ho imboccato con mio padre la strada per Palermo, di fronte all'uscita per Capaci mi sono commossa, mi è sembrato di aver visto una grossa buca e vicino dei fiori e di colpo mi sono ricordata di alcuni anni fa, forse ero ancora bambina, che vedevo la televisione e c'era quella donna, la moglie del poliziotto che urlava straziata e che vicino c'era il prete e tutta la gente'.

'E il tuo strazio quale è?' chiedo io e lei 'da quest'estate ho deciso di non vedere più mio padre. Un giorno sono uscita con un ragazzo della mia età, era la prima volta, e sono tornata a casa un po' tardi. Come al solito mio padre mi ha riempito di botte (Rita non mi aveva mai detto questo) e siccome, avrà bevuto più del solito, mi ha messo in macchina, mi ha messo le cinture di sicurezza, ha lasciato la mia portiera spalancata, ed andato a tutta velocità per punirmi e terrorizzarmi': Io quel giorno non ce l'ho più fatta e per la prima volta mi sono rivolta ai carabinieri, ho esposto il caso e loro comunque mi hanno detto di pensarci prima di fare la denuncia e anche di lasciare perdere e a quel punto ho rinunciato.

Non penso che, agli occhi di Rita io potessi essere sentito come il padre violento ma penso che Rita temesse che anch'io le potessi dire che era meglio rinunciare, lasciare perdere, perdonare, che ,io come figura adulta, colludessi e leggittimassi le violenze del padre. Sul registro di questo timore si era così costituito un campo emotivo basato sull'omertà, sul silenzio, sulla bugia in cui mi ero fatto coinvolgere anche io fintanto che ero rimasto emotivamente più ancorato all'idea che il silenzio di Rita aveva più delle caratteristiche di resistenza che di un autentico valore comunicazionale. Da quel momento Rita iniziò a parlarmi delle violenze subite in famiglia e dello stato di promiscuità e di confusione sessuale che regnava in casa sua; man mano cominciavano ad emergere ricordi di un'infanzia drammatica e dove era assente il senso di un ' 'etica familiare'; tra tutti questi ricordi che la riportano ai tempi della scuola torna alla memoria di Rita, la figura di una anziana signora del suo paese dove lei aveva possibilità di rifugiarsi nei momenti difficili con il pretesto di andare da lei a prendere ripetizioni gratuitamente. Un contenitore sicuro e protettivo, una sorta di asilo privilegiato che forse ha permesso a Rita di costruire un filo di speranza, ma troppo silenzioso, ai limiti dell'omertà nell'assisterla anche concretamente rispetto alle sue vicissitudini familiari. A questo punto ritengo che Rita chieda di dare voce alla sua storia, che io non solo abbia una funzione protettiva ma che io sia davvero con lei e che nel dialogo tra di noi io la sostenga e la rafforzi nel suo percorso di separazione e di crescita, che ritenga le sue parole non solo metafore ma anche come effettive ed efficaci e che da qui possa prodursi un cambiamento.

A distanza di alcune settimane, da queste sedute, Rita mi dice che dopo tre anni sono riprese le mestruazioni, segnale di una crescita corporea e di un avvicinamento alla sessualità; Rita non ha più bisogno di rimpicciolire il suo spazio corporeo nel tentativo di sottrarsi allo spazio corporeo dell'altro (fuso e confuso tra violenza ed eccittazione) attraverso la caduta nell'anoressia.; crescere nella mente di Rita non significa necessariamente confondersi in relazioni sessuali promiscue ed incestuose ma anche incontrarsi con il proprio mondo adolescenziale che certo contiene aree di eccitazione ma che fanno parte di un percorso fisiologico e naturale.

In questa dimensione di crescita Rita 'osa' dirmi che da bambina veniva percossa sulla bocca dal padre fino a farla sanguinare ed impedirle di mangiare con il tacito silenzio di chi le stava intorno.

