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INTRODUZIONE
L’analisi bioenergetica è un metodo di psicoterapia che integra il lavoro sul corpo al processo analitico. Il processo mira ad aiutare le persone a comprendere chi sono e perché funzionano in un dato modo. Essa comprende una consapevolezza profonda, definita come una connessione del sé con gli eventi della propria vita e con le forze che spingono all’azione del presente. Tale connessione viene sviluppata attraverso il contatto con il corpo, che è ricettacolo dell'esperienza di vita di ogni persona. Si entra in contatto con il corpo sentendo che cosa accade in esso. Tuttavia, essendo una terapia anche analitica, l’analisi bioenergetica usa la maggior parte delle tecniche psicoanalitiche per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo. L’analisi dei sogni, i lapsus verbali, i transfert e la resistenza a esso associata sono tutti aspetti importanti dell’analisi bioenergetica.
Il lavoro con il corpo è basato sul concetto che " più energia ha una persona, più viva è", cosa che si traduce in più movimento, più sentimenti e più pensiero. L’energia produce movimento, il quale crea sentimenti e porta a pensare.
Migliorando i processi energetici di una persona, tutte le funzioni sono influenzate partendo, per così dire, da sotto: aumenta il movimento spontaneo, si sviluppano più sentimenti, mentre c’è un corrispondente guadagno nella consapevolezza e nella comprensione. Si possono anche influenzare tutte le funzioni da sopra. La psicoanalisi, lavorando da sopra, influenzerà a sua volta tutte le funzioni. Tuttavia, limitare il programma terapeutico al solo lavoro con il corpo o con la mente significa limitare le potenzialità del processo.
Le modalità principali attraverso cui modificare i processi energetici sono il respiro e il movimento. L’energia è prodotta nel contempo dal metabolismo del cibo. Questo processo richiede ossigeno. Si può limitare la quantità di energia prodotta diminuendo o il cibo o l’ossigeno. Se si aumenta la quantità di cibo senza aumentare l’ossigeno disponibile, non c’è aumento di energia e il cibo in eccesso diventa grasso. Se c’è abbastanza cibo, l’aumento di ossigeno produce immediatamente più energia. L’ossigeno corporeo è accresciuto dall’aumento della profondità e della pienezza della respirazione. Aiutare una persona a respirare più profondamente è una delle tecniche attive impiegate nell’analisi bioenergetica. Tuttavia, ciò può rappresentare un problema, poiché l’aumento di energia in una persona porta direttamente a maggior movimento e maggiori sentimenti, mentre i sentimenti evocati possono essere dolorosi o spaventosi.
Si impara presto nella vita che trattenere il fiato può sopprimere sentimenti dolorosi o spaventosi. Limitare la profondità del proprio respiro riduce l’intensità di tutti i sentimenti. Il meccanismo della diminuzione del respiro e dalla soppressione del sentimento è il blocco del movimento spontaneo attraverso la tensione muscolare o la rigidità. Quindi, ogni muscolo cronicamente teso nel corpo riflette un conflitto interno tra un impulso o sentimento e l’espressione di quell’impulso o sentimento. Una gola tesa potrà trattenere impulsi al piangere o al gridare. Un bacino relativamente immobile, a causa di tensione inconscia dei muscoli che circondano quella struttura, diminuirà la forza della scarica sessuale. Queste tensioni agiscono anche nel senso di ridurre la respirazione. Una gola tesa riduce la quantità di aria che scorre dentro e fuori dai polmoni. Un addome teso limita la profondità della respirazione nello stesso momento in cui si riduce le sensazioni di pancia: il piangere di pancia, il ridere di pancia e la sessualità.
La tensione muscolare immobilizza il corpo, cosa che riduce il sentimento rendendo insensibile o per certi aspetti morta, la persona. L’essere vivi è inversamente proporzionale alla rigidità. Nella terapia bioenergetica si arriva ad avvertire la rigidità e l’insensibilità personale, mentre si entra in contatto con sentimenti soppressi attraverso la respirazione più profonda e il movimento. Per ottenere questo il terapeuta e il paziente parlano molto. Circa metà del tempo terapeutico è passato a discutere problemi, sentimenti e comportamenti. Per questo aspetto, l’analisi bioenergetica è simile a ogni altra psicoterapia efficace, ma ne differisce per l’aggiunta di un’altra dimensione: l’azione attraverso il corpo.
