Viaggio e dimensione estetica della conoscenza

Graziella Magherini, Firenze

 

 

L'esperienza di viaggio in Freud, in particolare dei viaggi in luoghi di grande significato emotivo come le città del Rinascimento italiano, trasformano profondamente il suo modo di percepire e vivere l'impatto con le grandi opere d'arte e l'ambiente nel quale sono collocate. Il viaggio in luoghi d'arte diventa per Freud un potente evocatore di costellazioni inconsce rimosse, si intreccia con la sua autoanalisi, concorre alle più importanti scoperte.

A partire dall'esperienza freudiana, vengono analizzati in questa sede alcuni funzionamenti della mente delle persone in viaggio, recuperando il viaggio sentimentale di Sterne sino a giungere alle esperienze del viaggiatore contemporaneo.

In tutti i casi possiamo parlare di luoghi "dell'incontro" e "della rilevazione". Ma se con Freud parliamo di esperienze da collocare nell'area del perturbante, cioè del ritorno del rimosso, oggi assistiamo ad un fenomeno più complesso, cioè alla riemergenza di esperienze mentali non sufficientemente pensate e codificate (l'area asimbolica di Bion) che trovano nello scenario nuovo un contenitore ove possono essere proiettate, uno spazio in cui il processo di simbolizzazione può riprendere il suo corso, essere facilitato, facilitando al tempo stesso, tramite l'interiorizzazione, l'evoluzione dello stesso contenitore interno, inconscio. All'intemo di questa cornice teorica, vengono riportate esperienze di viaggiatori in luoghi d'arte, come Firenze. Tali esperienze sono poi messe a confronto con quelle di viaggiatori pellegrini in luoghi santi (Gerusalemme): in questi viaggiatori l'esperienza estetica slitta verso una esperienza estatico-mistica. Viene riproposta, infine, l'applicazione della teoria bioniana del fatto scelto in psicoanalisi a particolari eventi esterni come l'incontro con l'oggetto d'arte.


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Graziella Magherini


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