Questa comunicazione condensa due aspetti centrali: rompere definitivamente il muro di omertà dentro cui la paziente stessa si era collocata e creare un legame di senso tra le violenze subite su lla bocca e le sua anoressia che in questa situazione potrebbe assumere le caratteristiche di auto - impedimento all'alimentazione o se vogliamo alludere ad echi biblici sembra indicare l'idea del 'mangerai nel sangue e nel dolore' (riferimento al partorirai nel sangue e nel dolore) Rita cioè ha impresso sul suo corpo ciò che le è stato impresso da bambina

Questa situazione clinica introduce il tema di come si configura il legame genitore - figlio e, a tale proposito, riprendo il concetto di barriera di contatto, cui avevo accennato all'inizio del lavoro, secondo il vertice della relazione tra mondo interno e mondo esterno.

In generale l'adolescente, quando accede ad un corpo sessuato adulto, tende ad una 'risessualizzazione delle immagini dei genitori dessessualizzate nel corso della latenza'(Baranes 1991,31) cui corrisponde una ridefinizione della potenza e della capacità delle immagini genitoriali. La questione della sessualità si coniuga con un altro aspetto molto importante nella vita dell'adolescente che è quello della sfida verso il mondo adulto, e, che in generale, viene definita nei termini di violenza generazionale. Si ridefinisce di conseguenza la configurazione contenitore - contenuto in una situazione, a mio avviso molto particolare: l'adolescente è alla ricerca di un suo percorso di individuazione e di separazione, ma è altrettanto vero che, a questo percorso, corrisponde solitamente un cambiamento del contenitore familiare. Questo risulta talvolta intollerabile per cui il contenitore non ha possibilità di una evoluzione e di una trasformazione e rimane fissato in un suo tempo circolare nonchè chiuso in un suo confine rigido. Oserei dire che l ' ' invarianza ' ha totalmente preso il sopravvento sulla 'trasformazione' venendo a costituire un tipo di relazione parassitaria. Tuttavia io non credo che questa sorta di collassamento del contenitore o, se vogliamo, di un apparato per pensare i pensieri, dipenda strettamente dal tumulto adolescenziale, ma piuttosto che questo tumulto diviene il 'fatto scelto' di un non funzionamento nella storia di una configurazione contenitore - contenuto, come ci può suggerire il caso di Rita.

Per inciso è interessante ricordare gli studi di vari autori francesi attuali a proposito di elementi che permangono stabili, nella trasmissione tra genitori e figli dove peraltro io prendo a prestito soltanto un aspetto di questa stabilità che è l'aspetto del parassitismo. Secondo questo vertice un adolescente non potrà costruire un suo pensiero ed un suo apparato per pensare e quindi non potrà costruire un suo spazio autonomo né tanto meno un suo tempo definibile come tempo generazionale da intendersi come tempo dell'adolescente separato dal tempo dell'adulto. Qui mi riferisco anche al concetto di 'identificazioni alienanti' (Faimberg 1993): Non c'è un proprio tempo ed un proprio spazio, il tempo e lo spazio sono quelli dell'altro, ovvero il registro dell'altro ha preso il posto del soggetto. Parlo dell'altro, e non soltanto del genitore, perché, riferendomi al concetto di telescopage delle generazioni non necessariamente sono le figure psichiche dei genitori a prendere il sopravvento sulla mente del figlio ma una trasmissione psichica da una generazione all'altra dove il genitore può essere uno strumento di trasmissione passivo o attivo (la Faimberg usa il termine di telescopage delle generazioni riferendosi alla condensazione di tre generazioni ma io credo che questo concetto possa estendersi anche al campo delle ideologie, dei pregiudizi, dei falsi pensieri, degli pseudo - pensieri, ad un campo gruppale esteso secondo un asse trans - generazionale ed inter - generazionale che in modo indifferenziato si sostituisce alla mente di un soggetto).

Nel racconto di Rita il padre è sì uno strumento attivo di una violenza ma che si colloca in un campo familiare e gruppale basato sull'omertà e sul silenzio, silenzio ed omertà che ha finito per 'contagiare' la paziente stessa che si è inflitta un dolore fisico e mentale di cui sembrava essersi persa la traccia di un senso. Penso che questo punto possa collegarsi al tema della bugia, cui facevo prima riferimento e, a tale proposito, credo che si possa fare una distinzione tra il bugiardo e l'aderire passivamente ad un sistema bugiardo come credo sia accaduto a Rita.