STORIA
L’analisi bioenergetica si è sviluppata nel 1953 come diramazione del lavoro di Reich, che egli chiamò vegetoterapia analitica del carattere.
Wilhelm Reich, vissuto dal 1897 al 1957, fu paziente ed allievo di Freud. Mentre Freud poneva attenzione soltanto alla produzione verbale dei pazienti, Reich introdusse nella psicoanalisi anche l'osservazione del corpo.
Lowen venne subito affascinato dalla personalità e dall'intelligenza di Reich e decise di farsi analizzare da lui. Lavoreranno insieme fino al 1952 e Lowen diventerà, seppure in maniera critica, il suo più acuto continuatore.
Nato a New York nel 1910, Lowen iniziò come insegnante di educazione fisica, quindi si laureò in legge e più tardi in medicina a Ginevra. Nel 1940 ebbe l'occasione di ascoltare Wilhelm Reich alla New School for Social Research di New York e questo incontro cambiò la sua vita.
L’analisi bioenergetica rappresenta un vero sviluppo dell’opera di Reich attraverso una espansione ed estensione delle visioni Reichiane. Il bisogno di separarsi dal movimento Reichiano sorse dalla posizione dogmatica tenuta dai suoi seguaci. Essi credevano che Reich avesse detto l’ultima parola e non ammettevano alcun cambiamento nella teoria o nella pratica. In contrasto con ciò, l’analisi bioenergetica ha introdotto i seguenti cambiamenti:
1) Il piacere è stato preso in considerazione più della sessualità. Il concetto di piacere comprende , ma non coincide, con il piacere e il soddisfacimento sessuale.
2) L’introduzione del concetto di radicamento a terra. Nell’analisi bioenergetica sono usate molte posizioni, specialmente la stazione eretta, che permette di avere un senso migliore delle proprie gambe e del terreno che è il supporto fondamentale. Si può analizzare il modo in cui una persona sta in piedi, mentre la capacità di stare in piedi in modo sicuro e fermo può essere sviluppata mediante esercizi appropriati.
3) Sono stati sviluppati esercizi fisici che permettono al paziente di essere parte attiva del programma terapeutico. Siccome molti di questi esercizi possono essere realizzati a casa, il paziente risulta più indipendente dal terapeuta rispetto alla maggior parte delle altre psicoterapie.
4) L’analisi bioenergetica insiste sulla risoluzione analitica completa dei problemi della personalità. I fenomeni del transfert e della resistenza sono importanti nell’analisi bioenergetica quanto in tutto il lavoro psicoanalitico.
Oggi, l’analisi bioenergetica è ampiamente praticata in molti paesi. In tutto il mondo esistono più di 40 centri che offrono programmi di formazione per professionisti qualificati. Questi centri o società locali sono affiliati dell’International Institute for Bioenergetic Analysis, sito a New York (nato nel 1956), che pubblica anche una rivista clinica intitolata " Bioenergetic Analysis".
Fu introdotta in Italia negli anni settanta per iniziativa di un gruppo di terapeuti di formazione reichiana. A loro si deve la fondazione della prima Società di Analisi Bioenergetica in Italia nel 1974.
TEORIA
Un riferimento teorico primario nell’analisi bioenergetica è il concetto sviluppato da Reich relativo all’unità.
Unità si riferisce al fatto che l’organismo funziona come un tutto. Ogni disturbo influenza l’intera persona. Quindi, non può esserci distinzione tra disagio mentale e disagio fisico o tra dolore mentale e dolore fisico. Se una persona soffre d’ansia, depressione, fobie o disturbi compulsivi, il corpo è colpito quanto la mente. Un trauma fisico influisce sulla psiche proprio come un trauma psichico influisce sul corpo.
Ogni trauma sconvolge i movimenti pulsatili fondamentali del corpo. Questi sono le espansioni e le contrazioni complessive dell’organismo e i movimenti longitudinali ondulatori che influiscono su e giù lungo il corpo. Tale espansione e contrazione può essere vista chiaramente nel battito cardiaco e nei movimenti respiratori dentro-fuori. Il flusso longitudinale può essere visto nei movimenti peristaltici intestinali, negli sfinteri e nei vasi sanguigni. La pulsazione è una qualità di tutte le cellule del corpo. Quando la pulsazione è piena e libera, una persona avverte una sensazione di gioia e piacere nel corpo. Ogni disturbo di questi movimenti pulsatili naturali causa una perdita di sensazioni piacevoli e, quando è intenso, produce dolore.
La qualità della pulsazione del corpo si manifesta al massimo nella respirazione, che cambia i movimenti di espansione e contrazione con quelli dell’onda longitudinale. La respirazione non è limitata ai polmoni, e tutto il corpo a partecipare ai movimenti respiratori. Dato che la respirazione è disturbata in tutti i problemi emozionali o nevrotici, si può determinare l’esistenza di tali problemi facendo riferimento alla natura del disturbo respiratorio. Mentre il problema di un paziente si risolve, la respirazione diventa più facile e profonda. Quando la respirazione diventa completamente libera, il problema scompare.
L’aspetto antitetico del processo vitale è riflesso efficacemente nella relazione tra mente e corpo. Rispettare questo dualismo permette di riconoscere che l’atteggiamento conscio di una persona ha un’influenza considerevole sul suo funzionamento complessivo. Ciò permette al terapeuta di introdurre dei valori in ogni discussione sul comportamento umano. Anche se si può essere consapevoli che i valori di una persona o di una società sono in parte determinati da forze inconsce, bisogna rendersi conto che essi possono in qualche misura venire consciamente alterati nell’interesse di una vita migliore. Rendere disponibile al paziente più energia attraverso il lavoro bioenergetico con il corpo facilita questi cambiamenti in meglio.
Sapere che il corpo è la persona rende possibile al terapeuta bioenergetico di fare una diagnosi preliminare della struttura di carattere che definisce il modo abituale di esistere per un individuo.
Secondo la teoria dell’analisi bioenergetica, ci sono 5 tipi fondamentali di struttura del carattere. Questi tipi sono basati sull’organizzazione libidica e sullo sviluppo dell’Io così come essi si manifestano nel corpo. Sono:
1. SCHIZOIDE
La struttura di carattere schizoide è connessa a una tendenza a scindere e a dissociare. Il pensiero è scisso dal sentimento. Ciò si manifesta a livello corporeo nella carenza di una buona connessione fra la testa e il tronco. In alcuni il collo è allungato, invece in altri la testa è inclinata rispetto alla linea del corpo. Questa dissociazione fra testa e corpo significa che una persona non si sente collegata al proprio corpo. In un caso grave, si può arrivare al fenomeno della depersonalizzazione. Nella personalità schizoide si rileva anche una scissione tra la metà superiore e inferiore del corpo, manifestata da una grave contrazione nella regione della cintola o da una carenza di proporzione e armonia tra le due metà del corpo. La personalità è caratterizzata dalla paura di andare in pezzi se ci si abbandona, contrastata dal bisogno di tenere assieme il proprio Sé mediante la tensione di tutti i muscoli articolatori.
2. ORALE
La struttura di carattere orale sorge da una deprivazione di cura e sostegno nella prima infanzia e si associa alla paura di abbandono. La paura di abbandono si manifesta soprattutto nella magrezza, nella mancanza di sostegno nelle gambe e nei piedi e in un ridotto sviluppo della muscolatura. Il carattere orale ha una forte propensione verso la dipendenza. Il carattere si tiene stretto al Sé mediante una forte tensione nel cingolo scapolare e nelle gambe per impedire la caduta, che simboleggerebbe l’essere lasciati soli e abbandonati.
3. NARCISISTICA
La struttura di carattere narcisistica sorge da una relazione infantile precoce in cui il figlio è stato sedotto dal genitore in un’intimità che ha fatto sentire speciale il bambino, ma in cui il bambino è anche stato usato dal genitore. Siccome la seduzione è stata di natura sessuale, anche se non necessariamente messa in atto, il bambino nega i sentimenti come modo di impedire il pericolo dell’incesto. Dal sentimento dell’essere speciale il bambino sviluppa un senso di superiorità e grandiosità. Per essere superiore, la persona narcisistica deve tenere il proprio Sé al di sopra degli altri. Ciò si riflette nel corpo come un forte sviluppo della metà superiore accompagnato da una relativa debolezza della metà inferiore. La struttura di carattere narcisistica tiene attivo il Sé mediante forti tensioni nelle gambe e nel dorso.