L'esito è stato un azzeramento del proprio spazio e del proprio tempo che io credo corrisponda al rovescio della medaglia di quanto diceva Bion a proposito di quei soggetti che hanno un senso di uno 'spazio mentale così vasto, in confronto a qualsiasi realizzazione dello spazio tridimensionale, che il paziente sente di aver perso la propria capacità di provare emozioni, perché sente l'emozione stessa fluire via e perdersi nell'immensità (Bion 1970, 21).

Può risultare un accostamento azzardato mettere a confronto questo passo di 'Attenzione ed interpretazione' con quanto dice la Faimberg, a proposito del concetto di 'telescopage delle generazioni' ma penso che in questo concetto sia contenuta l'idea di un individuo che si perde nella notte dei tempi e di cui andrebbe recuperata la sua temporalità cioè avvicinarsi al campo della sua O - origine -.

A questo punto mi riferisco ad una trasmissione psichica da una generazione all'altra fondata su un campo mentale disturbato e dove un individuo, in questo caso Rita, anche a causa delle trasformazioni adolescenziali avvenute in questo periodo della sua vita, ha espresso il proprio disturbo ed anche il disturbo molto più tacito che la circondava.

Nel lavoro con Rita ritengo che il problema non era soltanto quello di porsi come contenitore nuovo o diverso rispetto a passati contenitori non funzionanti o addirittura assenti ma era quello di poter stare davvero con lei. Qui alludo anche al concetto di Bion del linguaggio dell' effettività e, a tale proposito, nell'analisi con gli adolescenti osserviamo che sono loro che frequentemente utilizzano questo tipo di linguaggio più sul versante dell'azione che della parola ma che ha una sua 'effettività' proprio perché può essere preludio di un cambiamento atto a rappresentare una crescita ed un'evoluzione.. Di conseguenza il nodo non sta soltanto nel fatto di un analista in grado di comunicare il linguaggio dell'effettività al proprio paziente ma di poter accogliere ed esser in un contatto immediato e diretto con il linguaggio dell'effettività del proprio paziente; mi viene da riprendere la frase formulata da Bion che 'per essere psicoanalista non è necessario essere intelligenti, ma possedere la capacità che ha un generale di 'pensare' mentre si viene bombardati' . In particolare durante e dopo ogni seduta con un paziente adolescente io ho l'impressione che la mia mente sia stata bombardata da comunicazioni e da azioni a getto continuo, e penso che sia sempre sospetta quella situazione in cui si esce dalla seduta con un paziente adolescente con la mente riposata perché molto probabilmente è il segno che non sono circolati dei pensieri nuovi all'interno della seduta o, che vi è stato un appiattimento del funzionamento del pensiero da parte della coppia analitica.

Il silenzio di Rita non esprimeva nulla di riposante o di piatto ed anzi si era trasformato nella mia mente come un tacito bombardamento e frastuono cui faticosamente avevo provato a dare un senso.

BIBLIOGRAFIA

Anzieu D. (1994) 'Il pensare - dall' Io - pelle all' Io pensante' Borla Roma I996 Baranes J.J. (I99I) (a cura di J.J.) 'La questione psicotica in adolescenza' Borla Roma I994

Bion W.R. (1965) 'Trasformazioni. Il passaggio dall'apprendimento alla crescita' Armando Roma 1979

Bion W:R. (1970) 'Attenzione e interpretazione' Armando Roma 1973

Gaburri E. Ferro A. (1988) 'Gli sviluppi kleiniani e Bion' Cortina Milano 1988

Grinberg L. Sor D. Tabak De Bianchedi (199I) 'Introduzione al pensiero di Bion' nuova edizione Cortina I993 Kaes R. Faimberg H. Enriquez M. Baranes J.J. (I993) Trasmissione della vita psichica tra generazioni' Borla Roma 1995

Meltzer D. (1991) 'Psicopatologia dell'adolescenza' in 'Quaderni di psicoterapia' 1 Borla Roma 1991

Winnicot D.W. (1971) 'Gioco e realtà' Armando Roma I995


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