4. MASOCHISTICA
La struttura di carattere masochistica si sviluppa in un bambino che è stato accudito, ma anche forzato a essere sottomesso al genitore. Il masochista tiene dentro tutti i sentimenti mediante la tensione dei muscoli che controllano le uscite alle estremità superiore e inferiore del corpo. Gli atteggiamenti masochistici sono spesso associati a un controllo precoce degli sfinteri: il bisogno di trattenere dentro di sé e la paura di lasciare uscire. A livello corporeo, il masochista è pesante e con una muscolatura ipersviluppata, con la tensione principale nei muscoli flessori, cosa che porta a un collasso della postura eretta del corpo.
5. RIGIDA
La struttura di carattere rigida, fallica-narcisistica nell’uomo e isterica nella donna, è caratterizzata da un corpo eretto e dritto con un considerevole orgoglio. Tuttavia, la postura eretta è mantenuta tramite una rigidità dei muscoli del dorso che denota un atteggiamento trattenuto. Questo trattenersi del carattere rigido sorge da una esperienza precoce di umiliazione da parte del genitore di sesso opposto all’epoca del periodo edipico, quando il bambino avvertiva interesse sessuale per quel genitore.
Molte persone presentano una mistura di più tendenze e appartengono a due o più tipi. Nessun individuo può essere completamente compromesso nei soli termini del tipo di carattere principale che lo definisce, perché questa è solo una cornice per l’osservazione clinica.
La visione chiara di questa immagine rende la struttura del carattere una realtà oggettiva per il paziente e gli permette di dissociarsene. A questo punto, c’è un importante cambiamento nella personalità, ma tale cambiamento è anche il culmine di molti piccoli cambiamenti che si sono verificati come risultato degli insight sviluppati nel corso della terapia. Questi cambiamenti sono anche correlati ad aumenti del livello energetico della persona per quanto riguarda la vivezza e i sentimenti di piacere.
Uno degli elementi chiave nella produzione di tale cambiamento è l’analisi e la risoluzione della situazione edipica. La struttura del carattere si organizza in modo definitivo in quella situazione come modo di gestire la sessualità. Dato che la struttura del carattere è una limitazione dell’essere, è anche una limitazione della sessualità. Nel corso della risoluzione dei problemi caratterologici, i sentimenti sessuali aumentano, con un corrispondente aumento di piacere sessuale.
Nessuna terapia si completa mai in modo definitivo e nessuno può essere restituito a uno stato di innocenza. La terapia si conclude quando un individuo può assumersi la responsabilità personale di continuare a crescere e quando possiede gli strumenti e le tecniche necessarie a promuovere quella crescita. La bioenergetica offre tali strumenti attraverso gli speciali esercizi corporei che insegna al paziente.
METODOLOGIA
L’espressione corporea è studiata allo scopo di rilevare problemi e conflitti nella personalità. Molti pazienti non sono consapevoli del fatto che i loro problemi si manifestano nel corpo fino al momento in cui ciò non viene loro indicato. Una volta che si stabilisce questa comprensione, diventa possibile lavorare con il paziente in modo bioenergetico.
Ci sono 4 dimensioni nell’analisi bioenergetica:
a) la comprensione della tensione muscolare e il lavoro con essa
b) l’analisi delle associazioni, del comportamento e del transfert
c) la comprensione delle dinamiche energetiche
d) il concentrarsi sul ruolo della sessualità
Molti si concentrano fortemente sullo psicologico, con qualche attenzione al corpo dato che esso è la fonte dei sentimenti. Altri sviluppano maggiormente il lavoro sul corpo. Mirato soprattutto all’espressione dei sentimenti. Tutti gli analisti bioenergetici notano aree di contrazione e tensione, interpretano la contrazione, poi mobilizzano il corpo mediate il respiro e il movimento per rilasciare la contrazione. Ogni contrazione blocca un flusso di eccitazione o verso l’alto nella testa e negli occhi o verso il basso nel bacino, nei genitali e nelle gambe. In questo blocco è sempre coinvolto il dolore. La contrazione diminuisce il dolore riducendo le sensazioni e rendendo la persona insensibile al dolore. Si rende morta quell’area. Il rilassamento di questa tenuta viene quindi percepito dapprima doloroso. L’onda di una forza energetica ( il sangue) attraverso un’area compressa è doloroso. Ma, dopo che si è verificata, il rilassamento è vissuto come piacere. Nessuno può conseguire un cambiamento caratterologico significativo senza vivere il dolore del cambiamento.
Una volta stabilita la relazione tra lo psicologico e il fisico, il paziente sa che il suo corpo dovrà cambiare se la personalità deve cambiare in modo significativo. Se i sentimenti sono tenuti all’interno da tensioni muscolari che tendono a comprimere il corpo e a chiuderne le uscite, queste tensioni dovranno essere ridotte per permettere l’espressione dei sentimenti. In quasi tutti i casi, cambiamenti positivi, ma superficiali si verificano molto rapidamente con la terapia bioenergetica. La mobilizzazione iniziale del proprio corpo mediante una respirazione più profonda e gli esercizi bioenergetici spesso evoca sentimenti a lungo soppressi.
Nel lavoro con il corpo, due principi sono fondamentali:
1) qualsiasi limitazione della motilità è sia risultato sia causa di difficoltà emotive. Le limitazioni insorgono come risultato di conflitti infantili irrisolti, ma la persistenza della tensione crea difficoltà emotive nel momento presente le quali cozzano con le esigenze della realtà adulta.
2) qualsiasi restrizione della respirazione naturale è sia risultato che causa di ansia. L’ansia nelle situazioni dell’infanzia disturba la respirazione naturale. Se la situazione produttrice di ansia persiste e si prolunga, il disturbo della respirazione diventa strutturato nella tensione toracica e addominale.
L’unità e la coordinazione della risposte fisiche dipendono dall’integrazione dei movimenti respiratori con i movimenti aggressivi del corpo. Nella misura in cui la respirazione e la motilità sono liberate dalle restrizioni delle tensioni croniche, il funzionamento fisiologico del paziente migliorerà. C’è un miglioramento concomitante e corrispondente nella presa di contatto del paziente con la realtà a livello psichico e interpersonale.
Attraverso movimenti e posizioni corporee speciali, i pazienti in terapia bioenergetica arrivano a un contatto più profondo con il loro corpo e a sentimenti migliori per esso. Iniziano a comprendere la relazione tra il loro attuale stato fisico e l’esperienza della prima infanzia e della fanciullezza che l’hanno creato. I clienti imparano che la negazione del corpo è il rifiuto di un bisogno d’amore, questa negazione viene usata per evitare di essere feriti e delusi. Essi imparano ad interpretare le rigidità come difese contro la collera sopraffattrice e ad avvertire che l'immobilità sorge da una paura di aggressione profondamente radicata.
Siccome il corpo è alla base di tutte le funzioni di realtà, ogni aumento del contatto di una persona con il corpo produrrà un miglioramento significativo dell’immagine del Sé
( immagine corporea), delle relazioni interpersonali, del pensiero e dei sentimenti, insomma del gusto per la vita.
La natura del trattenersi identifica il sentimento. In generale, il sentimento può essere riportato alla coscienza attivando il movimento espressivo.
Per esempio, una mandibola saldamente tenuta da muscoli tesi può inibire impulsi a mordere. Facendo mordere un asciugamano a una persona, si può attivare questi impulsi in modo tale che il desiderio soppresso di mordere diventa conscio. Una gola strettamente contratta inibisce l’espressione del pianto o del grido, ma la persona può non essere conscia di questa inibizione finché non prova a piangere o gridare. Le spalle rigide possono bloccare impulsi di colpire con forza per la collera. Spesso, permettere alla persona di prendere a pugni qualche cosa evoca un sentimento di collera.
Ogni corpo ha un’espressione unica che rivela la personalità e il carattere dell’individuo.
Le parti hanno un senso nei termini dell’intero, ma l’intero non può essere determinato dalle parti. Solo quando comprendiamo un soggetto in termini specifici e olistici afferiamo i suoi problemi. Solo all’interno di questo quadro di riferimento il lavoro sulle parti o segmenti diventa pienamente produttivo.
SEDUTE E TERAPIA
La porzione di tempo dedicata al lavoro corporeo e quella dedicata all’analisi risulta uguale. Nell’intervista iniziale, il terapeuta passerà la prima mezz’ora ascoltando i disturbi e la storia del paziente, facendo domande sulla situazione presente e passata, studiando l’espressione facciale, l’atteggiamento corporeo e la voce, tutte fonti di informazione sulla personalità del paziente. Ulteriori informazioni possono essere ottenute da uno studio della forma e dalla motività del corpo stesso. Il modo in cui una persona siede, sta in piedi, respira e si muove rivela problemi e conflitti.
Gli incontri individuali settimanali (a volte, per periodi più o meno circoscritti possono essere necessarie 2 o più sedute a settimana) della durata di 45-50 minuti ciascuno.
Negli anni sempre più numerosi sono divenute le applicazioni di questo metodo nel trattamento di quei disturbi in cui la percezione e la consapevolezza del corpo subisce una seria alterazione, come ad esempio:
- Disturbi di origine psicosomatica;
- Ipocondria;
- Disturbi da Attacchi di Panico;
- Fobie;
- Disturbi dell'alimentazione (anoressia e bulimia);
- Ossessioni e compulsioni;
- Insonnia.
Tale metodo è inoltre frequentemente applicato in aree quali:
- Disturbi della di personalità;
- Problemi di coppia;
Proprio in Italia, negli ultimi anni siano state anche avviate interessanti esperienze nel campo della riabilitazione di pazienti psichiatrici all'interno di strutture pubbliche, nel campo della psicologia e psicopatologia sportiva e in quello della riabilitazione psicomotoria. Vedi articolo che tratta il blocco psicomotorio nello sport, che nasce da una ricerca italiana.
Esistono però fattori, come ad esempio l'età del paziente, che richiedono l'adattamento di alcune tecniche soprattutto per quanto riguarda la parte del lavoro che coinvolge il corpo: per questo ci sono professionisti che si sono specializzati in forme di intervento adatte ad esempio con i bambini, mentre altri sono esperti nel lavoro con soggetti anziani.
La durata di una psicoterapia con il metodo dell'A.B. è ovviamente funzione di numerose variabili come ad esempio: qualità della relazione che si stabilisce con il terapeuta, tipologia e gravità del problema, motivazione e attitudine del paziente al lavoro su se stesso, ecc.. Molti pazienti scelgono, una volta raggiunto il primo obiettivo dopo i primi mesi, di concludere il lavoro considerando più che soddisfacente il risultato ottenuto. In questo senso il lavoro psicocorporeo con l'A.B., proprio perché si avvale, come già detto, del doppio canale mente-corpo e corpo-mente e di una grande quantità di tecniche di intervento, è generalmente molto efficace già in questa prima fase della psicoterapia, consentendo interventi mirati su obiettivi specifici.
Altro è il caso in cui il paziente decida di effettuare una analisi bioenergetica in senso stretto: in tal caso non essendo l'obiettivo tanto quello di trattare un disturbo emotivo, quanto quello di procedere ad una accurata elaborazione dei problemi individuali e alla comprensione e modifica degli aspetti di personalità che, in un certo contesto sociale, sono alla base di tali problemi, i tempi difficilmente possono essere inferiori ai 4-5 anni.
E' anche prevista la possibilità di effettuare una psicoterapia di gruppo parallela alla terapia individuale. I gruppi, che hanno in genere una frequenza settimanale, sono composti in media di 10-14 persone.
Il successo di una psicoterapia è funzione del livello di motivazione del paziente. La partecipazione e l'impegno di quest'ultimo sono infatti fondamentali e senza di essi l'insuccesso e la delusione sono inevitabili.
E’ necessario comunque che il paziente possieda adeguate capacità introspettive che gli consentano di procedere all'elaborazione delle diverse tematiche emergenti attraverso il lavoro, sia verbale che corporeo.
Articolo tratto dalla rivista "Movimento" numero 1 (1985) p.43 e 44
ASPETTI PSICOSOMATICI DELLA TERAPIA DELLA PAURA NELLA PRATICA SPORTIVA
Laura Salvi, Marisa Orsini, Giuseppe Carzedda
La tipologia caratteriale dell’Analisi Bioenergetica è stata applicata, per capire il "fenomeno paura" nello sport, su un gruppo di giovani schermitori. La tecnica terapeutica dell’Analisi Bioenergetica è stata usata su questo stesso campione per superare "l’emozione paura". Nell’articolo viene riportata quest’esperienza finalizzata alla risoluzione del "blocco psicomotorio", presente nella Nikefobia, causato dalla paura di agire, in genere, ed in particolare di agire per timore di sbagliare o per timore del giudizio o della reazione di qualcuno.
A livello psicosomatico bisogna dare per scontato il fenomeno, che consiste nell’identificare, nel distretto corporeo coinvolto nel vissuto emotivo della paura, il depositario della paura stessa: esempio classico è l’atleta che trattiene il fiato per l’emozione e/o paura prima del tuffo, di una partenza o, comunque, all’inizio di una gara importante.
Quindi l’aspetto psicosomatico di un intervento terapeutico consiste, per vie generali, nell’operare con un approccio che prenda in considerazione l’aspetto corporeo dell’Io, oltre che la dinamica psicologica scatenante il conflitto.
Considerando alcuni esempi di schermitori venuti in contatto con la nostra équipe e volendo analizzare le problematiche che li hanno portati alla nostra osservazione, si sono evidenziati questi elementi:
1) paura di agire
2) paura di agire per timore del giudizio di qualcuno
3) paura di agire per il timore di sbagliare
4) paura di agire per timore della reazione di qualcuno
5) blocco psicomotorio nella situazione fortemente coinvolgente
La Sindrome Nikefobica può essere inglobata nel quarto punto; è altresì chiaro che nella patogenesi della Sindrome Nikefobica partecipano altre situazioni.
In effetti, a livello della competizione molte difficoltà insorgono quando nei giovani atleti affiorano le problematiche edipiche irrisolte. La paura, quindi, diviene il filo conduttore del legame che unisce - grazie dell’oggetto transazionale (gara) - il piccolo bambino (vedi atleta) al padre o alla madre (il competitore).
E’ chiaro che il bambino può vivere l’emozione paura in quanto questa emozione è l’espressione ed il substrato del vissuto stesso della paura; ed il vissuto corporeo consiste nel blocco neuro-muscolare dei distretti deputati alla difesa o all’aggressione (braccia - gambe - spalle - occhi) o deputati, comunque, alle funzioni vitali fondamentali (circolazione e respiro).
1. PAURA DI AGIRE
La scelta agonistica è motivata non soltanto dal desiderio di primeggiare, ma spesso da un tentativo d’esorcizzare la paura di agire, d’esistere. Il bambino, che non ha potuto affermare il proprio diritto ad esistere e ad essere indipendente nei confronti delle figure genitoriali, può tentare di superare tali gravi blocchi e carenze cercando di affermarsi attraverso lo sport; qui infatti si troverebbero a non dover combattere frontalmente, direttamente tali figure, ma soltanto i loro fantasmi. In genere tale spostamento è valido fintanto che è possibile l’espressione indiretta (allenamento).
Ma, allorché l’atleta si trova dinanzi ad un combattimento diretto contro avversari reali (per la vittoria), si può bloccare.
Tale blocco improvviso, se avviene, è determinato dall’emergere "dell’emozione paura" caratteristica della dinamica psicologica, che ha scatenato il conflitto.
2. PAURA DI AGIRE PER TIMORE DEL GIUDIZIO DI QUALCUNO
Il timore del giudizio e il blocco conseguente dell’azione trovano origine nell’atteggiamento sprezzante, esigente, svalutante, dei genitori nei confronti del bambino.
Una caratteristica di tali genitori è quella di far dipendere la stima di se stessi dai successi del proprio bambino: le richieste affinché questi eviti ogni insuccesso sono, pertanto, continue, e presentate come requisito per il mantenimento dell’affetto e della stima verso di lui.
Quando, peraltro, l’insuccesso di verifica, il bambino, invece di avere il sostegno e l’incoraggiamento di cui avrebbe bisogno, riceve il rifiuto e il disprezzo.
Genitori con tali atteggiamenti li troviamo tra gli altri nella storia evolutiva di atleti affetti da quella che potremmo chiamare la sindrome del "perfezionista" (ossessivi).
Tali atleti presentano, ad esempio, la caratteristica di considerare le proprie prestazioni come decisive, ai fini del mantenimento della stima di sé.
La perfezione nell’azione viene perciò ricercata non tanto per il sano piacere di vedere accresciute le proprie competenze quanto per la necessità di evitare la critica e di sentirsi accettati.
Il riferimento di tali atleti nella situazione di gara è perciò facilmente soggetto a repentine cadute, dato che ciascun errore, allorché viene commesso, determina la liberazione di notevoli cariche di angoscia, le quali, a loro volta, non producono altro effetto che un’ulteriore decadimento della prestazione.
Questo avviene frequentemente fra i giovani schermitori che hanno nella stessa società il padre o come sostenitore o come allenatore o dirigente.
Padri perfezionisti producono figli perfezionisti.
La conclusione è che l’occhio critico e scrutatore segue e perseguita ovunque e dovunque il piccolo schermitore, che si batte più per dimostrare qualche cosa che il piacere di qualcosa.
3. PAURA DI AGIRE PER IL TIMORE DI SBAGLIARE
La paura di sbagliare, che sovente blocca, è una risultante della svalutazione vissuta in relazione alla figura genitoriale. Il bambino, che si trova sempre dinanzi ad un giudizio negativo o a divieti non ha la possibilità di considerare il proprio Io. Cresce con poca consapevolezza nelle proprie capacità e soprattutto con poca fiducia nelle proprie possibilità di potersi esprimere liberamente; teme sempre il giudizio altrui e si trova spesso a desiderare di essere il più bravo: ma proprio ciò lo blocca nella libertà espressiva, perché non può tollerare un insuccesso, che vivrebbe come una negazione del suo diritto ad esistere (posso esistere in quanto sono bravo, e non perché sono Io).
4. PAURA DI AGIRE PER TIMORE DELLA REAZIONE DI QUALCUNO
In merito a questa paura ci si deve soffermare sulla tematica Nikefobica e la sottostante dinamica edipica. La Nikefobia, paura della vittoria ossia di poter vincere una gara, è paragonabile alla paura che il bambino prova nella competizione con il padre per la conquista della madre. Il successo per lui significherebbe la destituzione del padre e l’unione con la madre.
Entrambi questi sentimenti terrorizzano il bambino, tanto da farlo sentire in una trappola, dalla quale tenta di uscire investendo la propria energia (carica libidica) nella lotta per il potere ed il successo (sublimazione del desiderio sessuale verso la madre).
Ma, quando si trova a dover cogliere il frutto di tale lavoro, riaffiora l’antica paura di poter essere distrutto dall’ira paterna se afferma la propria supremazia su di lui.
Gli atleti che presentano tale problematica in genere sono molto promettenti durante gli allenamenti, mentre in gara appaiono scarichi e hanno una soggezione invincibile del loro avversario "importante".
Schermitori, già battuti a più riprese in esibizioni o allenamenti diventano ostacoli insuperabili in pedana nelle competizioni di grosso prestigio.
5. BLOCCO PSICOMOTORIO NELLA SITUAZIONE FORTEMENTE COINVOLGENTE
Può accadere che, nei momenti che precedono la gara o in situazione di grande stress, l’atleta si senta completamente bloccato a livello psicomotorio: tale blocco può manifestarsi o con irrigidimento muscolare o con svuotamento energetico.
L’individuo, in tali situazioni, vive la paura di sentirsi invaso da sentimenti troppo coinvolgenti e si difende attraverso il corpo. Un blocco può essere causato da vari sentimenti, anche contrastati: desiderio di vincere ma paura di combattere; desiderio di aggredire ma paura di farlo; desiderio di essere "riconosciuto" ma paura di mostrarsi.
Da questo blocco si può uscire, a livello corporeo, aiutando l’atleta: per esempio, facendolo mettere in contatto con il respiro. Questo è uno dei mezzi per immagazzinare energia. Un altro, ovviamente, è l’alimentazione.
Ma il caricamento energetico è sufficiente a portare la libertà espressiva, che si può ottenere soltanto dopo un lungo lavoro sullo scioglimento delle tensioni neuromuscolari e sulla restituzione di sentimenti di fiducia in sé e nelle proprie capacità autoespressive.
In sostanza, dal punto di vista psicologico il processo si è concluso con "la guarigione" nel momento in cui i giovani schermitori hanno imparato ad esprimere, nella situazione terapeutica, la propria aggressività naturale sostenuti dal supporto della nostra équipe.
Dr. Laura Salvi
Via Acaia, 58
00183 Roma
BIBLIOGRAFIA
- "Psicoterapia" di Corsini e Wedding (Ed. Guerini Studio). Cap. 3 da pag. 661 a 673 scritto da A. Lowen
- sito della Società Italiana di Analisi Bioenergetica (www.siab-online.it)
- sito dell’Istituto Italiano di Formazione in Analisi Bioenergetica (www.iifab.org)
- Articolo tratto dalle Banche Dati della biblioteca di Psicologia. "Aspetti psicosomatici della terapia della paura nella pratica sportiva" di Salvini, Orsini e Carzedda (rivista "Movimento" numero 1 - 1985 pag. 43 e 44)